Marcia slava, op. 31


Musica: Petr Ilic Cajkovskij (1840-1893)
Organico: 2 ottavini, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 cornette, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, grancassa, tamburo militare, tam-tam, archi
Composizione: Mosca, 7 ottobre 1876
Prima esecuzione: Mosca, Società Musicale Russa, 17 novembre 1876
Edizione: Jurgenson, Mosca, 1880

Scritta per incarico della Società Musicale, a favore dei feriti nella Guerra russo-turca
Guida all'ascolto (nota 1)

La popolare Marcia slava o marcia serbo-russa in si bemolle minore fu composta sull'onda emotiva seguita a un massacro compiuto dai Turchi nei Balcani. Per reazione, nel giugno del 1876 Serbia e Montenegro dichiararono guerra all'Impero Ottomano. Cajkovskij, poco incline a occuparsi di politica, fu scosso direttamente da un episodio capitatogli in "casa di una signora di mia conoscenza (...). Suo figlio, un giovane bello e intelligente, informò in mia presenza la madre che era in procinto di partire volontario per la Serbia. Essa svenne. Poi ripresasi, rimase senza parola". Confessava al fratello Lev: "Sono rimasto terribilmente scosso da questa scena".

Così, quando gli fu chiesto un brano per un concerto della Società Musicale Russa a benefìcio della Croce Rossa, il compositore era pronto per scrivere la Marcia slava (17-25 settembre 1876), battezzata il 5 novembre a Mosca da Nikolaj RubinStein fra tempeste d'entusiasmo patriottico.

Il primo episodio (Moderato) presenta due temi contrastanti: un motivo di marcia funebre la cui melodia proviene da una canzone serba (Il sole chiaro non brillerà più) con un deciso profumo orientale cui replica un tema di ampio respiro lirico. L'episodio si sviluppa e si conclude con un'ascesa irresistibile della marcia del primo tema, punteggiata da richiami e fanfare marziali nello sfondo.

La parte centrale esprime "la gioia della vittoria che comincia a manifestarsi con una danza popolare (altro tema serbo), intonata con freschezza da clarinetti e fagotti" (Andre Lischké). Squilli di guerra introducono l'inno russo (Dio salvi lo Zar) che si intreccia al motivo precedente in uno sviluppo che culmina in una sorta di battaglia musicale. In epoca sovietica l'inno zarista veniva sostituito con il coro finale dell'opera di Glinka, Una vita per lo Zar, opera che allora si doveva chiamare Ivan Susanin.

L'episodio finale (Più mosso, allegro) presenta un nuovo tema di danza dal profilo "gioiosamente bellicoso" (Lischké) prima che risuoni l'inno imperiale in una coda che dà sfogo a tutto il panslavismo dei tempi. Aveva ragione il compositore quando avvertì il collega Sergej Taneev (1856 - 1915) di "non giudicare la marcia dal suo arrangiamento per pianoforte solo. Con l'orchestra ha dimostrato di essere molto efficace". Merito di un'orchestrazione brillante, ricca di colore, incisiva.

Giovanni Gavazzeni


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 3 giugno 2012

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Ultimo aggiornamento 6 giugno 2012