Nocturne, op. 60

per tenore, sette strumenti e archi

Musica: Benjamin Britten (1913 - 1976)

Senza interruzione contiene questi testi:
  1. Prometheus Unbound - Molto lento e tenero
    Testo: Shelley
  2. The Kraken - Maestoso (fagotto obbligato)
    Testo: Tennyson
  3. The Wanderings of Cain - Valzer lento (arpa obbligata)
    Testo: Coleridge
  4. Blurt, Master Constable - Come prima (corno obbligato)
    Testo: Middleton
  5. The Prelude (1805) - Alla marcia (timpani obbligati)
    Testo: Wordworth
  6. The Kind Ghosts - Lento e misurato (corno inglese obbligato)
    Testo: Owen
  7. Sleep and Poetry - Allegro (duetto per flauto e clarinetto)
    Testo: Keats
  8. Sonnet 43 - Lento
    Testo: Shakespeare
Organico: tenore, flauto, corno inglese, clarinetto, fagotto, corno, timpani, arpa, archi
Composizione: agosto - settembre 1958
Prima rappresentazione: Leeds, Town hall, 16 ottobre 1958
Edizione: Boosey & Hawkes, Londra, 1959
Dedica: Alma Mahler
Guida all'ascolto (nota 1)

Il «Notturno» mette in musica otto poesie inglesi di autori diversi. Con un modo inaugurato dalla «Serenata» op. 31 per tenore, corno e archi del '43, anche qui il musicista tratta la sostanza verbale con grande libertà e inimitabile abilità, al fine di esaltare la qualità poetica delle parole integrandone il particolare ritmo in quello peculiare della musica. Può darsi il caso, cioè, che i due ritmi appaiano in contrasto, ma ciò avviene per evitare una prosaica accentuazione ed ottenere una declamazione più duttile e ricca di sfumature. Del resto, non è già la singola parola, ma il significato del loro insieme ad essere assunto dalla musica: e nell'interpretazione sonora di tale significato, i pittoreschi interventi dei sette strumenti obbligati vengono assorbiti perfettamente senza disturbo.

Il «Notturno» inizia con un passo degli archi in sordina - che ritornerà nel corso del lavoro - che fa da sfondo alla scena evocata dai versi che cominciano «On a poet's lips I slept» del «Prometeo liberato» di Shelley. Nei brani seguenti, gli strumenti obbligati svolgono un ruolo pittoresco: il fagotto raffigura il mostro marino Kraken di cui si parla nella poesia di Tennyson; l'arpa accompagna il «Vagabondaggio di Caino» di Coleridge; il corno avvolge con arabeschi imitativi i versi di Middleton; i timpani descrivono i terremoti, i massacri ed echeggiano i cupi ammonimenti del «Preludio» di Wordsworth; il corno inglese esprime l'angoscia degli «Spiriti gentili» di Owen; infine, il flauto e il clarinetto sottolineano col loro ritmo brillante i versi di Keats. Tutti questi strumenti si uniscono per accompagnare l'ultima poesia, il sonetto di Shakespeare. «When most I ivink».

Nicola Costarelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 15 dicembre 1961

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Ultimo aggiornamento 27 giugno 2014