Quintetto in mi minore


Musica: Luigi Cherubini (1760 - 1842)
  1. Grave assai. Allegro comodo
  2. Andante (do maggiore). Poco animato. Tempo I
  3. Scherzo: Allegro ma non troppo (sol maggiore)
  4. Finale: Allegro
Organico: 2 violini, viola, 2 violoncelli
Composizione: 30 luglio - 28 ottobre 1837
Edizione: Breitkopf & Hàrtel, Lipsia, 1890
Guida all'ascolto (nota 1)

La fama di Cherubini è legata alla sua attività di compositore di opere teatrali e di musica sacra, anche se non va sottovalutata la sua produzione strumentale con i sei Quartetti per archi, alcuni dei quali recensiti con parole lusinghiere dallo stesso Schumann, il Quintetto per archi in mi minore, scritto nel 1837, le ouvertures operistiche e l'unica Sinfonia in re, composta a Londra per un concerto che il musicista vi diresse nel 1815.

Compositore di solida preparazione tecnica e di forte temperamento creativo, Cherubini è stato giudicato in modo diverso dai musicisti e dalla musicologia: alcuni lo hanno considerato un artista geniale e di altissimo valore; altri lo hanno ritenuto un musicista accademico, freddo e poco innovativo. Una terza corrente di opinioni ha cercato di mediare tra le tesi avverse, contribuendo ad una rivalutazione sostanziale del musicista, che proprio negli ultimi trent'anni ha goduto di un'attenzione maggiore da parte degli Enti lirici, specie dopo la popolarità conquistata dalla Medea nelle interpretazioni di Maria Callas. È chiaro che un artista come Cherubini merita di essere conosciuto di più per le sue qualità drammatiche e per quel senso anticipatore di tante idee romantiche, apprezzate da Beethoven, estimatore del musicista fiorentino (più volte viene citata la sua frase scritta a Cherubini: «Vous resterez toujours celui de mes contemporains que je l'estime le plus»). Al di là del giudizio complessivo sulla sua opera teatrale, va sottolineata l'elegante scorrevolezza del linguaggio strumentale e l'equilibrata coesione fra contrappunto e melodia, secondo gli schemi di un nobile e pensieroso classicismo.

Il Quintetto per archi in mi minore è un pezzo quasi sconosciuto di Cherubini, appartenente all'ultimo periodo della sua attività; è stato recentemente riesumato dal Quintetto Boccherini, che ne trovò per caso una copia a Berlino in un negozio di musica usata. Il primo tempo si apre con una breve introduzione (Grave assai) cui segue un vivace Allegro comodo i cui temi sono proposti dai cinque strumenti in un'alternanza di situazioni ora melodiche e ora ritmiche. Di grande espansione cantabile è l'Andante, di tono vagamente religioso; dopo un gioco di variazioni si riaffaccia l'atmosfera iniziale che si spegne su un pianissimo. Lo Scherzo dal nucleo tematico a rapide scale ascendenti ha un carattere di danza e nel Trio assume un aspetto rustico con suoni di cornamusa. Il Finale si esprime con un ritmo brillante e incisivo che tocca momenti di spigliato virtuosismo. Nella parte centrale si snoda un Larghetto, quasi un minuetto lento, e il tutto si conclude con una coda di travolgente tensione ritmica.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 18 maggio 1990


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Ultimo aggiornamento 6 febbraio 2016