Elegia eroica, op. 29

In memoria dei figli d'Italia caduti combattendo per la sua grandezza.

Musica: Alfredo Casella (1883 - 1947) Organico: 4 flauti, 2 oboi, corno inglese, clarinetto piccolo, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 6 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, grancassa, piatti, tamburo militare, tamtam, xylofono, celesta, arpa, archi
Composizione: 1916
Prima esecuzione: Roma, Teatro Augusteo, 21 gennaio 1917
Dedica: Alla memoria di un Soldato morto in Guerra
Guida all'ascolto (nota 1)

Questo testo è tratto dal programma di sala della prima esecuzione assoluta del brano.

Alfredo Casella è nato a Torino il 25 luglio 1883; figlio di un professore a quel Liceo. Studiò dapprima pianoforte colla madre. Poi, per consiglio di Martucci, andò a Parigi nel 1896, e fu allievo di Diémer al Conservatorio, uscendone nel 1899 col primo premio.

In composizione fu alunno di Fauré. Sue opere principali sono: (per orchestra) due sinfonie, una Suite, una rapsodia Italia, un «Prologo per una tragedia»; (per teatro) una commedia coreografica in due atti: Il convento veneziano (inedita); oltre a molta musica da camera, pianistica e vocale. Ricordiamo inoltre la lirica Notte di Maggio da lui stesso diretta due anni or sono all'Augusteo, e le quattro recentissime liriche - cantate a S. Cecilia da Clare Croiza - L'adieu a la vie, su parole del poeta indiano Rabindranath Tagore.

Casella, che per tre anni era stato professore di un corso superiore femminile di piano al Conservatorio di Parigi, è venuto l'anno scorso ad occupare una delle cattedre di pianoforte nel Liceo musicale della R. Accademia di Santa Cecilia.

In questo poema sinfonico egli ha inteso esaltare la memoria dei nostri fratelli caduti nell'ultima guerra dì indipendenza italiana; ed esprimere, a traverso la sua sensibilità, il sacrificio, il dolore, l'amarezza di cui sarà frutto la Vittoria.

Il lavoro si suddivide in tre parti: la visione immaginaria di un grande popolo celebrante il rito funebre dei suoi Eroi; il duolo crudele e sconfinato delle madri, delle vedove, degli orfani; infine la calma e la rassegnazione necessaria nel nome della Patria, alla quale l'autore volle dare - nella berceuse ultima - una figura idealmente materna.

L'autore dichiara, per ciò che riguarda i mezzi tecnici, che nella Elegia eroica egli si è ispirato ai criteri dell'arte più giovane: di quell'arte cioè che vuole oggi contrapporre all'impressionismo una tendenza assai maggiormente preoccupata di energia dinamica, di sobria robustezza, di fermezza lineare.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Teatro Augusteo, 21 gennaio 1917


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Ultimo aggiornamento 27 luglio 2012