Lustspielouvertüre (Ouverture giocosa) op. 38, KV 245


Musica: Ferruccio Busoni (1866 - 1924)
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, timpani, triangolo, piatti, archi
Composizione: Berlino, 11 luglio 1897 (revisione 1904)
Prima esecuzione: Berlino, Singakademie, 8 ottobre 1897
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1904
Dedica: Wilhelm Geticke
Guida all'ascolto (nota 1)

La Lustspielouverture, trentottesimo numero del catalogo di Busoni, risale al 1897 e venne pubblicata, previa revisione, nel 1904: appartiene cioè al gruppo di composizioni che l'autore considerava vicine al suo periodo sperimentale. E infatti, la patina classicista rivela il condizionamento prodotto dalla formazione sui maestri viennesi, avvenuta nel periodo giovanile di studi «tedeschi». Occorre osservare, però, che l'allineamento di temi nell'assunto giocoso prevale sulla tecnica deduttiva, sul cosiddetto sviluppo sonatistico, che della prima scuola viennese è stata caratteristica fondamentale e generatrice nei confronti dell'Ottocento musicale. Il classicismo busoniano appare qui invece sotto forma di mimesi del materiale tematico piuttosto che di rievocazione del modello strutturale. A livello ancora di saggio, l'ouverture costituisce un riferimento immediato e irriflesso a quella classicità che, negli scritti teorici e nelle composizioni successive, avrebbe rappresentato una delle massime giustificazioni intellettuali del musicista.

La proposta dell'ouverture deriva dall'anniversario: a cinquantanni dalla morte, Busoni conserva un notevole peso nella cultura musicale italiana proprio in virtù di quelle giustificazioni. In un certo senso, il tentativo intellettualistico di integrare ascendenze classiche e progresso del linguaggio, lo stesso concetto di progresso destinato ad attuarsi mediante razionalistiche modificazioni del linguaggio in senso (presunto) eversivo ma governato da superiori equilibri, riflettono una vistosa predilezione e una costante tendenza della musica italiana novecentesca.

Il riconoscimento a Busoni di una paternità artistica include l'apprezzamento verso la sua oscillazione tra razionalismo neoclassicistico e richiami, non più che tali, a moventi spiritualistici di stampo romantico; verso i suoi regressi a primitivismi preziosi, talora evasivi, recepiti in senso progressivo del linguaggio; verso il suo tentativo di istituire nessi tra cultura letteraria e figurativa dell'epoca oggettivamente assunta, anche in senso cosmopolita, e l'ipotesi di un'esperienza musicale astoricamente attuata nel momento storico dell'espressionismo e del neoclassicismo.

Claudio Casini


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 3 novembre 1974

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Ultimo aggiornamento 21 settembre 2013