Pezzo capriccioso in si minore, op. 62

per violoncello e orchestra

Musica: Petr Ilic Cajkovskij (1840-1893)
Organico: violoncello solista, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, timpani, archi
Composizione: Aquisgrana, 24 -31 agosto 1887
Prima esecuzione: Mosca, 7 dicembre 1889
Edizione: Jurgenson, Mosca, 1888
Dedica: Anatol' Andreevic Brandukov
Guida all'ascolto (nota 1)

Cajkovskij compone il Pezzo capriccioso op. 62 per Brandukov tra l'agosto e il settembre del 1887. Nella versione per violoncello e pianoforte il pezzo è eseguito per la prima volta a Parigi (28 febbraio 1888) da Brandukov e dall'autore; a Mosca, il 7 dicembre 1889, avverrà la prima esecuzione della versione orchestrale, con Brandukov come solista. Il titolo del pezzo, definito «morceau de concert», non va ricondotto al clima espressivo, che è anzi piuttosto introverso (la tonalità di si minore, tra l'altro, è la stessa della Sinfonia patetica), ma all'andamento formale, libero e «capriccioso» come quello di una fantasia e fondato sull'alternanza di due sezioni di differente carattere. In tempo Andante con moto, l'introduzione apre il pezzo con un grave declamato del solista, accompagnato da strappate a piena orchestra e poi dai fiati. La prima parte espone quindi il tema principale, in si minore, molto cantabile e grazioso, dove si avvicendano una frase costituita da una semplice, appassionata ascesa melodica, una frase civettuola, finemente cesellata e di vago gusto popolare, e passaggi figurali; l'orchestra accompagna il solista con solerte discrezione. Dopo un'interpunzione dei legni, gli elementi della frase melodica e quelli della frase civettuola ricompaiono nell'epilogo della prima parte.

«Non cambiare il tempo», avverte Cajkovskij all'inizio della seconda parte, modulante: qui il solista si lancia in una specie di moto perpetuo, in staccato, sottilmente diversificato nelle dinamiche e che percorre tutta l'estensione dello strumento fino alla ripresa variata della prima parte. Ricompaiono allora il tema principale, in si minore, e l'epilogo per condurre a una ripresa variata della seconda parte che si risolve infine in una chiusa repentina.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 198 della rivista Amadeus

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Ultimo aggiornamento 17 maggio 2017