Ciaccona, Intermezzo e Adagio

per violoncello solo

Musica: Luigi Dallapiccola (1904 - 1975)
  1. Ciaccona - Con larghezza
  2. Intermezzo - Allegro, con espressione drastica
  3. Adagio
Organico: violoncello
Composizione: 1945
Prima esecuzione: Milano, Teatro Nuovo, 26 febbraio 1946
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1947
Dedica: Gaspar Cassadó
Guida all'ascolto (nota 1)

Il linguaggio musicale di Luigi Dallapiccola è certo tra i più individualmente caratterizzati di tutto il '900 e questo a onta della dodecafonia di cui si serve. Ciò valga a riprova del fatto che, come già il sistema tonale, così anche la dodecafonia è assolutamente insufficiente di per sé a definire, non dico uno stile, ma neppure un linguaggio. Che essa rispecchia tutt'al più un atteggiamento mentale del compositore in relazione all'oggetto musicale, atteggiamento certo assai diverso dal pensiero armonico-verticale degli ultimi quattro secoli o da quello melodico-lineare dei secoli precedenti, ma altrettanto non vincolante sul piano operativo o tutt'al più vincolante in modo del tutto generico. Dallapiccola ad esempio ci dà (a differenza, poniamo, di Webern, sistematico livellatore dei rapporti verticali) una variante della dodecafonia che possiamo senz'altro chiamare armonica. Non che l'armonia imponga le sue leggi al discorso musicale, come accadeva per il passato, anzi le riceve ora come regole del giuoco seriale; ma proprio queste regole sono stabilite dal compositore in modo da soddisfare il suo «orecchio interno», che nel caso di Dallapiccola è appunto un orecchio armonico. E' quindi possibile, sia pure per questa via traversa, affermare anche per Dallapiccola il predominio dell'armonia. Di qui la penetranza della sua musica, così astratta all'analisi, così concreta all'ascolto; di qui la sua affascinante ambiguità sia sul piano tecnico (non tanto lontana, in fondo, dall'ambiguità del «contrappunto armonico» di Bach) che sul piano espressivo (certe estenuanti eufonie dallapiccoliane rischiano consapevolmente il disfacimento nel puro edonismo sonoro); di qui la presa immediata della sua potente drammaticità; di qui infine il colore originalissimo della sua scrittura strumentale, mai informata a un'ipotetica autonomia del timbro (come in tanta musica di oggi), ma sempre derivante la fisionomia timbrica dalle sue stesse strutture interne secondo un superiore concetto di armonia-timbro. Tale è in Dallapiccola la sicurezza dell'«orecchio interno», che la stessa dodecafonia non è valsa a mutarne" sostanzialmente lo stile. E' noto infatti che la produzione di Dallapiccola presenta, superficialmente almeno, una cesura, corrispondente all'adozione del metodo dodecafonico e localizzabile all'inarca negli anni intorno ai Canti dì Prigionìa (1938-41), al Mursia (1942) e alle Liriche greche (1942-45).

Mutamento di linguaggio, può darsi, ma non di stile, il quale del resto o c'è o non c'è, e se non c'è è assai improbabile che un qualsiasi metodo o atteggiamento mentale possa sostituirlo. Ma Dallapiccola non ha avuto bisogno della dodecafonia, l'ha semplicemente scelta, per delle ragioni che qui non è il caso di indagare. E dell'unità del suo stile, al di sopra delle eventuali cesure, dà una convincente prova il concerto di questa sera, il cui programma abbraccia riassuntivamente tutto l'arco della produzione dallapiccoliana dal lontano Divertimento alle recentissime Parole di San Paolo.

Ciaccona, Intermezzo e Adagio per violoncello solo, del 1945, segnano il momento culminante di quel lungo periodo di transizione che vede il progressivo affermarsi nell'opera dallapiccoliana della serialità dodecafonica con tutte le sue implicazioni armoniche, melodiche e formali. Affermando il carattere di transizione di questo periodo non s'intende affatto alludere a incertezze stilistiche e di linguaggio impensabili in Dallapiccola, che anzi sono di questi anni alcuni dei suoi più indiscussi capolavori; bensì si vuole soltanto mettere in evidenza l'annunciarsi nel suo stile di quell'antagonismo tra forze centripete di origine tonale e forze centrifughe di origine dodecafonica che costituisce la proiezione immediata sul piano tecnico della drammaticità connaturata alla musica dallapiccoliana. Del movente e del significato extramusicale di questa composizione scrive lo stesso autore (1946): «Per chi voglia e possa leggere, per chi sappia ascoltare, qualche cosa della tragica e recente esperienza potrà dire Ciaccona, Intermezzo ed Adagio per violoncello solo (soprattutto l'Intermezzo)...».

Boris Porena


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 25 marzo 1965


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Ultimo aggiornamento 16 gennaio 2016