La Sonata a tre di Casella fu eseguita la prima volta al Festival veneziano del 1938. In quell'occasione compilammo la nota illustrativa che qui riportiamo in parte.
«Non si deve commettere l'errore di considerare con meno impegno la prima produzione di Casella. Perché, in tal modo, oltre che quella del musicista, si rischia di non cogliere la fisionomia totale del periodo artistico che s'inizia col nuovo secolo. Tanto per dire che se la nostra stagione artistica trova un suo centro nello sforzo, comune agli artisti che veramente la rappresentano, di costituire un nuovo vocabolo, attraverso l'invenzione e la reinvenzione della parola, l'apporto di Casella, a tale costituzione, è, sul piano della musica europea, di prima importanza. Su quello della musica italiana, poi, è addirittura determinante, come spinta decisiva a superare, anche, il provincialismo post-melodrammatico. L'aver indirizzata la sua quotidiana fatica in un senso tutt'altro che ambizioso, ma quasi artigianale, rappresenta un bell'esempio di modestia e di moralità. Ma il maggior titolo di Casella, per noi italiani, è quello di averci restituita una nostra musica strumentale. Con lo semplicità propria ad ogni suo atto, Casella doveva trovare, dopo lo strumentalismo germanizzante di Martucci, la via giusta: riallacciarsi alla tradizione strumentale italiana del Sei-Settecento. Semplicità, è vero, difficile: perché oltre che rivivere lo spirito di quella tradizione, bisognava disporre, per continuarla, di uno strumento tecnico vergine: che si differenziasse, cioè, da quello usato dai romantici e post-romantici».
La prima parte di questa Sonata si compone di una introduzione di carattere cupo a massiccio, alla quale segue un Allegro concitato e drammatico in forma libera ma organica, per concludersi con una ripresa dell'introduzione. L'Andante è un brano di carattere dolce e sereno traversato da un episodio lievemente agitato. Il finale è una giga allegra alquanto popolaresca. L'opera è dedicata a Goffredo Petrassi.