In Buxtehude, il massimo maestro prebachiano della Germania settentrionale (nacque ad Helsingor, in Danimarca, nel 1637, ma visse e operò a Lubeeca fino alla morte, avvenuta nel 1707) il retaggio della grande tradizione contrappuntistica nordica si fonde con un senso affatto moderno di libertà fantastica e con un'inesausta tensione espressiva, propria del più alto e autentico barocco. Come scrive Hans Joachin Moser «nel complesso, le opere organistiche di Buxtehude si distinguono per la tendenza al suono tenebroso, per il fascino delle situazioni armonico-accordali, per il rude dinamismo, e da queste si può ben arguire la presenza di uno stile barocco-romantico». Anche prescindendo dalle conclusioni dell'illustre musicologo tedesco (la Romantik intesa come categoria estetica e metastorica essendo tra le più scontate trappole in cui possa incappare il critico più avveduto) è elemento incontestabile di profonda emozione il pathos che anima le scarne, ma non povere né rigide architetture contrappuntistiche del grande organista di Lubeeca, in un susseguirsi di eventi armonici la cui efficacia espressiva è pari alla semplicità: si pensi alla progressione di terze parallele (affidata a contralto e tenore) che improvvisamente anima di un accorato sussulto (battute 9-10) il tranquillo incedere del Preludio Corale, il cui tema, proveniente a quanto sembra, da un antico canto militare nato sul campo della battaglia di Pavia (1525), viene costantemente esposto dal soprano, in forme via via variate mediante diminuzioni e mutazioni ritmiche e intervallari, sul discreto sfondo polifonico delle voci sottostanti.
Giovanni Carli Ballola