The Rape of Lucretia, op. 37
Opera in due atti
Musica: Benjamin Britten (1913 - 1976)
Libretto: Ronald Duncan dal dramma "Le Viol de Lucrèce" di André Obey, da Tito Livio e da Shakespeare
Personaggi:
- Collatinus (basso)
- Junius (baritono)
- Tarquinius (baritono)
- Lucretia (contralto)
- Bianca (mezzosoprano)
- Lucia (soprano)
- coro
Organico: flauto (anche ottavino e flauto contralto), oboe (anche corno
inglese, clarinetto (anche clarinetto basso, fagotto, corno, timpani,
piatto sospeso, gong, grancassa, tamburo militare, tamburo rullante,
triangolo, tamburo basco, arpa, pianoforte, violino, viola,
violoncello, contrabbasso
Composizione: 23 gennaio - 3 maggio 1946
Prima rappresentazione: Glyndebourne, Opera Theatre, 12 luglio 1946
Edizione: Boosey & Hawkes, Londra, 1946
Dedica: Erwin Stein
Sinossi
Atto primo.
I cori descrivono lo stato di degrado in cui è caduta Roma sotto il
dominio etrusco di Tarquinius. Collatinus, Junius e Tarquinius stanno
libando in una tenda di un campo fuori Roma; i due romani raccontano
che, durante una visita a sorpresa fatta alle mogli la notte
precedente, solo Lucretia, moglie di Collatinus, si era mostrata fedele
e virtuosa, unica tra tutte le spose dell'Urbe. Tarquinius, eccitato
dal racconto, decide di violare la castità della donna fedele: la sua
cavalcata affannosa verso Roma è narrata dal coro maschile. Mentre sta
filando nella sua casa, in compagnia delle ancelle Bianca e Lucia,
Lucretia espone la sua idea dell'amore ("How cruel men are to teach us
love!"), seguita dal coro femminile, che riferisce i preparativi della
casa per la notte; frattanto giunge Tarquinius, che chiede ospitalità
per la notte.
Atto secondo.
Mentre il coro lamenta la triste sorte del popolo romano sotto il
dominio etrusco, Lucretia, addormentata, viene aggredita da Tarquinius:
vano è ogni tentativo di difesa, e la donna viene violentata. Il coro
canta il dolore di Cristo quando la virtù è assalita dal peccato, e la
consolazione offerta ai cristiani dalla purezza della madre di Dio.
L'alba sorge sulle ancelle in una splendida giornata estiva;
sopraggiunge Lucretia, che manda Lucia a chiamare il marito. Collatinus
arriva con Junius e capisce, dalle parole di Bianca, ciò che è
accaduto. Lucretia, nonostante le manifestazioni di amore di
Collatinus, dichiara che la sua vergogna è troppo grande per poter
sopravvivere e si uccide con il pugnale.
Il tema sotteso alla partitura è una sorta di riflessione
sugli orrori della guerra, ai quali il coro finale tenta di dare una
risposta in chiave religiosa, nello spirito della promessa cristiana
della vita eterna e della redenzione: un afflato spirituale che non si
limita all'epilogo (che non faceva parte dello schema originale di
Duncan), bensì pervade l'intero componimento. The Rape of Lucretia
incontrò fin dal suo esordio un grande successo, e raggiunse in quattro
mesi le ottanta rappresentazioni. Protagonista dell'opera è Lucrezia,
ruolo che Britten scrisse per le eccezionali doti vocali di Kathleen
Ferrier, il grande contralto inglese; scelta quasi unica per questo
compositore che, con l'eccezione di Gloriana, quasi mai
diede vita a figure di eroine, limitandosi a presentarci parti
femminili subordinate agli uomini, epicentro unico dell'azione. L'opera
si compone di due scene per atto, e ogni scena è cadenzata da interludi
affidati a due cori, uno maschile e uno femminile, che svolgono la
funzione di narratori e commentatori fuori scena.
Con The Rape
of Lucretia Britten conferma la sua maestria - peraltro
già ampiamente manifestata in Peter
Grimes - nella difficile arte di dare una prospettiva
personale a un tema così tradizionale, componendo la sua prima opera da
camera per un'orchestra di diciassette strumenti e tredici esecutori,
con soli otto personaggi in scena. Nonostante, o forse grazie, alla
ristrettezza dell'organico, Britten dimostra qui la sua abilità nel
servirsi di tecniche compositive rigorose, creando sì una forma
espressiva strutturalmente 'costruita', e tuttavia con effetti di
grande naturalezza. Di intensa drammaticità è inoltre il coro funebre
che conclude l'opera, nel quale tutti e otto gli interpreti domandano a
se stessi e all'universo: "Is this it all?".
(1)
Testo tratto dal
dell'Opera 2008,
a cura di Piero Gelli, edito da Baldini Castoldi Dalai editore, Firenze
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Ultimo aggiornamento 21 settembre 2017