Non metteremmo questa Sinfonia - etichetta che va intesa nel senso che le attribuiva il '60Ò di composizióne per strumenti - fra le pagine salienti, di Casella. Il suo posto è semmai fra le più indicative: come un biglietto da visita può confermare la memoria di un volto. Fu scritta immediatamerite dopo i Due Ricercari sul nome Bach (1932) per il primo decennale della League of Composers di New York e la parte centrale venne ripresa dall'autore e debitamente ampliata come l'Aria del trittico sinfonico Introduzione Ària e Toccata. Riutilizzazione ben comprensibile con quella sua «melodia di testa» per dirla con Mila e in realtà - da quando la voce del violoncello viene via via ripresa dal clarinetto e dalla tromba -, di polimelodia, grave, riservata sensibilizzata attraverso il combinarsi astratto delle linee come il musicista ne va inventando e perfezionando in quegli anni. Ma allo stesso modo si sarebbe potuto procedere con il Largo dell'inizio, che alterna la solennità massiccia ad agretti disegni ben noti alla logica dell'autore della Giara. E così pure con lo scanzonato burlesco dell'Allegro molto vivace dove è uno scorcio della gioconda, quasi ballettistica tipologia dei finali caselliani. Si può dire che la Sinfonia sta all'arte del compositore piemontese come un disegno in quattro colpi di lapis sta a un ritratto. E nondimeno il musicista è lì di fronte a noi, il più avventuroso, e il più affezionato a quella linea dell'80 come a una posizione di vedetta e di marcia.
Emilia Zanetti