A proposito della Berceuse elegiaca (composta nel 1909 in memoria della madre) così si esprimeva lo stesso Busoni: «In questo pezzo mi riuscì per la prima volta di trovare una sonorità personale e di risolvere la forma nel sentimento». E Piero Rattalino spiega in un suo saggio la novità di queste scoperte foniche scrivendo: «Nella Berceuse Busoni si serve di due zone di sonorità una diversa dall'altra ed entrambe molto omogenee: da una parte 3 flauti, due clarinetti e clarinetto basso, 4 corni; dall'altra l'arpa, 6 violini, 6 viole, 6 violoncelli e 6 contrabbassi; un oboe, la celesta, e il gong intervengono in pochissimi momenti. Tutta la composizione si svolge attraverso tre componenti formali: il canto, il movimento ritmico uniforme e l'ambito armonico toccato dal movimento ritmico. Busoni cerca di eliminare la netta articolazione d'attacco del suono perché è sull'articolazione iniziale che si riconosce soprattutto il timbro di un determinato strumento; gli attacchi sono invece molto morbidi e spesso i piccoli incisi tematici sono divisi tra strumenti diversi: all'inizio, per esempio, il canto è diviso tra i clarinetti e i corni non per raggiungere un effetto di timbro composito ma per rendere un'impressione simile a quella di un vago trascolorare di timbri... Si noti anche l'armonia che ha ormai perduto le vecchie analogie con la floreale armonia del tardo romanticismo: Busoni usa di preferenza accordi perfetti ed impiega lo schoenberghiano accordo per quarte sovrapposte ».