Billy the Kid

Suite dal balletto

Musica: Aaron Copland (1900 - 1990)
  1. Introduction: The Open Prairie - Lento maestoso
  2. Steet in a Frontier Town - Moderato
  3. Mexican Dance
  4. Prairie Night - Molto moderato
  5. Gun Battle - Allegro
  6. Celebration (after Billy's capture) - Allegro
  7. Billy's Death - Lento moderato
  8. The Open Prairie again
Organico: 2 flauti (2 anche ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, glockenspiel, xilofono, piatti, sonagli, triangolo, guiro, woodblock, frusta, grancassa, tamburo, arpa, pianoforte, archi
Composizione: 1938
Edizione: Boosey & Hawkes, New York, 1941
Guida all'ascolto (nota 1)

La posizione di Copland è molto importante per capire il significato e l'evoluzione della musica americana negli ultimi Quarantanni, specie nel periodo intorno alla seconda guerra mondiale. Egli ha utilizzato testi e temi della musica folclorica del suo paese e li ha rielaborati e fusi con i ritmi del jazz e del ragtime, dimostrando una sicura e brillante fantasia creatrice. In questo senso sono indicativi delle particolari scelte di campo di Copland i suoi tre balletti più eseguiti: «Rodeo», scritto nel 1942 e centrato sulla storia di una cow-girl ribelle e indomabile, «Appalachian Spring», composto nel 1943-'44 per la danzatrice americana Martha Graham e ambientato nel mondo contadino della Pennsylvania dei primi anni del Novecento (ci sono motivi di canzoni popolari ispirate ad una vecchia setta religiosa conosciuta con il nome di Shakers) e «Billy the Kid», che risale al 1938 e narra la vita drammatica e violenta di un famoso fuorilegge divenuto simbolo dell'America dei pionieri.

Lo stesso Copland nel 1939 ha ricavato la suite orchestrale oggi dalla partitura del «Billy the Kid», in cui non mancano melodie di cow-boys, come la notissima «Bury Me Not on the Lone Prairie» (Non seppellitemi nella prateria solitaria) e ritmi di danza messicana (il jarabe), usati per ambientare la scena in una città di frontiera. Inoltre si avverte in questo ultimo balletto di Copland un'abile e intelligente assimilazione di procedimenti linguistici provenienti da Stravinsky, da Ravel e da Bartók e naturalmente ben fusi e armonizzati in un discorso di straordinaria mobilità e varietà di effetti e segnato da una sigla stilistica di inconfondibile stampo americano.

Sulla partitura l'autore ha annotato: «L'azione comincia e finisce nella prateria. La parte centrale del balletto descrive i momenti salienti della vita di Billy the Kid. La prima scena è una strada in una città di frontiera. Figure familiari vi passeggiano lentamente. Dei cowboys bighellonano per la città. Delle donne messicane fanno un Jarabe che è interrotto dalla lite di due ubriachi. Attratto dalla folla che si assiepa, Billy entra in scena per la prima volta, ragazzo di dodici anni accompagnato da sua madre. La lite peggiora, la madre di Billy viene uccisa. Senza un attimo di esitazione Billy estrae un coltello dal fodero di un garzone vaccaro e pugnala gli uccisori di sua madre. La sua breve ma famosa carriera è così cominciata. In rapida successione vediamo alcuni episodi della vita di Billy: di notte sotto le stelle, gioca a carte con i suoi amici fuorilegge; viene inseguito da un comitato civico guidato dal suo ex-amico Pat Garrett, ne segue un combattimento in corsa e Billy viene catturato; si celebra la sua cattura con una sbornia generale; naturalmente il suo imprigionamento è seguito da una delle sue fughe leggendarie; stanco e sfinito Billy si riposa nel deserto con la sua ragazza ma, svegliatosi da un sonno profondo, è raggiunto dal comitato civico. E' la fine. La scena cambia in quella del Prologo. Con una ripresa del tema dei pionieri, Pat Garrett conduce i colonizzatori di nuovo verso l'Ovest».


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Basilica di Massenzio, 5 agosto 1976


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Ultimo aggiornamento 23 febbraio 2017