Due notturni per pianoforte, op. 62, BI 161, CI 124/125


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
  1. si maggiore: Andante
  2. mi maggiore: Lento
Organico: pianoforte
Composizione: 1846
Edizione: Brandus, Parigi, 1846
Dedica: Mlle de Könneritz
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

I Notturni in si maggiore e in mi maggiore dell'opera 62 appartengono all'ultima produzione chopiniana e furono composti nel 1846. Stilisticamente si ricollegano alla Polacca-Fantasia op. 61 e riflettono una delicatezza e intimità di sentimento in linea con quella assorta poesia di accordi magici, tipici del lirismo nobile e puro del compositore. Nel primo, in si maggiore, c'è una concentrazione espressiva intensa fra trilli, appoggiature, arpeggi e abbellimenti molto decorativi, mentre nel secondo, in mi maggiore, si staglia dal gioco contrappuntistico un senso di misteriosa contemplazione di un mondo irreale e immaginario.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

I 2 Notturni op. 62 furono pubblicati nell'autunno del 1846 a Londra da Wessel, a Parigi da Brandus e a Lipsia da Breitkopf & Härtel, con dedica a «Mademoiselle R. von Könneritz», una sua allieva. In realtà Chopin doveva averli iniziati circa un anno e mezzo prima, perché quando nell'estate del 1845 l'amico Auguste Leo e il musicista tedesco Julius Stern gli chiesero di inviare a Berlino delle nuove musiche per farle pubblicare dalla casa editrice del padre di quest'ultimo, la Stern & Co., il compositore si disse indeciso fra tre Mazurke e due Notturni. La scelta cadde poi su tre Mazurke (pubblicate come op. 59), ma il fatto che Chopin nel luglio del 1845 avesse preso in considerazione l'ipotesi di offrire a un editore due nuovi Notturni (i due dell'op. 62, appunto) dimostra inequivocabilmente che già a quell'epoca essi dovevano essere ben più che abbozzati.

Dopo due suggestive battute che creano un clima di sospensione, il Notturno in si maggiore op. 62 n. 1 (Andante) si presenta più complesso già nella sua prima parte (A), a sua volta strutturata in tre parti (a-b-a'): la prima, basata su una melodia dolcemente cantabile, ma sorretta da un tessuto contrappuntistico più denso, la seconda su una serie di delicati arabeschi discendenti alla mano destra, sostenuti da un ansimante andamento sincopato della mano sinistra (che preannuncia quello della parte centrale del brano), e interrotti bruscamente alla battuta 26 da una gelida volata di quarantadue note che squarcia come un lampo la tastiera in senso ascendente e discendente per lasciar posto al ritorno della melodia iniziale. La parte centrale del Notturno (Sostenuto) è basata su una lunga melodia alla mano destra accompagnata da continue sincopi alla sinistra che le conferiscono un senso di oscillazione e ambiguità acuito dall'iridescenza delle continue modulazioni. Le sincopi scompaiono, l'atmosfera si va calmando e si prepara il ritorno di A' (Poco più lento), la cui melodia viene esposta sorprendentemente tutta da trilli, usati non virtuosisticamente ma come puro effetto timbrico, che poi si fondono a volate e arabeschi vari. Con una lunga coda (A tempo primo) in cui ricompaiono ancora una volta i leggeri arabeschi sorretti dalle sincopi, il Notturno si va spegnendo fra rifrazioni sempre più tenui.

Il Notturno in mi maggiore op. 62 n. 2 è basato sul contrasto più netto fra la prima parte (Lento) - una calma melodia attraversata da una malinconia stanca e rasserenata, sostenuta sommessamente da un regolare andamento di marcia in quattro tempi simile a quello già usato nel primo Notturno delle op. 37, 48 e 55 - e la seconda, un breve e angosciato Agitato di somma sapienza contrappuntistica in cui ogni nota sembra stillare dolore, un dolore reso ancora più insostenibile proprio dal controllo quasi pacificato con cui viene esternato. Molte altre volte nella sua musica Chopin aveva espresso il suo dolore con rabbia, opponendoglisi come a qualcosa di altro da sé con tutto il fiato che aveva, giungendo talvolta, come nell'ultimo dei Preludi op. 28, a un vero e proprio "urlo"; ora, pur continuando a sentire quel dolore, Chopin lo ha ormai riconosciuto e accolto in sé e ha capito che per esprimerlo non occorre alzare la voce. Il passaggio fra queste due sezioni contrastanti e la netta contrapposizione fra i loro caratteri vengono anch'essi stemperati dalla presenza di uno scorrevole episodio di poche battute dal carattere sognante e quasi improvvisativo; questo episodio torna ancora alla fine del Notturno provocandone, più che la fine, la graduale scomparsa.

Carlo Cavalletti


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 11 dicembre 1987
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 21 ottobre 1990


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Ultimo aggiornamento 12 aprile 2015