Il deserto tentato, op. 60

Mistero in un atto (Etiopia)

Testo del libretto (nota 1)

(Tragico paesaggio lunare. Due ciclopiche ambe sul davanti; profili squallidi di altre ambe nel fondo, cortro il cielo tempestoso. Ai dirupi delle due maggiori stanno incatenati e come pietrificati giganti nudi, grigi. Su un lato è l'ala di un grande trimotore caduto. Una euforbia. Fin verso la fine, luce come di tremoto o di eclisse; neri nuvoloni immobili. Poi il giorno si rischiara un poco, il cielo s'illimpidisce).
EUFORBIA
Le radici nell'increato,
le braccia
in un'aria senza tempo,
senza volto la vita.
E soltanto le nuvole
vengono dall'amore,
vanno verso un amore
navigando lassù senza toccarci.
Come pietra cieca
sono queste mie vene.
TERRA
Pietra cieca, muto grido.
Vorrei donare
come una madre,
essere pane e fiore,
affacciarmi cantando
alla rosa delle aurore.
Ahi, nulla forza,
nulla, questa mia chiusa
verginità.
EUFORBIA
Sigillata aNsia.
TERRA
murato labbro.
AMBE
tronco ascendere,
rotto volo.
Vecchi gradini d'un cielo
dove non ride forza
nè gentilezza splende,
vecohi inutili gradini
per i passi degli angeli perduti.
Arida voglia
è dentro ai nostri dirupati cuori,
voglia di alberi e di fiumi,
di verdi confidenze,
di mormorati abbandoni.
(appare il gruppo degli aviatori).
EUFORBIA, TERRA, AMBE
Dove è musica il mondo?
Dove ragiore e calore?
Talvolta un soffio
che c'investe, un amoroso lume
che ci sfiora,
parlano d'un esistere felice,
lontano.... E poi dileguano.
AMBE
Ritornano gli angeli perduti?
EUFORBIA, TERRA, AMBE
Chi giunge? Chi dona
una fiducia ai morti?
AVIATORI
Caduta l'ala,
ala la volontà
ci regge al volo.
Gìoia dell'uomo solo
contro la morte massiccia;
blocco, punta,
affilato rigore.

(D'ogni lato, lentamente strisciando entrano guerrieri, che si dispongono in largo cerchio, spiando gli aviatoritori).

Imbevuti ancora
del vivo azzurro,
colmi ora e sempre
d'un consolante ricordo,
qui primi discesi
rechiamo un fermo anuncio.
Abbandonati e ricchi
incidiamo la promessa:
far d'ogni albero creatura,
d'ogni capanna casa,
d'ogni casa armonia
che corra sopra l'erba
come vento d'aprile,
come romho dì corchiglia
che serbì in sè la fonda
unità del mare.
Abbandonati e ricchi
incidiamo la promessa:
far d'ogni pietra un tempio,
d'ogni riso, d'ogni pianto
una voce d'esperienza,
far d'ogni fiume un canto
che ci narri una storia.
Quasi
parlasse noetra madre
nella notte buia.

(Luci deboli e lontane di proiettori cominciano a frugare il cielo, s'intersecano inquiete; a poco a poco si approssimano e si fanno più intense).
EUFORBIA
Una rugiada spunta
sulle mie dita secche.
TERRA
Una polla mi giuoca
dentro l'orecchio sordo.
AMBE
Un fuoco d'acqua gorgoglia
nei nostri cuori spenti.

(Sì ode un rombo, prima fioco, poi sempre più forte, di aeroplani in volo. Ora le lame dei prelettori saettano sul terreno, vicinissime, senza però toccare il gruppo degli aviatori).
AEROPLANI
Dove siete?
Dove siete?
Dove siete?
EOFORBIA
Un fiato enome
mi solleva a fiorire.
AVIATORI
Con voi; con quello stesso
animo vostro
lucido, che non trema.
Non ci vedete?
AMBE
Ora vediamo -
miracoli inauditi -
gigantesse d'amore,
notti piene di sole,
giorni tutto riposo d'alte ombre,
farsi stagioni ed anni.
AEROPLANI
Dove siete?
AVIATORI
In una dolce guerra.

(Un proiettore investe della sua luce il gruppo deglie Aviatori).
AEROPLANI
Resistete!
AVIATORI
Memorie ci sostengono,
il futuro ci chiama,
una speranza antica
divien fanciulla, nuova
speranza ha il volto
d'antichissima gloria.
TERRA
Oh, risvegliarsi in lei
come in alba materna.
AVIATORI
Dunque partite. Una fortezza è in noi.
Soli, portiamo il peso
divino d'esser tutti.

(Nuovamente nasce e presto svanisce il rombo dei motori, come se gli Aeroplani si fossero prima allontanati e tornassero ora sul luogo per un ultimo saluto).
AEROPLANI
Addio, serene piante.
Addio, aratri; e voi, semi;
e voi, bianchi torrenti
che trascinate amore
nel vostro allegro letto.
AVIATORI
Addio, care parole.

(Partito lo stormo, i guerrieri stringono il cerchio attorno agli Aviatori. Si sviluppa un simbolico scontro - descritto nelle sue fasi dalle Ambe - durante il quale gli Aviatori tengono atteggiamento difensivo).
AMBE
Occhi di cielo, che su noi posate
come stelle più prossime, serene
umane stelle, intorno a voi è densa tenebra.
E la tenebra striscia come nebbia.
Mugola con la voce dei salvatici.
E' tessuta di serpi, orrido manto
gettato sulla nera terra sterile.
Occhi rivolti al cielo, cari occhi;
occhi che vedon dentro all'infinito,
abbassatevi. Il buio vi circonda.
Vi preme, vi avviluppa; inconoscibile
eternità di tenebra vi strozza.

Ecco la luce fa riparo. Splende
serena e ferma. Crea meriggi d'oro
dentro l'atroce notte. S'alza e squilla
come bionda muraglia alla cui vetta
una selva di trombe alto stormisca.

Nitlda di lassù germina l'alba
con freschissime armi, belle lame
azzurre come l'acqua; e scende al piano.

Ah la nette ululante, al suo corteggio
di ragnatele e vipistrelli ed iene
copertamente accenna di partire.
Già respinge allegro il fuso
la lebbrosa cieca lana.
Per le trame del futuro
già l'ardire accende aurora.

(E' terminato lo scontro e i guerrieri sono stati costretti a tornare nelle posizioni iniziali. Gli Aviatori pronunciano il ringraziamento alla vittoria; per passar poi alla fase offensiva).
AVIATORI
Da lungi venuta
da noi scaturita
certezza dì torre
profilo di volo,
t'abbiamo veduta
accorrere in festa
e sustcitarvi
verde di prati.

E' nel tuo giovane
petto un respiro
d'aperti mari.

Dalla tua fronte
nasce l'allodola.
Sostante brezza
ci ridi incontro
con erte penne!

La tua presenza
è così dolce e ricca
che una patria s'aduna,
intera statua, in noi.

Amata donna, e vincere
non è che una figura
dell'obbedire.

(Ora gli Aviatori muovono a freccia in varie direzioni successivamente; a ciascuna puntata che essi compiono, i Guerrieri si ritirano mugolando; al loro posto appaiono via via donatori con cesti colmi di frutta, orci pieni, offerte di gazzelle, caprette ed altri animali).
INDIGENI
D'ogni riso d'ogni piante
fate voci d'esperienza.

(Un primo grappo di donatori sostituisce un gruppo di Guerrieri).
INDIGENE
D'ogni pianta fate creatura,
stelo d'ogni fanciullo,
albero d'ogni donna.

(Appare un gruppo dì donatrici al posto di un gruppo di Guerrieri).
INDIGENI
D'ogni riparo fate casa.
D'ogni casa fate armonia.

(Un secondo gruppo dì donatori si sostituisce a un gruppo di Guerrieri. Ora tutti i Guerrieri sono scomparsi nel buio, e i donatori hanno preso in cerchio il loro posto. Gli Aviatori tornano dinanzi al trimotore; formano come una prua vìvente all'apparecchio caduto. Pronunciano allora i tre giuramenti: ai fiumi, ai morti, alla storia. Dopo ciascun giuramento un gruppo di offerenti si avvicina a loro cor i dori).
AVIATORI
Dai millenni di dolore,
dall'eterno delle faticce,
spicceranno oggi le fonti.
Per quest'ilare freschezza
che ci tocca la fronte
giuriamo agli invisibili
fiumi che nasceranno.
INDIGENI
D'ogni fiume fate un canto.
Ascoltandolo nasciamo.

(Movimento del primo gruppo di donatori verso gli Aviatori).
AVIATORI
Dal travaglio delle madri
e dal campo ohe li crebbe
come spighe si solleveranno
i caduti a mille a mille.
Por questa fiera tristezza,
per quest'orgoglio di fratelli,
giuriamo ai nostri morti
di averli vivi al fianco.
INDIGENE
I morti ci proteggano di fronde.

(Movimento del gruppo di donatrici verso gli Aviatori).
AVIATORI
Dal silenzio del nulla,
dalla maligna assenza
sboccerà qui un giardino
di alitanti pensieri.
Per l'arcana foltezza
di passato e d'avverire
che il nostro sangue grida,
giuriamo a questa intatta
terra di darle storia.
INDIGENI
D'ogni pietra fate un tempio.
Come gridi si alzano le colonne.

(Movlmanto del secondo gruppo di donatori verso gli aviatori. Così tutti gli Indigeni e le Indigene sono ormai aggruppati, proni, intorno ad esii. Ora i giganti inchiodati alle Ambe incominciano a muoversi, come sciogliessero le membra da un'immobilità di secoli. E mentre si sviluppa il grande coro per la fondazione ideale della città, lentamente essi si danno a smuovere certi massi delle Ambe, a girarli sulle loro basi con poderosa fatica: e suscitano a poco a poco, dalle informi pietre, blocchi lavorati che vengono sovrapponendosi, in figura di colonne verso il cielo).
CORO
In quel grido si svincola
la vita dalle mani
adunche della morte.
Come da ramo secco
si spicca e vola via.
Giace il silenzio rotto
e sta spezzato il nulla;
giorno s'annuncia, brilla,
gioca sull'erba nuova,
guarda lieto le nuvole
navigare lassù.

Largo volto materno,
curvati a quest'amore
ostinato inflessibile
che si rinnova eterno;
ricevi questo impegno
di tuoi dolci figlioli
che risalgono a te.
(1) Testo tratto dal sito www.internetculturale.it


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Ultimo aggiornamento 12 ottobre 2017