Le reazioni del pubblico e quelle della critica, a livello più musicologico che giornalistico, di fronte alla vasta e molteplice opera teatrale, sinfonica e cameristica di Cajkovskij si sono mosse in linea generale lungo due direttrici parallele, se non divergenti. Il pubblico sin dal primo momento ha subito il fascino della musica di questo tormentato e infelice compositore di stampo romantico ed è stato conquistato dalla qualità della modellatura melodica, suadente e penetrante, che caratterizza l'intera produzione artistica del musicista. La critica, al contrario, ha mostrato spesso diffidenza nei confronti di questo autore, ritenuto troppo sentimentale e di gusto salottiero, e soprattutto piuttosto eclettico e poco disciplinato dal punto di vista della forma musicale, intesa secondo i criteri classici. La maggioranza dei critici ha cercato sempre di contrapporre, con forzature a volte arbitrarie, il creatore dell'Evgenij Onegin, sensibile alle squisitezze e alle fioriture vocalistiche della tradizione musicale occidentale, allo storico e compatto Gruppo dei Cinque, considerato la punta più genuina e originale della cultura operistica russa ottocentesca, seguace dei modi melodici e ritmici del canto di estrazione popolare e religiosa. E vero che la strada percorsa dal Gruppo dei Cinque fu diversa da quella battuta da Cajkovskij, la cui straordinaria fantasia inventiva rimase suggestionata, sin dal periodo degli studi giovanili, dagli esempi di Mozart, Schumann, Liszt e dell'opera italiana e francese, con Berlioz in testa, ma non si può negare una componente psicologica slava, se non un "russismo" profondo e autentico, nella musica di questo artista, riconoscibile nella natura stessa dell'idea melodica, così intimamente malinconica e meditativa, e in certi colori strumentali di tono descrittivo riscontrabili anche in Musorgskij e Rimskij-Korsakov. In misura maggiore che in questi ultimi due musicisti si avverte in Cajkovskij un'accentuazione più spiccata e preferenziale verso l'effusione lirica e i languorosi ripiegamenti elegiaci, dettati da un temperamento freudianamente complesso e instabile; ciò non toglie però che l'arte di questo originalissimo compositore abbia saldi legami con la cultura del suo paese e con la tematica del pessimismo esistenziale di poeti importanti, come Lermontov e Puskin.
Il lirismo di Cajkovskij, così affettuosamente morbido, è presente nella poco conosciuta composizione Natura, e amore che è la trascrizione per coro femminile e pianoforte di un Trio per due soprani e contralto del 1870. Il pezzo è centrato su tema molto cantabile suddiviso in più sezioni (Andante - Allegro vivo - Tempo I - Allegro vivo) e intonato all'inizio dal soprano. L'espressione melodica è affidata ora ad una tessitura solistica e ora ad una dolce linea corale.