Job, una sacra rappresentazione
in un atto per soli, voce narrante, coro e orchestra
N. 1
STORICO:
Viveva nel paese di Us un uomo giusto, retto, timorato di Dio e alieno
dal male. Il suo nome era Job.
Gli erano nati sette figli e tre figlie: possedeva settemila pecore,
tremila cammelli, cinquecento paia di buoi, cinquecento asine e molta
servitù.
E quest'uomo era il più grande dei grandi d'Oriente.
STORICO:
II giorno in cui gli angeli di Dio si presentavano innanzi al Signore,
in mezzo a loro si presentò anche Satana e Dio gli
parlò.
DIO:
Donde vieni?
SATANA:
Da girare sulla terra e dal camminare per quella.
DIO:
Che ne pensi del mio servo Job? V'è un uomo al mondo al par
di lui devoto?
SATANA:
Hai benedetto l'opera delle sue mani. Hai difeso lui e la sua casa: i
suoi beni si son moltiplicati sulla terra. Ma stendi la tua mano,
toccalo nei suoi beni ed egli ti rinnegherà.
DIO:
Ciò che possiede è in tuo potere. Risparmia
soltanto il suo corpo.
N. 2
SOPRANO:
Job! Job! I feroci Sabei d'improvviso piombati sui tuoi campi,... Job!
Job! ...tutto razziarono, tutto predarono, i tuoi servi uccisero!
Solo scampato reco a te questo messaggio di sventura!
CONTRALTO:
Job! Job! Divorando le greggi fulminando i pastori, giù dal
cielo... Job! Job! ...tremendo cadde il fuoco di Dio!
SOPRANO E CONTRALTO:
Solo scampato reco a te questo messaggio di sventura!
BARITONO:
Job! Job! In tre schiere i Caldei avanzando furiosi, rapirono... Job!
Job! ...i cammelli. I servi tuoi fedeli giaccion nel sangue!
SOPRANO, CONTRALTO E TENORE:
Solo scampato reco a te questo messaggio di sventura!
TENORE:
Job! Job! I tuoi figli e le figlie banchettavano lieti: dal deserto...
Job! Job! ...il vento, levatosi con ira fé' ruinar la casa!
SOPRANO, CONTRALTO, BARITONO E TENORE:
I figli e le tue figlie non sono più!
JOB:
Nudo uscii dal ventre di mia madre; nudo ritornerò alla
madre terra. Dio ha dato. Dio ha tolto! Che il nome di Dio sia
benedetto!
SOPRANO, CONTRALTO, BARITONO E TENORE:
Job!
N. 3
STORICO:
Allora Iddio parlò di nuovo a Satana
DIO:
Donde vieni?
SATANA:
Da girare sulla terra e dal camminare per quella.
DIO:
Che ne dici del mio servo Job? Non mi è forse rimasto fedele?
SATANA:
Pelle per pelle: a tutto si rinuncia purché il corpo sia
salvo. Ma stendi la tua mano, toccagli le ossa, la carne. Ed egli ti
maledirà.
DIO:
Il suo corpo è in tuo potere. Risparmia soltanto la sua vita.
N. 4
STORICO:
Job fu colpito dalla lebbra.
JOB:
Si disperda il giorno in cui son nato e la notte che disse: Fu
concepito un uomo! L'oscurino le tenebre e l'ombra di morte;
lo investan le calìgini; gli eclissi gli faccian paura! Sia
solitaria quella notte: in essa non s'odano canti.
Si disperda il giorno in cui son nato: Dimmi, dimmi, mio Dio, in che ho
peccato!
ELIFAZ:
Ascolta, Job. Nel terrore di un sogno, un alito passò sul
mio volto e ne rabbrividì.
Un'immagine che non riconobbi al sembiante, ristette... ed al mio
orecchio sussurrò:
Beato l'uomo cui corregge Iddio. Non c'è morte senza peccato
né sofferenza senza colpa.
JOB:
Sono coperto di vermi e di croste terrose: amico Elifaz di' pure che il
corpo di Job ti fa ribrezzo...
BALDAD:
Odimi, Job. Quando il signore alterò la giustizia? Chi
può scrutare nella sua saggezza? Puoi tu affermar di non
averlo offeso coi tuoi pensieri, coi tuoi desideri? Pentiti! Job!
BALDAD ed ELIFAZ:
Con umil cuore chiedi a Dio perdono... In te pentito tornerà
la pace... Non c'è morte senza peccato né
sofferenza senza colpa.
Ti pentì, Job!
JOB:
Volli vedervi, amici, vi chiesi conforto; ma la vostra, mio dolce
Elifaz, mio fedele Baldad, no, non è pietà!
Pietà, pietà!
ZOFAR:
Assai dicesti. Job; ma se il Signore ch'è Signor di
giustizia t'ha colpito, invan protesti l'innocenza tua.
Agli occhi dei mortali, con astuzia, tu riuscisti a nascondere i tuoi
falli: non all'occhio di Lui che tutto vede.
ELIFAZ, BALDAD E ZOFAR:
Ti batti il petto e chiedi grazia a Dio... Con umil cuore chiedi a Dio
perdono... In te, pentito, tornerà la pace...
Non c'è morte senza peccato né sofferenza senza
colpa. Ti pentì, Job! Ti pentì!
JOB:
lo ti grido. Signore, se tu sei Giustizia di' a quest'uomo che geme
perché lo colpisci! Pietà, pietà!
N. 5
JOB:
Chi mi darà ch'io ritorni qual'era nei mesi antichi,
qual'era nei giorni della mia giovinezza, quando Iddio stava con me,
nella mia tenda, segretamente?
Quando splendeva il lume sul mio capo e alla sua luce camminavo fra le
tenebre? Un patto avea concluso coi miei occhi di non fissare vergine
alcuna:
poveri, vedove sanno qual fu la mia pietà! Se vidi un
infelice senza veste tremar per freddo, lo riscaldò la lana
dei miei agnelli. Nell'oro mai riposi la speranza, e Sole o Luna mai
non adorai. Perché gli empi continuano essi a vivere forti,
felici, fino alla vecchiaia? Cantano, danzano al suono dei cimbali, e
la mano di Dio non li tocca.
Perché su lor non piomba la ruina?
Perché non sono come paglia al vento, come pula in
balìa dell'uragano? Questo, tutto questo dico io, io. Job.
Jahveh, rispondimi.
N. 6
DIO:
Chi è costui che oscura il consiglio con parole prive di
senno? Cingiti, come prode i fianchi: t'interrogherò. E
ammaestrami.
Dov'eri tu quand'io fondava la terra? Rispondimi. E chi rinchiuse con
porte il mare quando erompendo uscì dal grembo immenso?
Job! Rispondimi! Dimmi, per tuo volere spunta forse l'aurora e nasce il
giorno? O forse per tuo volere la nera notte cala?
Il Leviathan, i mostri, il sole, le acque, i monti, gli abissi, il
fuoco, le nubi, il vento, forse creato hai tu?
Hai forse il braccio così forte come il mio? Può
la tua voce come la mia tuonare?
Dov'eri quando cantavano le stelle del mattino e insieme giubilavano i
figli di Dio?
Job! Job! Rispondimi, o uomo!
N. 7
JOB:
Signore, Signore, molto di Te finora avevo udito. Signore, Signore,
oggi al fine il mio occhio T'ha veduto. Job si disapprova, Job si
pente, nella polvere e nella cenere.
STORICO:
E Iddio restituì Job pentito al suo primiero stato: e
vennero a trovarlo tutti i suoi fratelli e tutte le sue sorelle e tutti
i conoscenti. E Iddio benedisse gli ultimi giorni di Job più
dei primi: sicché raddoppiò i suoi beni. Ebbe
ancora sette figli e tre figlie, né si trovarono in tutto il
paese donne belle come le figlie di Job.
(1)
Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 31 gennaio 2004
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Ultimo aggiornamento 12 aprile 2013