Scherzo n. 1 in si minore per pianoforte, op. 20, BI 65, CI 197


Musica: Fryderyk Chopin (1810 - 1849)
Organico: pianoforte
Composizione: 1831 - 1832
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1835
Dedica: Thomas Albrecht
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

L'edizione inglese dello Scherzo in si minore op. 20, indicato Presto con fuoco appare con il titolo di Banchetto infernale. Un allievo di Chopin, Karol Mikuli, ricorda che "il Maestro continuava a stringere il tempo prima della Coda, di modo che l'opera culminava in un angosciante parossismo".

Le orecchie del tempo ascoltavano Chopin con stupore, sgomenti: per l'ampiezza delle violenze dinamiche, il frequente, repentino mutare dell'atmosfera narrativa, la libertà delle invenzioni armoniche, evidentissima all'avvio del primo dei suoi quattro Scherzi. La poetica dei contrasti irrisolti e coesistenti traccia qui il proprio apogeo: il passaggio dalla Berceuse del Molto più lento al conclusivo Risoluto e sempre più animato, nella sua perfetta organizzazione, appare involontario come un flusso di coscienza che, mentre procede, trattiene quello che è stato e mentre sta per svanire, tenta di persistere. Echi di canti natalizi polacchi, che affiorano e si bloccano, dolcemente ossessivi, carezzevoli, sempre più piano, sopraffatti da un primo accordo secco e acuto, da un secondo al grave, da un'onda di suono che li porta via con sé. Non aveva alcun bisogno delle scene, dei costumi, dell'evidenza del gesto teatrale: la drammaturgia chopiniana è scritta per le due mani.

Sandro Cappelletto

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Edito nel 1835, lo Scherzo in si minore pare risalga a cinque anni prima, e sia quindi collegato alle visioni epiche e traumatiche della caduta di Varsavia. Esso conta fra le pagine più laceranti, byroniane, dì Chopin, e le novità folgoranti del suo pianismo narrativo gli assicurarono immediatamente un eccezionale successo. La forma beethoveniana è qui stravolta dalla sua compostezza dialettica. Il ritmo spinto al parossismo non è che una armonizzazione a fitte note di passaggio, potremmo dire a cluster, di un appello scandito dal basso. Lo stesso principio su cui è costruito lo studio n. 11 dell'op. 25. La sezione centrale dello Scherzo in si minore conta fra le più amate idee melodiche di Chopin.

Gioacchino Lanza Tomasi

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Lo «Scherzo» chopiniano è totalmente differente dallo «Scherzo» in cui s'articola uno dei movimenti della Sonata tradizionale. Esso si apparenta, piuttosto, alla natura dell'«Improvviso» o del «Capriccio», per il suo carattere dinamico, per l'accentuazione del febbrile impulso ritmico e per l'impeto di scaturigine da cui è animato. Si sbaglierebbe, tuttavia, chi volesse legare un tal genere compositivo, in Chopin, all'idea di «levità», di gioco e sorriso che, pure, è insita nel termine stesso: negli «Scherzi», al contrario, il compositore polacco s'abbandona alla réverie dolente o nostalgica o alla fosca visione drammatica. Lo «Scherzo n. 1 in si minore, op. 20» fu definito, appunto, un dramma in embrione. Esso fu composto a Vienna, nel 1831 (ivi Chopin, che aveva lasciato la Polonia da poco, fu colto dalla notizia dell'insurrezione contro la dominazione straniera) e pubblicato nel 1835. Secondo la supposizione di Zdzislaw Jachimecki, la prima idea della composizione sarebbe balenata, nella mente dell'autore, mentre disperato s'aggirava, la notte di Natale, dentro le fosche navate di S. Stefano. A un certo momento la sua angoscia fu addolcita dal risonare, nella sua memoria, delle soavi note della melodia polacca: «Lulajze lezuniu» («Dormi bambino Gesù»). Lo «Scherzo, op 20» inizia (Presto con fuoco) con due accordi in «fortissimo» che rintronano come scoppi di collera e d'esecrazione, generando (per dinamogenia direbbero Bourgués e Denéréaz) un incontenibile straripare di crome, sostenute dal minaccioso brontolìo di un disegno di basso. L'episodio seguente, «Molto più lento», su un ritmo di ninna-nanna, utilizza il canto natalizio di cui si è parlato sopra, introducendo una parentesi di calma estatica e contemplativa. Riaffiora, quindi, la tempestosa frase iniziale, seguita da una coda concepita all'insegna del moto più precipite e gagliardo.

Vincenzo De Rito


(1) Testo tratto dal programma di sala del concerto dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 11 gennaio 2008
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 5 maggio 1976
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Palazzo dei congressi, 11 giugno 1974


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Ultimo aggiornamento 10 gennaio 2020