Rondò arlecchinesco op. 46, KV 266

per orchestra

Musica: Ferruccio Busoni (1866 - 1924)
Organico: tenore (fuori scena), ottavino, flauto, oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, glockenspiel, triangolo, tamburo, tamburino, piatti, archi
Composizione: 8 aprile - giugno 1915
Prima esecuzione: Roma, Augusteo, 5 marzo 1916
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1917
Dedica: Frederick August Stock
Guida all'ascolto (nota 1)

L'Harlekins Reìgen, pagina festosa e pensosa, ironica e brillante, fu composto da Ferruccio Busoni a New York, nel 1915. A Boston, qualche tempo prima, aveva ottenuto un vivo successo la prima esecuzione della sua Berceuse elegiaca op. 42 (composta nel 1909 in memoria della madre), diretta da Gustav Mahler, nell'ultimo anno di vita (1911).

Il Reigen (rondò, ridda, danza) di Arlecchino anticipa, per il suo spirito, il capriccio teatrale in un atto, dedicato da Busoni alla popolare maschera bergamasca: Arlecchino o Le finestre (1917), diretto per la prima volta in Italia da Vittorio Gui nel 1940, laddove Fernando Previtali, nel 1938, aveva avviato, il recupero della musica busoniana, dirigendo Turandot. Il testo del capriccio è dello stesso Busoni, e si svolge come satira dei vizi e delle convenzioni sociali, ma con il trionfo di Arlecchino fedele al suo ideale di libertà. Nel capriccio la figura di Arlecchino è però affidata ad un attore. L'immagine musicale dell'eroe viene delineata in questo Harlekins Reigen.

La partitura (fitta di strumenti, ma non massiccia) è dedicata An F. A. Stock in Chicago. Friedrich A. Stock (1872-1942) era un musicista tedesco (violinista, compositore e direttore d'orchestra), emigrato in America, poi per lungo tempo operante a Chicago, dove morì.

Busoni stesso dà la chiave di questo Rondò, in una nota premessa alla partitura e avviata da questo motto:

Im buntgeflickten Gewande
ein geschmeideger Leib
ein kecker una kluger Geist.
In un vestito di toppe variopinte
un agile corpo
un coraggioso e saggio spirito.

Dopo la citazione dei tre versi, Busoni aggiunge una Philosophie de Rondeau arlequinesque. In essa si dice: «Il linguaggio di Arlecchino è universale. Ora egli afferma decisamente i suoi princìpi con la tromba; ora irride al mondo con il suono dell'ottavino; ora minaccia con i contrabbassi, geme con il violoncello, cerca terre lontane con l'agilità di un violino».

I tre pensieri del motto hanno in musica questo significato: 'In un vestito di toppe variopinte' riflette la complessiva libertà della struttura formale; 'un agile corpo' riflette il tempo e il ritmo; 'un coraggioso e saggio spirito' riflette il contenuto, e anche lo ardire e la saggezza del compositore.

Più come idea ispiratrice che come un programma, questa è la successione di immagini che interessò lo autore:

  1. Il ritratto dell'eroe in due profili e in un 'en face'.
  2. La natura contemplativa e amorosa di Arlecchino (che nella partitura emerge come atteggiamento di serenata).
  3. La fuga - iniziata dagli archi - attraverso la quale Arlecchino si sottrae all'amoreggiamento e al litigio.
  4. Arlecchino, dalla sua sicura lontananza, fa sentire la sua voce in un deciso gesto di scherno per il mondo».

Erasmo Valente


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 12 dicembre 1971

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Ultimo aggiornamento 1 novembre 2013