Il «Notturno» mette in musica otto poesie inglesi di autori diversi. Con un modo inaugurato dalla «Serenata» op. 31 per tenore, corno e archi del '43, anche qui il musicista tratta la sostanza verbale con grande libertà e inimitabile abilità, al fine di esaltare la qualità poetica delle parole integrandone il particolare ritmo in quello peculiare della musica. Può darsi il caso, cioè, che i due ritmi appaiano in contrasto, ma ciò avviene per evitare una prosaica accentuazione ed ottenere una declamazione più duttile e ricca di sfumature. Del resto, non è già la singola parola, ma il significato del loro insieme ad essere assunto dalla musica: e nell'interpretazione sonora di tale significato, i pittoreschi interventi dei sette strumenti obbligati vengono assorbiti perfettamente senza disturbo.
Il «Notturno» inizia con un passo degli archi in sordina - che ritornerà nel corso del lavoro - che fa da sfondo alla scena evocata dai versi che cominciano «On a poet's lips I slept» del «Prometeo liberato» di Shelley. Nei brani seguenti, gli strumenti obbligati svolgono un ruolo pittoresco: il fagotto raffigura il mostro marino Kraken di cui si parla nella poesia di Tennyson; l'arpa accompagna il «Vagabondaggio di Caino» di Coleridge; il corno avvolge con arabeschi imitativi i versi di Middleton; i timpani descrivono i terremoti, i massacri ed echeggiano i cupi ammonimenti del «Preludio» di Wordsworth; il corno inglese esprime l'angoscia degli «Spiriti gentili» di Owen; infine, il flauto e il clarinetto sottolineano col loro ritmo brillante i versi di Keats. Tutti questi strumenti si uniscono per accompagnare l'ultima poesia, il sonetto di Shakespeare. «When most I ivink».
Nicola Costarelli