Preludio, fuga e Allegro in mi bemolle maggiore per liuto, BWV 998

Arrangiato per pianoforte da Ferruccio Busoni

Musica: Johann Sebastian Bach
  1. Preludio
  2. fuga
  3. Allegro
Organico: pianoforte
Composizione della trascrizione: 1914
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1915
Guida all'ascolto (nota 1)

Il Preludio, Fuga e Allegro in mi bemolle maggiore BWV 998 di Johann Sebastian Bach appartiene, come ricorda Alberto Basso nel suo Frau Musika, alla produzione bachiana vicina alla sensibilità della così detta Salonmusik: nello stile della galanterie legata al gusto francese; e nell'ambito della committenza per una musica "domestica". La Suite, risalente al periodo 1740-45, ci è pervenuta da un autografo con la scritta «Prelude pour la Luth ô Cembal» si tratta quindi di un brano destinato, secondo la prassi dell'epoca, alla lettura per l'uno o l'altro strumento. D'altronde proprio negli anni di Lipsia (1732-1750) Bach aveva mostrato particolare attenzione per il liuto, strumento diffuso presso la borghesia intellettuale cittadina.

Il Präludium introduttivo è di tono libero e scorrevole; Ferruccio Busoni ripresenta nella sua edizione l'originale bachiano, ma offre una ricca e preziosa serie di indicazioni dinamiche, agogiche e di temperie espressiva, inserendo suggerimenti come «dolce» o «dolcissimo» o ancora vergando l'inizio del Preludio come «Allegro tranquillo e sereno». Dolcezza, effettivamente e pacata fluidità del tratto sono l'elemento domi¬nante, che rendono il pezzo una sorta di trasparente e mobile corrente ornata da ondulati e morbidi arpeggi. Questo carattere di scorrevolezza ed equilibrio prosegue anche nel brano più tecnico e obbligato come la Fuga, laddove i tratti severi sono ammorbiditi dalla levità del tratto melodico che si trasferisce all'ascolto in una sorta di splendido, luccicante mare lustrato a specchio. Tutto tracima infine nell'Allegro che chiude la suite: qui la superficie corrisponde a un toccatistico e persino cantabile continuum ritmico melodico, come una brezza insistente spazza l'ambiente sonoro dall'inizio alla fine.

Marino Mora


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero 312 della rivista Amadeus

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Ultimo aggiornamento 27 luglio 2018