Grande polacca brillante per pianoforte e orchestra preceduta da un Andante spianato per pianoforte solo, op. 22


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
  1. Andante spianato: Tranquillo (sol maggiore)
  2. Polacca: Allegro molto. Meno mosso (mi bemolle maggiore)
Organico: pianoforte solista, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, tromba, timpani, archi
Composizione: settembre - ottobre 1830 (Polacca)
Prima esecuzione: Parigi, Salle de Concert du Conservatoire Nationale de Musique, 26 aprile 1835
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1836
Dedica: Mme la baronne d'Este
Guida all'ascolto (nota 1)

«Ho scritto solo per il pianoforte. Questo è il mio terreno, quello su cui mi sento più sicuro»: così disse Chopin alla contessa Delfina Potocka, affettuosa amica del compositore che spesso le confidava le sue confessioni artistiche, colei che volle rivedere, morente, perché cantasse un'ultima volta per lui. La sua produzione riguarda settantaquattro opere numerate più dodici senza numero d'opus. Esse comprendono i due Concerti con orchestra, op. 11 in mi minore e op. 21 in fa minore; e ancora con orchestra: le Variazioni op. 2 sul duetto "Là ci darem la mano" del Don Giovanni di Mozart, il rondò da concerto Krakowiak op. 14 e l'Andante spianato e Grande Polacca brillante op. 22. Inoltre tre sonate, fra cui l'op. 35 dove figura la celebre "Marcia funebre"; quattro Ballate; sedici Polacche; cinquantanove Mazurke; ventisei Preludi; ventuno Notturni; venti Valzer; un Bolero; una Tarantella; una Berceuse; tre Écoissaises; la Polacca-Fantasia op. 61; cinque Rondò; quattro Scherzi; tre Variazioni; ventisette Studi (i dodici dell'op. 10, i dodici dell'op. 25, i tre composti per la grande "Méthode des méthodes" di Moscheles e Fétis), il Trio con pianoforte dell'op. 8 e pochi altri pezzi anche con violoncello. In tutti questi lavori Chopin ha riversato a piene mani la poesia del "fiore azzurro", secondo la definizione di Novalis la quale esprime la speciale disposizione del cuore umano a sentirsi felice tanto nel sacrificio quanto nel godimento, tanto nel sogno quanto nella realtà; la poesia che dà la preferenza al presagire piuttosto che al sapere, la poesia che sorride e canta anche tra le lacrime.

Se si volessero sintetizzare in breve le caratteristiche dello stile pianistico chopiniano si può dire che due sono gli aspetti fondamentali presenti nelle composizioni di questo musicista: anzitutto il cosiddetto "tempo rubato" su cui è intervenuto autorevolmente lo stesso Liszt, testimone delle interpretazioni di Chopin sulle proprie musiche pianistiche. «Tutte le composizioni chopiniane - così Liszt - devono essere eseguite con quel tentennamento accentuato e prosodico, e con quella morbidezza, la cui ragione difficilmente si svela quando non s'abbia avuto occasione di udirle sovente. Chopin sembrava preoccupato di rendere evidente questa sua maniera di esecuzione, specialmente di comunicarla ai suoi connazionali ai quali egli, più che ad altri, desiderava trasmettere il calore interno della sua commozione». L'altro elemento è dato dal dinamismo interiore da cui le opere chopiniane traggono vitalità attraverso le diverse gradazioni nel passaggio dal forte al piano e viceversa, per contrasto o per sfumatura, così da realizzare quella tensione psicologica ed emozionale di forte espressività romantica, pur nella mutevolezza degli accenti dinamici del linguaggio pianistico.

Tali indicazioni stilistiche si possono cogliere anche nell'Andante spianato e Grande Polacca brillante op. 22 in mi bemolle maggiore, composti nel 1832 e caratterizzati dalla fusione tra due momenti musicali psicologicamente contrapposti. L'Andante spianato era stato concepito inizialmente come un Notturno per il suo tono sentimentale e crepuscolare, ma successivamente l'autore pensò di accostarlo all'estroversa vivacità della Polacca, a mò di introduzione. La Grande Polacca fu composta probabilmente, verso la fine del 1830 con l'intenzione da parte del musicista di creare un pezzo per pianoforte e orchestra. Infatti il lavoro fu eseguito con successo nella sala dei concerti del Conservatorio di Parigi il 26 aprile 1835: al pianoforte l'autore e l'orchestra diretta da Francois-Antoine Habeneck. L'accompagnamento strumentale però ha un valore di semplice supporto alla parte pianistica, tanto è vero che abitualmente la Grande Polacca viene presentata nella versione per pianoforte solo, contraddistinta da quel fuoco ritmico di trascinante ardore, tipico della polacca chopiniana, pur senza toccare la geniale sublimazione delle più celebri pagine scritte dal compositore negli anni della maturità. Il virtuosismo ha un ruolo di prim'ordine e appartiene allo Chopin più autenticamente sincero e coerente con se stesso.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 19 febbraio 1988


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Ultimo aggiornamento 11 aprile 2012