Le Tre Laudi di Dallapiccola, i cui testi sono tratti dal «Laudario dei Battuti di Modena del 1266», furono eseguite per la prima volta a Venezia nel 1937: Festival Internazionale di musica, Teatro Goldoni, direttore Nino Sanzogno, soprano Ginevra Vivante.
L'orchestra da camera che fa da impalcatura tìmbrica alla voce solista è composta da flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, tromba, saxofono contralto, arpa, pianoforte, violini, viole, violoncelli, contrabbassi. L'essenzialità «quantitativa» dell'apparato strumentale non esclude - anzi probabilmente lo rende ancor più meticoloso e circostanziato - l'impiego di quelle didascalie che Dallapiccola adotta sistematicamente come «artificio» atto a condizionare, con maggior precisione possibile, le scelte degli interpreti (dalla voce solista agli strumenti di cui si è detto). Per dare un'idea di questa specie di «condizionamento preventivo», basterà citare alcune delle numerosissime annotazioni segnate in partitura. Nelle prime battute del componimento, ad esempio, le entrate ad «imitazione» canonica e ravvicinatissima della linea melodica del flauto e del clarinetto (solisticamente dominante sulla tenue sonorità generale) portano, a margine, le seguenti didascalie: «Il Flauto respirerà esattamente nei punti indicati: i suoni armonici del Contrabbasso renderanno meno evidente la spezzatura della frase»: e alla battuta successiva: «Il Clarinetto respirerà esattamente nei punti indicati: i suoni armonici del Violoncello renderanno meno evidente la spezzatura della frase». Ancora, in una scelta esemplificativa ovviamente sommaria: «Pianissimo e semplice, ma con profonda espressione» (annotazione che precede la melodia del Canto associata alle parole «Altissima luce con grande splendore...», a livello di un condizionamento della drammaturgia vocale al quale Dallapiccola si impegna, generalmente, con attenzione anche maggiore e meditata rispetto alle didascalie che accompagnano la scrittura strumentale). Poi, all'inizio della seconda Lauda, il sintetico «marcato» degli archi e dei fiati che viene qualificato come «martellato» nella percussiva sonorità del pianoforte; la rapida digressione fonico-intensiva dell'episodio - sempre nella seconda Lauda - che coincide con la linea vocale di «Allégrate in cortesia...» (qui la scrittura strumentale regredisce rapidamente dal robusto accento dell'attacco attraverso un rapidissimo «diminuendo», le cui caratteristiche vengono precisate dall'annotazione «ma molto marcato e pesante», destinata a qualificare, in particolare, l'ossessiva immutabilità del pedale «accentuato» segnato nella parte del corno e del pianoforte). Nella terza Lauda, una segnatura nettamente rilevata è quella che figura nella battuta iniziale (qui si passa dal «condizionamento» timbrico riferito alla maniera di articolare una determinata proposizione musicale alla «qualificazione» intensiva di tipo esplicitamente espressivo: «sostenutissimo, drammatico» secondo quanto raccomanda la didascalia): suggerimento «grafico», quest'ultimo, che ricompare nell' episodio centrale («Tenebroso») della terza Lauda e, infine, nelle battute conclusive del componimento, gradualmente descrescenti dal «forte drammatico» (che conclude la proposizione poetica «A penitenzia retornare...») al «lamentoso » e al « perdendosi » entro cui si dissolve (nel suono «lasciato vibrare» del pianoforte) la partitura delle Tre Laudi.
Giovanni Ugolini