Cinque pezzi per quartetto d'archi, op. 34


Musica: Alfredo Casella (1883 - 1947)
  1. Preludio - Allegro vivace e barbaro
  2. Ninna-nanna - Tempo di "Berceuse". Andantino dolcemente mosso
  3. Valse ridicule - Tempo di valzer grazioso
  4. Notturno - Lento. Grave. Funebre
  5. Fox-Trot - Tempo giusto
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1920
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1921
Dedica: Guido Maggiorino Gatti
Guida all'ascolto (nota 1)

Il nome di Alfredo Casella, indelebilmente associato alla storia dell'Accademia Filarmonica Romana, è anche legato a un'epoca particolarmente viva della musica italiana, ovvero al momento in cui una generazione inquieta, soffocata dal provincialismo della nostra cultura, cominciò a pensarsi in una prospettiva europea, rompendo gli argini della chiusura nella tradizione. Come aggirandosi con entusiasmo e ingenuità in un territorio nuovo, ricco di stimoli che andavano ben oltre l'orizzonte storico dell'opera lirica, un artista di forte carattere, ma anche di onnivora curiosità come Casella, subì inevitabilmente le influenze degli ambienti con i quali venne a contatto, finendo per leggere nella vicenda della propria evoluzione musicale il disegno di una progressiva liberazione dai suoi modelli, dunque per vivere il proprio cammino di maturazione come la costruzione di un'identità, come la lenta conquista di una piena libertà espressiva.

Di questa acquisizione sono un segno inequivocabile i Cinque pezzi per quartetto d'archi op. 34, terminati da Casella nel 1920, all'età di 37 anni. Nel tentativo di inquadrare la propria attività all'interno di un cammino storico complessivo, non solo autobiografico e personale, così Casella stesso ha descritto il senso da attribuire ai Cinque pezzi: "questo lavoro segna la fine di un periodo assai turbinoso della mia attività creatrice, periodo [...] fatto di assimilazioni, ed anche di influenze, quelle volute e queste subite mio malgrado. Oggi più che mai, mi rifiuto però ad ammettere che quel periodo sia stato meno che utilissimo e fecondo per la mia formazione definitiva. Dopo quattro anni di esperienze talvolta divergenti, la mia indipendenza di fronte allo stravinskismo e allo schoenberghismo era totale. E quei Cinque pezzi rappresentano appunto l'estrema fine dell'influenza stravinskiana e la scomparsa totale di ogni preoccupazione atonale" (A. Casella, I segreti della Giara, Firenze 1941). Lo stile tipico della maturità di Casella, la sua scrittura asciutta e priva di retorica, condotta con tratti rapidi ed essenziali, senza alcuna concessione al lirismo e al sentimentalismo, emerge in effetti dai Cinque pezzi come un'acquisizione ormai raggiunta e personalissima. Spesso, nelle sue posizioni teoriche degli anni Venti, nel suo appoggio all'idea di una specifica via "italiana" alla musica moderna, condizionata dall'ambiente mediterraneo e soprattutto ben distinta dalle mode francesi, si è visto un riflesso storico del fascismo e quasi una sconfessione delle sue iniziali aspirazioni "europee". Più probabilmente, bisogna rovesciare i termini del giudizio e vedere nella convinzione di aver maturato un linguaggio originale la premessa a ogni suo ulteriore discorso teorico: non una professione di "italianità", dunque, da cui procedono precise scelte estetiche, ma un'evoluzione stilistica molto chiara dalla quale derivano l'orgoglio e la consapevolezza di potersi pensare come un caposcuola. I Cinque pezzi per quartetto d'archi si collocano nella fase aurorale di questa svolta e, proprio per questo, mostrano quanto il vissuto musicale, in Alfredo Casella, sia indipendente dalle ricette ideologiche.

Stefano Catucci


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 8 marzo 2003


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Ultimo aggiornamento 28 febbraio 2013