Sinfonietta, op. 1


Musica: Benjamin Britten (1913 - 1976)
  1. Poco presto ed agitato
  2. Variations
  3. Tarantella
Organico: flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, 2 violini, viola, violoncello, contrabbasso (o piccola orchestra d'archi)
Composizione: 1932
Prima esecuzione: Londra, Mercury Theatre, 31 gennaio 1933
Edizione: Boosey & Hawkes, Londra
Guida all'ascolto (nota 1)

Alla Sinfonietta per orchestra da camera, composta nel 1931, spetta il numero 1 del catalogo di Benjamin Britten. Diciottenne, allievo di Frank Bridge, già autore prolifico, da due anni ammesso al Royal College of Music di Londra, interessato a ogni genere di scrittura, comprese le colonne sonore che comporrà in buon numero, pianista ragguardevole, persuaso della necessaria funzione sociale ed educativa della musica, convinzione che lo terrà lontano dalle sperimentazioni più radicali, Britten consegna un lavoro che trova la propria specificità nell'ambiguità linguistica.

Il trattamento dei dieci strumenti, mentre rivela una solida - e sorprendente per l'età - confidenza tecnica, artigianale, con il mestiere compositivo, consente di notare la quantità e la varietà delle suggestioni accolte e rielaborate dal ragazzo. L'autore che tante volte saprà riproporre come possibile l'orizzonte della classicità e della cantabilità, è certamente attratto dall'onda lunga del recupero di temi e colori popolari e settecenteschi, come testimonia la Tarantella; nello stesso tempo, insiste sul principio della variazione come valore costruttivo e di inspessimento del materiale di partenza: le Variazioni su un tema di Frank Bridge, di pochi anni successive, trovano qui il proprio terreno di cultura.

Ma l'aspetto più sorprendente, e piuttosto raro nel catalogo di Britten, è quella complicità con alcune urgenze della poetica espressionista; certe "agitazioni" strumentali che spezzano la regolarità dell'andamento ritmico e fratturano la tranquilla sintassi del discorso cameristico, hanno il valore prezioso di smarrimenti di fronte al crocevia che stava davanti ad ogni young lion di quegli anni, fatalmente squinternato tra Stravinskij che indicava il Settecento come secolo del futuro, mentre i viennesi inventavano un nuovo sillabario, gli italiani maledicevano il melodramma inseguendo diverse eredità strumentali e barocche, i connazionali guardavano alla solidità perduta di Purcell...

Abbastanza per perdere la testa; Benjamin Britten non arriva a tanto, ma sentiamo nella Sinfonietta anche il fremito dell'inquietudine, della curiosità onnivora, invidiabile nell'esordiente.

Sandro Cappelletto


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 14 maggio 1998

I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 2 marzo 2014