Nel catalogo di Piotr Il'ic Ciaikovskij spicca indubbiamente il Concerto in re maggiore op. 35, uno dei più brillanti, appassionati e travolgenti concerti ottocenteschi per il violino, ma intorno non c'è quasi nulla, in particolare non c'è nessun pezzo cameristico per il violino, se non alcune riduzioni per violino e pianoforte di pezzi concepiti originariamente per violino e orchestra, cioè la Sérénade mélancolique op. 26 e la Valse-scherzo op. 34. Quest'ultima, composta nel 1877, quasi per scaldarsi i muscoli immediatamente prima del Concerto, fu eseguita nella versione con orchestra il 20 settembre del 1878 a Parigi e pubblicata in quello stesso anno nella riduzione d'autore per violino e pianoforte: proprio questa è la versione più frequentemente eseguita. È un pezzo brillante, elegante e un po' salottiero, frutto di quell'amore per la danza a cui si devono non soltanto i tre meravigliosi balletti di Ciaikovskij ma anche tante pagine delle sue opere, delle sue sinfonie e della sua musica da camera.
Dopo una breve introduzione pianistica, il violino enuncia con un virtuosistico "picchettato" l'ondeggiante tema principale, che subito si espande in un crescendo, gettandosi poi con slancio in passi di bravura e diventando sempre più vorticoso. Nella sezione centrale entra un secondo tema di tono più appassionato, finché una cadenza di grande effetto del violinista non riporta il tema inziale, ora presentato in modo ancor più smagliante e virtuosistico, fino alla conclusione che arriva con un trascinante accelerando.
Mauro Mariani