Il Preludio, Fuga e Allegro in mi bemolle maggiore BWV 998 di Johann Sebastian Bach appartiene, come ricorda Alberto Basso nel suo Frau Musika, alla produzione bachiana vicina alla sensibilità della così detta Salonmusik: nello stile della galanterie legata al gusto francese; e nell'ambito della committenza per una musica "domestica". La Suite, risalente al periodo 1740-45, ci è pervenuta da un autografo con la scritta «Prelude pour la Luth ô Cembal» si tratta quindi di un brano destinato, secondo la prassi dell'epoca, alla lettura per l'uno o l'altro strumento. D'altronde proprio negli anni di Lipsia (1732-1750) Bach aveva mostrato particolare attenzione per il liuto, strumento diffuso presso la borghesia intellettuale cittadina.
Il Präludium introduttivo è di tono libero e scorrevole; Ferruccio Busoni ripresenta nella sua edizione l'originale bachiano, ma offre una ricca e preziosa serie di indicazioni dinamiche, agogiche e di temperie espressiva, inserendo suggerimenti come «dolce» o «dolcissimo» o ancora vergando l'inizio del Preludio come «Allegro tranquillo e sereno». Dolcezza, effettivamente e pacata fluidità del tratto sono l'elemento domi¬nante, che rendono il pezzo una sorta di trasparente e mobile corrente ornata da ondulati e morbidi arpeggi. Questo carattere di scorrevolezza ed equilibrio prosegue anche nel brano più tecnico e obbligato come la Fuga, laddove i tratti severi sono ammorbiditi dalla levità del tratto melodico che si trasferisce all'ascolto in una sorta di splendido, luccicante mare lustrato a specchio. Tutto tracima infine nell'Allegro che chiude la suite: qui la superficie corrisponde a un toccatistico e persino cantabile continuum ritmico melodico, come una brezza insistente spazza l'ambiente sonoro dall'inizio alla fine.
Marino Mora