Fanfare for the Common Man

per ottoni e percussioni

Musica: Aaron Copland (1900 - 1990)
Organico: 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, tam-tam, grancassa
Composizione: 1942
Prima esecuzione: Cincinnati, Music Hall, 12 marzo 1943
Edizione: Boosey & Hawkes, New York
Guida all'ascolto (nota 1)

Il 4 gennaio 1924, un trafiletto appare sul quotidiano Tribune di New York: «Un Comitato deciderà che cos'è la musica americana». Un breve testo spiega: «Tra i membri della giuria figurano Sergej Rachmaninov, Jascha Heifetz, Efrem Zimbalist, Alma Gluck... La questione di sapere che cosa esattamente sia la musica americana ha suscitato enorme interesse negli ambienti musicali e Mr. Paul Whiteman sta ricevendo ogni genere di spartiti, dal blues fino alle sinfonie...». Nel 1924 Mr. Paul Whiteman (1890-1967) non ha bisogno di ulteriori presentazioni per il pubblico americano: violinista, direttore, fondatore di un'orchestra così popolare che gli fece conquistare la qualifica di "Re del jazz" (e il film omonimo racconta di lui), intende far sposare il jazz e la tradizione sinfonica. Tra i suoi meriti, certo non ultimo figurerà la scoperta di Bing Crosby.

La notizia del Tribune finirà per riguardare, appena un mese dopo, uno dei brani presentati questa sera; ma, settant'anni più tardi, la questione non ha perduto di specificità.

Diverso, certo più compromesso, è il rapporto della "musica americana" con le altre forme di spettacolo, dalla danza al cinema, e il suo porsi come fenomeno industriale; più sottili sono i diaframmi che separano i vari linguaggi, i "colti", gli "extra-colti", i commerciali; più confusi i pubblici; altri i punti di riferimento storici e nazionali, altro il concetto di avanguardia. Diversi, anche, alcuni luoghi e modalità di esecuzione: basterà pensare alla Boston Symphony Hall, al repertorio dei concerti dei Boston Pops. Altra è la connotazione ideologica della musica e del suo consumo.

Quello che ci accingiamo ad ascoltare è, orgogliosamente, testardamente, utilmente, un concerto americano - coerente e senza eccezioni, Stravinsky compreso. Democraticamente americano, come suggerisce il brano d'apertura, breve e forte quale una dedica.

Fanfare for the Common Man, per ottoni e percussioni, nasce nel 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale. Solenne e mesta trenodia in onore di quell'"uomo comune", quasi un milite ignoto, di fronte al quale l'artista si inchina. La precedente adesione di Aaron Copland agli ideali del new-deal rooseweltiano aiuta a comprendere il convincimento, in quegli anni spesso ribadito, di dover comunicare col suo pubblico e con il suo popolo. La rinuncia agli aspetti meno immediatamente persuasivi del proprio linguaggio sembra condizione irrinunciabile per raccontare, commemorare attraverso la musica gli eroi della nazione: i più illustri (Lincoln Portrait è dello stesso anno), quelli che hanno costruito il mito americano (Billy the Kid, del 1938), e gli anonimi, protagonisti anch'essi della storia e della conquista della dignità della nazione nuovissima.

Non è difficile riconoscere nei titoli del "periodo di mezzo" del maestro una semplificazione espressiva rispetto agli esordi, più spigolosi, o ai lavori successivi, certo più severi. Questa "Fanfara" si staglia con la potenza di una figura retorica, di un'orazione, scandita con cupa solennità; ma la retorica è l'arte della comunicazione. In alcune occasioni, un sigillo.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 22 aprile 1994


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Ultimo aggiornamento 18 gennaio 2017