Il pianismo lisztiano costituisce un capitolo importante nella storia della musica, perché rappresenta il momento di maggiore espansione tecnica e virtuosistica dello strumento dai tasti bianchi e neri, di cui il musicista ungherese, esecutore trascendentale e di straordinaria fantasia inventiva, seppe esaltare tutte le possibilità meccaniche, dinamiche ed espressive. Concertista senza rivali nel suo tempo, Liszt ha legato indissolubilmente il suo nome sopratutto alla musica per pianoforte, che sotto le sue mani acquista un rilievo e un fascino di inconfondibile impronta romantica, fino ad aprire la strada alle esperienze dell'impressionismo. Alcune particolarità del suo modo personalissimo di suonare il pianoforte hanno fatto testo, come ad esempio i salti a grandi intervalli, le sovrapposizioni e gli incroci delle mani, i tremoli profondi come rulli di tamburo, i passaggi di ottave e di decime nella ricerca di nuovi coloriti ed effetti timbrici, l'uso anche troppo generoso degli arpeggi, dei trilli e dei glissando, la «scoperta» della mano sinistra come elemento autonomo di esibizionismo tecnico, così da allargare e potenziare ogni discorso sulla didattica dello strumento a tastiera.
Tutti elementi che ebbero ripercussione anche nella tecnica strumentale dell'orchestra moderna, con risultati talvolta sorprendenti. Né bisogna dimenticare tutta la battaglia che un tale personaggio, così cosmopolita e per molti versi anticipatore, sostenne attraverso le innumerevoli trascrizioni pianistiche non solo a favore di una approfondita conoscenza del «verbo» wagneriano, ma per la diffusione del melodramma franco-italiano, nei confronti del quale nutriva una ammirazione tenace e sincera.
Un esempio eloquente, anche se non tra i più vistosi, del pianismo di Liszt è dato dalla «Rapsodia spagnola» in programma stasera. E' un pezzo scritto intorno al 1863 e originariamente per solo pianoforte: Ferruccio Busoni, che era un profondo conoscitore ed interprete della musica lisztiana, ne ha curato un brillante trascrizione per pianoforte e orchestra, mettendo in luce alcune caratteristiche timbriche e strumentali che si richiamano alla personalità del compositore di Raiding. Il brano, dopo una breve introduzione in tempo lento, si articola in due episodi distinti, ma non indipendenti, che vanno sotto il titolo rispettivamente di «Follie di Spagna» e «Jota aragonese». Sono ritmi dì danze vivaci e allegre, inframezzate da scherzose e piacevoli cadenze pianistiche; il dialogo fra solista e orchestra è animato e serrato con molti effetti di arpeggi ascendenti e discendenti, così tipici dello stile e della sensibilità esecutiva di Liszt. Di forte presa emotiva è il movimento maestoso in crescendo che chiude con accese sonorità la composizione, che è dedicata al pianista lisztiano di origine tedesca Arthur Friedheim. (1859-1932)