Manfred, op. 58

Sinfonia in si minore in 4 quadri (da Byron)

Musica: Petr Ilic Cajkovskij (1840-1893)
  1. Lento lugubre (si minore). Moderato con moto. Andante con duolo
  2. Vivace con spirito (si minore)
  3. Pastorale. Andante con moto (sol maggiore)
  4. Allegro con fuoco (si minore). Andante con duolo. Largo
Organico: ottavino, 3 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti, 4 corni, 2 cornette, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, grancassa, triangolo, tamburino, tam-tam, 2 arpe, archi e armonio
Composizione: aprile - Frolovskoje, 4 ottobre 1885
Prima esecuzione: Mosca, Società Musicale Russa, 23 marzo 1886
Edizione: Jurgenson, Mosca, 1886
Dedica: Milij Alekseevic Balakirev
Guida all'ascolto (nota 1)

Fu Mili Alekseievich Balakirev, un compositore del famoso Gruppo dei Cinque, a consigliare Ciajkovskij di scrivere una sinfonia sul poema drammatico Manfred di lord Byron, artista particolarmente letto e ammirato nell'Ottocento per la sua accesa fantasia romantica. Anzi, in un primo momento Balakirev aveva parlato di questa sua idea a Berlioz, durante il viaggio che il musicista francese aveva compiuto in Russia nel 1867; ma Berlioz aveva declinato l'incarico, dicendo di essere troppo vecchio (contava allora 65 anni) per poter affrontare un progetto artistico così ambizioso. Ciajkovskij invece si mostrò interessato a questa proposta di lavoro e nell'aprile del 1885, durante un soggiorno nella tenuta di Maidanovo, lesse e studiò il poema di lord Byron. In una lettera del giugno dello stesso anno alla sua amica e protettrice, Nadiezda von Meck, egli così scriveva: «Il librettista Spajinskij non mi ha ancora inviato il primo atto dell'opera L'ammaliatrice e sto lavorando da un paio di mesi attorno alla sinfonia sul Manfred di Byron. E' un soggetto molto serio e complesso, tanto da procurarmi molta fatica». In una seconda lettera del mese di agosto, indirizzata alla stessa persona, il musicista aggiungeva: «Sono preso interamente dalla composizione della sinfonia del Manfred, un argomento di carattere tragico. Mi sento triste e abbattuto spiritualmente, ma ardo dal desiderio di finire l'opera al più presto». Infatti la sinfonia Manfred fu terminata in ottobre e il 25 marzo 1886 venne eseguita a Pietroburgo in un concerto in onore di Nicolai Rubinstein. Alla fine della prova generale l'orchestra applaudì l'autore, il quale dopo «la prima» in pubblico annotò sul suo diario: «Quasi un successo e alla fine anche un'ovazione», aggiungendo, in una terza lettera alla signora von Meck, che l'esecuzione era stata eccellente e si sentiva tranquillo per aver scritto una composizione sinfonica ben fatta. In verità i giudizi dei musicologi e degli studiosi della musica di Ciajkovskij sono piuttosto contrastanti su questa pagina, dalle caratteristiche più del poema sinfonico che della sinfonia. Alcuni sostengono che il Manfred è un capolavoro per la ricchezza del materiale tematico e la varietà del linguaggio melodico, perfettamente in linea con lo stile creativo del musicista (è la tesi di Ralph W. Wood nel suo libro edito nel 1946 a New York su Ciajkovskij); altri, come Edwin Evans e Ivanovich Jurgenson, ritengono questo lavoro molto enfatico e decorativo sotto il profilo strumentale e sovraccarico di effetti orchestrali, pur non escludendo la validità di trovate armoniche e timbriche di penetrante forza espressiva.

Il Manfred di Byron, apparso nel febbraio 18X7, è un poema dialogato in versi sciolti, il cui protagonista, Manfredi appunto, è ossessionato dal fantasma della donna amata e scomparsa giovanissima, Astarte, con la quale non riesce a comunicare, nonostante il ricorso agli spiriti della terra e alle divinità infernali. Manfredi, che è l'emblematico simbolo dell'uomo romantico sempre alla ricerca di se stesso, non trova pace nell'isolamento della natura tra le vette nevose dello Jungfrau, né sa calmare la propria ansia e insoddisfazione attraverso la fede religiosa. Alla fine egli viene trovato morto in una torre, mentre studia un libro sulle arti magiche. Goethe, stimatore di Byron tanto da giudicarlo il maggiore poeta inglese dopo Shakespeare, recensì il Manfred nel 1820 nella sua rivista «Kunst und Alterthum», (Arte e antichità) con le seguenti parole: «Questo singolare e ingegnoso poeta ha preso il mio Faust e ne ha tratto il più strano nutrimento per il suo umore ipocondriaco; si è servito a suo modo dei miei principii fondamentali per raggiungere i suoi scopi, così che neppure uno rimane inalterato; ed è proprio per questa ragione che io non mi sazio di ammirare il suo genio ».

Ciajkovskij si attenne, anche se con qualche aggiunta, al testo di Byron e stese in calce alla partitura della sua opera il seguente programma:

  1. Manfred vaga per le Alpi in preda ad una grande tristezza. Ricorre alle scienze occulte per vincere il dolore e trovare una ragione alla propria esistenza. Il ricordo della bella Astarte lo perseguita e non gli da pace.
  2. La fata delle Alpi appare a Manfred nella luce dell'arcobaleno che si innalza da una cascata di acqua pura e zampillante dalla roccia.
  3. Atmosfera pastorale e di pace silenziosa tra i montanari.
  4. Manfred partecipa ad un baccanale nel sotterraneo palazzo dello spirito del male, Arimane (è una divinità infernale della mitologia persiana). Egli invoca l'ombra di Astarte che gli predice la fine delle sue sofferenze terrene. La morte di Manfred.

Su questi episodi il compositore ha costruito e sviluppato una musica densamente descrittiva e di ampie proporzioni, della durata di cinquantacinque minuti. La sinfonia si apre (Lento lugubre) con il tema appassionato e pensieroso di Manfred, una vera e propria idea fissa, come l'avrebbe concepita Berlioz, e ricorrente in tutta la composizione. La frase affidata ai fagotti e al clarinetto basso si allarga e si irrobustisce con l'intervento degli archi e degli strumenti a fiato, in una insoddisfatta tensione psicologica, secondo lo stile e l'inventiva tipici del musicista. Il tema di Astarte, intriso di un lirismo dolce e carezzevole, viene indicato dai violini e ripreso con ricchezza di armonie da tutta l'orchestra, in uno slancio di straordinaria pienezza fonica con trombe e timpani in massima evidenza. Il secondo movimento (Vivace con spirito) ha l'andamento dello scherzo, brillante e fosforescente nel ritmo strumentale. Il Trio è caratterizzato da una melodia affettuosa e inconfondibilmente ciajkovskiana annunciata dai violini con l'accompagnamento degli archi; ritorna quindi il tema leggero e danzante dello scherzo in una delicata atmosfera timbrica. Il suono morbido dell'oboe indica il tema principale della pastorale del terzo tempo (Andante con moto) poi ripreso dagli archi. Il clarinetto nella chiave di basso sottolinea il secondo tema, quasi a mettere in evidenza certe ombre che pesano sul paesaggio apparentemente calmo della natura. Infatti riappare sul fortissimo degli ottoni la frase musicale, una specie di leit-motiv, sulla personalità di Manfred. La voce del clarinetto si richiama al tema pastorale e gli archi concludono con accordi filiformi il movimento. Il quarto tempo (Allegro con fuoco) riassume in un'esaltante e travolgente virtuosismo orchestrale le varie sfaccettature dell'intera sinfonia. Ritorna il tema di Manfred espresso dai fagotti e dal clarinetto; l'orchestra descrive con vigorosa plasticità di ritmi la scena del baccanale (un quadro suggerito, si ritiene, da Balakirev e non previsto nel poema di Byron); non manca l'accenno al tema di Astarte cantato dai corni e dagli archi, sul glissando dell'arpa; l'idea fissa di Manfred raggiunge il massimo del parossismo, fino all'intervento in tonalità maggiore dell'organo, in una poderosa cattedrale di suoni; un senso di mestizia avvolge la morte di Manfred.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 21 maggio 1978

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Ultimo aggiornamento 12 maggio 2012