Berceuse, op. 72 n. 2


Musica: Petr Ilic Cajkovskij (1840-1893)
Organico: pianoforte
Composizione: aprile 1893
Edizione: Jurgenson, Mosca, 1893
Dedica: Petr Moskalev
Guida all'ascolto (nota 1)

Nel suo ultimo anno di vita, 1893, Cajkovskij riprese alcuni brevi pezzi per pianoforte già composti, ne scrisse altri, e mise insieme una raccolta di diciotto numeri che pubblicò con il numero d'opera 72. Raccolta, non ciclo organico, in cui manca un ordinamento tonale generale e in cui si incontrano caratteri diversissimi che vanno dall'intimismo romantico alla brillantezza della pagina da concerto. Si tratta quindi - e non lo diciamo in senso negativo - di uno zibaldone che veniva offerto e al pubblico dei pianisti dilettanti e al pubblico dei pianisti professionisti. Né gli uni né gli altri mostrarono però di apprezzare l'offerta, e solo due dei diciotto pezzi - il n. 2, Berceuse, e il n. 12, L'Espiègle - divennero veramente noti. L'Espiègle e il n. 15, Un poco di Chopin, raggiunsero poi una grande fama, ma come musica di balletto, perché furono inseriti, con la strumentazione di Riccardo Drigo, nella versione del Lago dei cigni che è tuttora in repertorio al Kirov di Leningrado.

La Berceuse, come prima dicevamo, fu un tempo molto nota. Cajkovskij costruisce la prima e la terza parte (che riprese, variata, la prima) sulla insistente ripetizione di due suoni alternati al basso e su una cantilenante melodia, continuamente interrotta da un 'motto' di quattro suoni; nella parte centrale, più breve, l'armonia è più mossa ma l'aspetto dell'oggetto sonoro non viene sostanzialmente modificato. L'impianto compositivo è lo stesso dei Pezzi op. 3 di Rachmaninov, scritti nel 1892: più elementi tematici, nessuno dei quali ha una forza plastico-rappresentativa sufficiente a fissare su di sé l'attenzione dell'ascoltatore, vengono presentati insieme. Sebbene i tre elementi siano concepiti secondo un ordine gerarchico di importanza, manca la convergenza verso uno di essi, e si ha piuttosto una compresenza non ordinata secondo la prospettiva. Per quanto si tratti di un pezzo breve non si può non segnalarne la novità e questo carattere, nella sua radice, eversivo rispetto alla tradizione romantica a cui sembra apparentemente richiamarsi.

Piero Rattalino


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 4 maggio 1988

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Ultimo aggiornamento 7 aprile 2016