L'aspirazione di Casella a un teatro non realistico si realizza nella Donna serpente op. 50 (1928-31), tratta dalla fiaba omonima di Carlo Gozzi, in un clima fantastico che vive nell'alternanza irrisolta tra tragico e comico, dove l'ironia e il distacco che preserva da qualsiasi coinvolgimento emotivo sono occasione per l'esercizio di una contaminazione stilistica, condotta col gusto del gioco musicale. Anche per questo il centro di ispirazione dell'intera opera è la musica, libera di imporre le proprie forme e le proprie fantasie, anche al di là del canto e del gesto scenico. Sono, questi, momenti solo strumentali che Casella ha raccolto in due serie autonome di pezzi, nelle quali si ritrovano i luoghi tipici del suo stile giocoso: la berceuse dello stupefatto sogno di Altidor, il dinamismo ora comico (Sinfonìa, Preludio) ora solo ironicamente corrusco (Battaglia), la marcia (Marcia guerriera). La prima rappresentazione della Donna serpente ebbe luogo il 17 marzo 1932 al Teatro Reale dell'Opera di Roma, sotto la direzione dell'autore.