Matinées musicales, op. 24

Seconda suite in cinque movimenti da Rossini

Musica: Benjamin Britten (1913 - 1976)
  1. March (Guillaume Tell, Atto I, "Pas de six")
  2. Nocturne (Soirées musicales, n. 10, "La Pesca")
  3. Waltz (Soirées musicales, n. 4, "L'orgia")
  4. Pantomime (Soirées musicales, n. 2, "Il rimprovero")
  5. Moto perpetuo (Gorgheggi e solfeggi)
Organico: 2 flauti (2 anche ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, triangolo, woodblock, grancassa, tamburo militare, tamburo rullante, tamburo basco, arpa, celesta, archi
Composizione: giugno 1941
Prima esecuzione: Rio de Janeiro, Teatro Municipal, 27 giugno 1941
Edizione: Boosey & Hawkes, Londra, 1943
Dedica: Lincoln Kirstein
Guida all'ascolto (nota 1)

Britten ha composto due suites orchestrali di cinque movimenti ciascuna su temi presi da musiche di Rossini ed elaborati liberamente secondo un gusto strumentale di raffinato ed elegante eclettismo. Esse sono le Soirées musicales op. 9, pubblicate nel 1936 e utilizzate come commento sonoro a un film di Lotte Reiniger intitolato «La dote» e le Matinées musicales. op. 24, scritte nel 1941 su incarico di Lincoln Kirstein, al quale sono dedicate, per uno spettacolo dell'American Ballet Company. Le due suites furono riunite insieme nel 1948 in un balletto presentato a Bruxelles con il titolo di Fantasia italiana. Mentre le Soirées si articolano in una Marcia, una Canzonetta, una Tirolese, un Bolero e una Tarantella, le Matinées sono formate da una Marcia, un Notturno, un Valzer, una Pantomima e un Moto perpetuo. Ambedue le suites hanno in comune la freschezza melodica, la gradevolezza della strumentazione e l'abilità della orchestrazione, nello spirito di un omaggio rispettoso e niente affatto parodistico al genio di Rossini.

La Marcia iniziale dell'op. 24 utilizza motivi delle danze del primo atto del Guglielmo Tell in un piacevole impasto di suoni realizzati tra gli strumentini e i corni e i tromboni; il Notturno è una melodia cantabile resa più penetrante e sognante dalle figurazioni della celesta; nel Valzer brillante e vaporoso si distinguono i colori «oscuri» delle armonie dei violoncelli e dei clarinetti; la Pantomima è un grazioso arabesco ricamato tra il clarinetto, il flauto e gli strumenti a fiato; il Moto perpetuo finale, che ha il sottotitolo indicativo di «Solfeggi e gorgheggi», è una riproduzione in sintesi dei celebri «crescendo», che restano, nella loro travolgente forza fonica e ritmica, la sigla espressiva del musicista pesarese.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Basilica di Massenzio, 11 luglio 1974

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Ultimo aggiornamento 30 aprile 2014