Dieci Variazioni in mi bemolle maggiore, op. 23

per pianoforte a quattro mani sul "Geister-Thema" di Robert Schumann

Musica: Johannes Brahms (1833-1897)
  1. Tema: Leise und innig (mi bemolle maggiore)
  2. Variazione I. L'istesso tempo, Andante molto moderato (mi bemolle maggiore)
  3. Variazione II. (mi bemolle maggiore)
  4. Variazione III. (mi bemolle maggiore)
  5. Variazione IV. (mi bemolle minore)
  6. Variazione V. Poco piu animato (si maggiore)
  7. Variazione VI. Allegro non troppo (mi bemolle maggiore)
  8. Variazione VII. Con moto, l'istesso tempo (mi bemolle maggiore)
  9. Variazione VIII. Poco piu vivo (sol minore)
  10. Variazione IX. Energico (do minore)
  11. Variazione X. Molto moderato, alla Marcia (mi bemolle maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: Amburgo, 1861
Prima esecuzione: Vienna, Großer Musikvereinsaal, 12 gennaio 1864
Edizione: Rieter-Biedermann, Lipsia e Winterthur, 1863
Dedica: Julie Schumann
Guida all'ascolto (nota 1)

Prima delle informazioni sull'Op. 23, è bene sottolineare l'importanza che ebbe il «quattro mani» per il nostro autore, formazione tipica dell'intimistico «Hauslische Musikpflege». Pochi testi ricordano che nel 1849 il compositore, giovanissimo, aveva pubblicato - sotto lo pseudonimo di G. W. Marks - un divertente Album per pianoforte a quattro mani, dal titolo «Souvenir de la Russie - Transcriptions en forme de fantasies sur des airs russes et bohémiens». Le Variazioni Op. 23 - insieme ai Valzer Op. 39 e alle celebri «Danze Ungheresi» - restano invece il simbolo della consuetudine musicale, colta e preparata, che Johannes condivideva con Clara Schumann. È ovvio che un compositore affascinato come Brahms dalle sonorità orchestrali del pianoforte, trovasse nella combinazione timbrica del quattro mani una soluzione ricca di fascino e di gustose prospettive.

Le Variazioni Op. 23 - una raccolta di pagine «che pare eludere qualsiasi tentativo di classificazione» (Bussi) - sono un dichiarato omaggio a Schumann, ancor più commoventi in quanto concepite attorno all'ultimo pensiero musicale dell'amico-maestro. Il tema d'avvio delle Variazioni Op. 23 consiste infatti nel famoso «Geister Thema» (ossia «tema degli spiriti»), un'idea che Schumann disse d'aver udito tra le allucinazioni della follia (notte del 17 febbraio 1854) e che pensò inviata dal cielo - grazie agli angeli - da Schubert e Mendelssohn: melodia che Schumann cercò di fissare sulla carta, seppur in stato confusionale, e che tentò ancora di elaborare durante il ricovero nella clinica di Endenich.

Contrariamente all'Op. 24, concepita per esecuzioni pubbliche, queste Variazioni brahmsiane sono destinate ad un'esecuzione privata, fra quattro mura: intime, raccolte, meditative, struggenti. D'altra parte l'opera venne dedicata a Julie Schumann (terza figlia di Robert e di Clara) e fu spesso eseguita dall'autore insieme a Clara. Nell'autunno 1861 Clara e Julie frequentarono il compositore a Hamm, cittadina vicina ad Amburgo, dove il musicista amava ritirarsi presso l'ospitale coppia di amici Rösing; qui ebbero notizia che egli stava congedando l'Op. 23.

Interessante seguire il percorso creativo di queste nove pagine, che sembrano tendere verso la decima, sorta di commosso epilogo alla memoria di Robert. Dopo l'inizio, espressivamente inerte (il tema, affidato alla sinistra, è ancora leggibile, mentre la destra si limita ad un arricchimento decorativo), la ricerca si infittisce nella II, si abbandona a risvolti introspettivi nella III, segnata a tratti da uno spasimo febbrile; si arresta quindi nel buio ambiente della IV, un quadro visionario che sottolinea lo spunto spettrale che ne è alla base (impressionanti le «vuote e spaziate ottave»). Il cammino trova pace nel tenero motivo della V Variazione, di cui ricordiamo l'affettuoso richiamo dei corni, e nella nobile magniloquenza della VI. Un'oasi ancora nella VII, dedicata ad evoluzioni pianistiche; poi, nell'VIII, il deciso ritorno al lirismo e alla vena sentimentale (molti vi hanno visto il calco di una «Romanza senza parole» di Mendelssohn); mentre nella IX, irruente, aspra, spigolosa, si prepara la tensione bachiana dell'epilogo. A quel punto appare la X Variazione, una solenne marcia funebre che annunzia il ritorno, allucinato, del tema. Come fanno osservare molti critici d'oggi, la dimensione della morte è, comunque, luminosa e catartica, una dimensione che caratterizzerà l'atteggiamento di Brahms per tutta la vita.


(1) Amedeo Poggi e Edgar Vallora - Brahms. Signori il catalogo è questo! - Giulio Einaudi editore, Torino, 1997

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Ultimo aggiornamento 9 settembre 2019