Sinfonia n. 2 in do minore


Musica: Anton Bruckner (1824 - 1896)
  1. Moderato (do minore)
  2. Adagio. Feierlich, etwas bewegt (la bemolle maggiore)
  3. Scherzo: Mäßig schnell (do minore) - Trio: Gleiches Tempo (do maggiore)
  4. Finale: Ziemlich schnell (do minore)
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, archi
Composizione: Prima versione: 1871 - 1872; Seconda versione: 1875 - 1876; Terza versione: 1877; Versione definitiva: 1891 - 1892
Prima esecuzione: Vienna, Großer Musikvereinsaal, 26 ottobre 1873
Edizione: L. Doblinger, Vienna, 1892 (versione definitiva)
Dedica: Franz Liszt (Terza versione)
Guida all'ascolto (nota 1)

Come gran parte delle sinfonie di Bruckner, anche questa Seconda (ma, a rigore, Quarta contando anche la «scolastica» Sinfonia in fa minore e la declassata Sinfonia n. Zero) ha conosciuto diverse versioni. Realizzata fra l'ottobre 1871 e il settembre 1872, nel 1875 - 76 fu sottoposta a revisione radicale con l'aiuto di Johann von Herbeck; una terza versione fu ancora apprestata nel 1877 ed è in quest'ultima veste che l'opera viene normalmente eseguita. Nel momento in cui fu concepita, comunque, tale sinfonia segnava il ritorno ad una fase creativa più impegnata, dopo alcuni anni in cui Bruckner si era applicato a lavori di modeste dimensioni e di scarso significato. Rispetto alla Prima Sinfonia (1865 - 66), per certi aspetti questa Seconda rappresenta un passo indietro. L'influenza degli ambienti intellettuali viennesi, il timore di agire in contraddizione con lo spirito conservatore che governava gli esponenti della cultura accademica, la preoccupazione di rendere il proprio linguaggio eccessivamente difficile con una scrittura strumentale alla quale gli orchestrali del tempo non erano ancora abituati (l'esecuzione della Prima Sinfonia era risultata pessima proprio per le difficoltà tecniche che gli strumentisti avevano dovuto affrontare): tutto ciò deve aver contribuito, se non in misura determinante, certo in un modo abbastanza sensibile a paralizzare un poco il graduale movimento ascensionale dello stile bruckneriano. È caratteristico, ad esempio, il fatto che Bruckner si sia preoccupato di semplificare la logica del discorso strumentale ricorrendo all'espediente di ampie pause nel corso della suddivisione dei singoli elementi o apparati tematici (di qui il nome di Pausen-symphonie attribuitole). Ma una volta dichiarato il limite tecnico e giustificato in sede pratica l'espediente, l'artificio, Bruckner ha saputo egualmente agire in piena libertà, senza mortificare la sostanziale originalità del suo discorso. Si potrebbe dire, tutt'al più, che con la Seconda Sinfonia Bruckner ha scoperto un nuovo stato di equilibrio, un nuovo elemento calibratore del quale egli farà anche ampio uso in seguito.

Dal punto di vista costruttivo interessa particolarmente l'impiego di una larga periodizzazione tematica. Si osservi, ad esempio, l'ampia arcata del tema di apertura (che troverà una contropartita nella proposizione iniziale della Settima Sinfonia). Il tema non è soltanto concepito come idea fissa, che in seguito dovrà essere sviluppata seguendo un determinato ordine a discrezione del compositore, ma è subito enucleato nella sua fase di sviluppo, di permutazione, di logica amplificazione. In tal modo, la prospettiva tematica si allarga notevolmente, poiché è l'enunciazione stessa che nella sua ampiezza offre lo spunto per uno 'svolgimento' di proporzioni eccezionali.

L'atteggiamento generale della Seconda Sinfonia tende al lirico, al 'devozionale' con una predilezione quasi costante per elementi di derivazione popolare. Tale è il caso del secondo tema del primo movimento, un tema che è concepito in funzione polimelodica: il giuoco dei secondi violini ha sapore nettamente popolare e si riallaccia al tipo dello Jodel dell'Alta Austria, caro anche ad Haydn e a Schubert: nella sequenza ostinata di questo curioso ondeggiamento melodico s'inserisce il canto - o controcanto - dei violoncelli. Da questo secondo tema ne scaturisce quasi subito un terzo, sostenuto da una insistente formula ritmica degli archi. Ma l'esposizione non è ancora terminata, poiché dopo l'enunciazione dei tre temi compare inaspettatamente un episodio di toccante delicatezza sonora. Lo sviluppo è frutto d'una vistosa elaborazione tematica che, pur nella solennità di certi suoi atteggiamenti, è ancora ben lontana dalle drammatiche risultanze delle ultime sinfonie.

L'Andante è forse la pagina più interessante della sinfonia. La forma adottata è quella del rondò, il cui impiego diverrà sistematico negli adagi delle ulteriori sinfonie bruckneriane. La particolarità più spiccata di questo lirico brano è data dalle variazioni tematiche che ne occupano la parte centrale. La condotta strumentale è raffinata e ad un certo punto compare una citazione tematica tratta dal Benedictus della Messa in fa minore (1868), inserita da Bruckner «in ringraziamento per la riacquistata forza creativa».

Lo Scherzo, come al solito, incamerato in una possente struttura all'unisono, presenta un quadro di natura folkloristica in tutte le sue parti, nelle quali si alternano motivi principali ed ausiliari. Specifico della Bassa Austria è il tema fondamentale dello Scherzo, mentre il Trio, che è un piccolo capolavoro di ricerca strumentale e dì venatura cromatica, prelude a quei risultati di «melodia dei timbri» che da Mahler e Schoenberg in avanti si svilupperanno con sempre crescente intensità.

Il Finale è condotto secondo la forma del rondò combinata con quella della sonata, con un primo tema che è chiararamente derivato dal primo tema del movimento iniziale; l'architettura generale della pagina si regge su tre temi e su una citazione; la citazione questa volta è ricavata dall'Eleison finale della Messa in fa minore. L'organizzazione tematica esercita, per così dire, una notevole forza d'urto e s'impone attrverso copiose fluttuazioni dinamiche che in più punti denotano l'applicazione di un'eccitante concezione organistica, quale del resto era perfettamente connaturata a Bruckner, a quel tempo noto soprattutto per le sue qualità di organista ed, anzi, appena reduce da una trionfale tournée a Londra.

Alberto Basso


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 20 aprile 1975

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Ultimo aggiornamento 29 settembre 2012