Sonata in si bemolle maggiore, BuxWV 255


Musica: Dietrich Buxtehude (1637-1709)
  1. Vivace (si bemolle maggiore)
  2. Lento (sol minore)
  3. Allegro (si bemolle maggiore)
Organico: violino, viola da gamba, clavicembalo
Composizione: 1696 circa
Guida all'ascolto (nota 1)

Il nome di Dietrich Buxtehude viene soprattutto ricordato per via del viaggio che Johann Sebastian Bach fece da Arnstadt alla volta di Lubecca - a piedi, recita il suo necrologio, forse esagerando - alla fine del 1705 per andare ad ascoltarlo suonare all'organo. Infatti l'allungarsi oltre ogni previsione dell'assenza da Arnstadt causò al giovane Bach problemi col locale concistoro, che si aspettava di vederlo tornare indietro dopo quattro settimane e non, viceversa, dopo circa quattro mesi. La permanenza a Lubecca tuttavia fu estremamente importante per il futuro Kantor di Lipsia, in particolare per quanto riguarda l'arte organistica. Buxtehude nel 1668 era diventato organista della Marienkirche, succedendo a Franz Tunder e assumendo anche i compiti di segretario e tesoriere della Chiesa. La città anseatica lo ricorderà anche per aver ripristinato le Abendmusiken, i concerti serali tenuti in Chiesa, che egli fissò rispettivamente alla fine del tempo di Trinità e di Avvento.

Nato intorno al 1637 nella zona più meridionale dello Holstein (a quel tempo sotto il dominio della Danimarca) da una famiglia originaria della cittadina, nei pressi di Amburgo, alla quale verosimilmente alludeva il cognome, Buxtehude si considerò a tutti gli effetti danese. Per i posteri tuttavia resta l'autore più rappresentativo dell'area tedesca settentrionale - in lui convergono sia la vita musicale scandinava che quella della Bassa Sassonia - prima dell'epoca di Bach, del quale è considerato forse il più importante predecessore in campo organistico.

Oltre che a una rilevante produzione per lo strumento a tastiera il nome di Buxtehude è legato alle sue opere vocali sacre, numericamente superiori al resto dei suoi lavori, e a un non ampio corpus di musica da camera, all'interno del quale però vi sono le sole composizioni date alle stampe mentre l'autore era in vita. Le due raccolte di VII Suonate à doi, Violino et Viola da gamba, con Cembalo di Dietetico Buxtehude..., pubblicate ad Amburgo tra il 1694 e il 1696 rispettivamente come Opera I e II, più che al modello della Sonata a tre di Corelli - malgrado il frontespizio in italiano - sembrano legate a uno stile toccatistico e improvvisativo, ben esemplificato nelle Sonate per strumenti ad arco (da due a cinque) del tedesco Johann Rosenmüller, pubblicate nel decennio precedente. Articolati in un numero variabile di movimenti (da tre in su) questi pregevoli lavori affidano al continuo una parte semplificata rispetto a quella della viola da gamba, la quale a sua volta sembra più spesso "diminuire", cioè variare e arricchire, la linea del basso che seguire una linea indipendente. Molto frequentemente i movimenti lenti risultano delle semplici sezioni di transizione mentre quelli veloci sono su un basso ostinato, che si ripete invariabilmente come in una passacaglia: è questo il caso del Vivace con cui si apre la Sonata in si bemolle maggiore, BuxWV 255, cui segue un breve ma intenso Lento che poi confluisce direttamente nell'Allegro conclusivo.

Giorgio Cerasoli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 13 aprile 2013

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Ultimo aggiornamento 15 ottobre 2017