Ulisse

Opera in un prologo e due atti

Testo del libretto (nota 1)

PROLOGO

PRIMO EPISODIO (CALYPSO)

Tratto di spiaggia sull'isola Ogigia. Vasto orizzonte.
Calypso è sola sulla scena e sta guardando lontano.
CALYPSO
Son soli, un'altra volta, il tuo cuore e il mare
desolata ti piange Calypso. La dea senza amore.
Ti rivelasti a me mormorando in profondo sopore:
Guardare, meravigliarsi, e tornar a guardare.
Compresi. Era menzogna la nostalgia del figlio,
della patria, del vecchio padre, della tua sposa:
era menzogna il pianto che ti scendea dal ciglio
rigandoti le guancie e le vesti. Altra cosa
cercavi e tal che mai mi riuscì penetrare.
Guardare, meravigliarsi, e tornar a guardare.
Immortal ti volevo. Ulisse. Tale sorte
non accettasti. A che il tuo cuore aspirava?
Che bramare può l'uomo se non sfuggir la morte?
Quanto mistero nello spirito che anelava
Guardare, meravigliarsi e tornar o guardare.
Son soli, un altra volta, il tuo cuore e il mare.

Cambiamento di scena

SECONDO EPISODIO

INTERMEZZO SINFONICO (POSIDONE)

TERZO EPISODIO (NAUSICAA)

Spiaggia sull'isola dei Feaci. Boscaglia nel fondo.
Le Ancelle, che hanno appena finito di lavare e di esporre al sole varie tuniche multicolori, con grida di gioia si apprestano al gioco della palla. Nausicaa è sdraiata sulla spiaggia, in disparte, quasi assente.

(Il gioco della palla si svolge, intercalato da grida di gioia delle Ancelle. Finito il gioco, queste si volgono a Nausicaa).
ANCELLE
Nausicaa! Nausicaa!
I ANCELLA
Tu, la più gaia e ciarliera fra noi,
come e perché quest'oggi
sei così appartata e silenziosa?
NAUSICAA
Amiche, ho fatto un sogno così strano...
Ne son felice, ma tanto turbata ...
II ANCELLA
Turbata perché mai?
NAUSICAA
Tu m'apparivi
bel sogno e m'annunciavi
prossime nozze..
ANCELLE
Nausicaa! qual sogno
I ANCELLA
Come può un sogno sì bello turbare?
NAUSICAA
Ho veduto lo sposo in sogno
e m'ha parlato ...
I ANCELLA
Quale egli era dei nobili Feaci?
NAUSICAA
Non era uno dei nostri ...
ANCELLE
Era un eroe?
Un principe?
I ANCELLA
Era un Re?
NAUSICAA
(Trasognata)
Non so chi fosse
I ANCELLA
Non sai chi fosse ... E quale aspetto aveva?
NAUSICAA
Occhi fondi. provati dal dolore.
un volto che sembrava quel d'un Dio
avea l'uomo venuto a me dal mare.
Guardava al cielo, in alto, interrogante.
Chi era? Che cercavo? "O creatura.
- mi disse - luce sei che squarcia un velo
di fitte nubi; bianco giglio sei
sull'acque in furia: vollero gli Dei
far di te rosa sorta in mezzo al gelo
d'inverno". Tutto intorno la natura
taceva Ed io tacevo, trepidante.
Ero così felice di sognare.
Scomparve. Non ci fu neanche un addio,
Ditemi, amiche, è forse ciò l'amore?
(Rimane assorta)
ANCELLE
(cercando di richimare Nausica alla realtà)
Nausicaa! Nausicaa!
I ANCELLA
Strana, fanciulla. la tua domanda!
Son fole i sogni: rimani serena ..
ANCELLE
Nausicaa! Con noi gioca!

(Nausicaa si unisce al gruppo delle Ancelle; viene ripreso il gioco della palla. La palla arriva a Nausicaa; questa la respinge con violenza maldestra, tanto da farla finire nella boscaglia. Al limitare di questa appare Ulisse, sommariamente coperto di frasche; due Ancelle in fretta gli mettono indosso una tunica.)
NAUSICAA
(Tra sé, trasognata)
Era questo lo sposo che ho sognato ...
(Ulisse avanza di qualche passo ... Si ferma)
ULISSE
Nell'uomo scrutar volli il bene e il male.
Questi occhi il mondo ed i prodigi suoi
han contemplato. Ma una volta sola
miracolo m'apparve che simile
fosse alla tua bellezza.
NAUSICAA
(Tra sé, trasognata)
Ancor sognare
desidero...
ULISSE
di palma agile stelo
- il vedo! - sorgea da terra all'ara accanto
d'Apollo, in Delo. Per la meraviglia
tremò il mio spirito. Tu, cui niun somiglia,
provar me fai d'allor lo stesso incanto.
Vive Artemide nel tuo bianco velo?
NAUSICAA
(Tra sé, trasognata)
E' lui che in sogno a me venia dal mare ...
ULISSE
Chi in te si cela con arte sottile?
NAUSICAA
(Tra sé, trasognata)
Odo la voce sua, la sua parola ...
ULISSE
Da quali cieli sei discesa a noi?
Mi prostro a te, sia tu Dea o mortale.
(si prostra al piedi di Nausicaa)
NAUSICAA
Ti prostrerai dinanzi al Re mio padre.
T'alza. Straniero, e segui i passi miei.

(Ulisse si alza. A poco a poco la scena si oscura e si vuota lentamente).

FINE DEL PROLOGO

PRIMO ATTO

PRIMA SCENA

Vasta sala nella reggia di Alcinoo. In fondo, il mare. Alcinoo siede ad una tavola con numerosi convitati, altri sono sparsi qua e là. Appoggiato ad una colonna, alla quale è appesa una cetra, immobile, il cantore Demodoco.
ALCINOO
Pria che sia tarda notte, Demodoco, vanto
di questa reggia, canta per noi.
E' in me scolpito ancora il ricordo
di quanto altra volta il tuo canto evocava:
(quasi citando: cadenzato)

"Erano calde ancor le mura di Troia
quando gli argivi eroi presero il mare
per ritrovar la patria ... "
Che avvenne,
che avvenne poi, Demodoco?
CORO
Canta, Demodoco!
DEMODOCO
(visionario)
Passano innanzi agli occhi miei, che non vedono, navi gagliarde:
passano nel mio spirito, che tanto vede, lunghe vicende di orrori...
CORO
Canta, canta. Demodoco!
ALCINOO
Sia il tuo canto ispirato specchio di grandi eventi!
CORO
Canta, canta, Demodoco!
DEMODOCO
(Demodoco impugna la cetra)
Quanto sia amaro il ritorno, ogni ritorno,
era ignoto agli eroi ...
Dolce come canto
è il sorriso di Clitennestra che accoglie lo sposo:
su purpurei tappeti
essa lo spinge a inceder, simile a un Dio.
(segretamente)
Agamennone, indugi? Perché indugi?
Gli occhi dell'anima mia contemplano alzata
lama lucente: la scure d'Egisto s'abbatte
sul capo dell'eroe. Sangue d'intorno ...
Sangue vuol sangue e chiama altra sangue ...
E dopo il sangue. Il rimorso.

(Alle parole 'sangue d'intorno', - prima apparizione del ritmo principale'- Ulisse è entrato in scena, seguito da Nausicaa e da alcune Ancelle. Nausicaa si siede quasi al riparo di una colonna; Ulisse in modo da essere ben visibile al Re Alcinoo)
DEMODOCO
Forse men crudo il fato d'Ulisse che, su tre navi
nere, Ilio lasciò, coi fidi compagni.
Chi mai può dire quando, dove,
chi può dir come peri?
Nei gorghi cupi lo volle forse il Dio del mare.
Fu risparmiato lo strazio al fiero suo cuore
di tornare alla reggia, ave nessuno
più l'avrìa conosciuto ...
CORO
(Mormorato)
Nessuno,
Nessuno ...
DEMODOCO
... ove il suo grande oprare
non rammenta nessuno ...
CORO
(Mormorato)
Nessuno,
Nessuno...
DEMODOCO
ove il suo arco glorioso
non doma ormai nessuno.

(Ulisse alza il capo e guarda a lungo Demodoco)
DEMODOCO
(stende il braccio destro verso Ulisse)
Solo gli Aedi san chi tu fosti, Ulisse.
(Ulisse riabbassa il capo: si copre gli occhi)
Io, Demodoco,
verso la vasta mobile tomba ove tu giaci
lancio il mio canto commosso. Non dire, Ulisse,
che sulla terra non ti ricorda nessuno.
(depone la cetra)
CORO
Sembrava un Nume dettare a te il volo del canto!
In te spirava il soffio d'Apollo, Demodoco insigne.
ALCINOO
(si alza e muove qualche passo verso Ulisse)
T'ho osservato, Straniero. Mentre l'Aedo cantava,
lacrime fitte ti rigavon le gote.
Quale angoscia t'opprime? E dimmi
qual'è il tuo nome.
ULISSE
(si alza)
Odio, affanno, desio di vendetta: questo,
questo è il mio nome. Io sono ... Ulisse.
CORO
Ulisse! Ulisse!
ULISSE
Eroe glorioso fui: ora son polvere.
Sovrano, or mi vedete ramingare ...
CORO
Ulisse! Ulisse!
ULISSE
(fra sé)
Ch'io sia forse ... Nessuno?

(In scena la luce si abbassa gradatamente)
ALCINO
(commosso)
Grande, glorioso eroe, sii fra noi benvenuto!
(con semplicità)
Vorresti dirci dove
il destino ti trasse per tant'anni?
ULISSE
M'ascoltate.

Cambiamento di scena
I COMPAGNI DI ULISSE
(Coro)
Terra! Terra! Terra! ter ...
Non è la terra che si sta cercando ...
Non è la terra che ci può dar pace ...

SECONDA SCENA (I LOTOFAGI)

Tratto di spiaggia. Collina a destra.
La nave di Ulisse sta per approdare; sulla tolda Ulisse e i suoi Compagni. E' mattino.
ULISSE
(arditamente)
Coraggio, amici! Quest'onda che monta
è per noi segno di salvezza ...
CORO
(con violenza)
Ulisse!
Uomo di corta memoria, scordasti
presto le acute zagaglie dei Ciconi
presto i Compagni trafitti copristi d'oblio ...
ULISSE
(calmo)
Nulla scordai...
CORO
(con violenza)
Non rammenti,
alti come la vetta d'un monte,
i feroci Lestrìgoni?
Non ricordi il ciclope
urlante lapidar le nostre navi?
ULISSE
(calmissmo)
Nulla, nulla scordai.
(vibrante)
Voi ..., non scordate che legati siamo
e per la vita e per la morte.
CORO
Ulisse!
Da trappo tempo, troppo ci torturi.
ULISSE
(insinuante)
E' una tortura per le vostre nari
l'odor del mare?
CORO
D'Itaca le zolle
diversamente odorano!
ULISSE
E' tortura
del mare udir le mille voci?
CORO
Itaca!
Questa, questa è del mar la sola voce!
ULISSE
Forse ... forse è tortura anche guardare?
CORO
Troppo questi occhi hanno veduto ...
ULISSE
(furioso)
Allora
ditemi pur ch'è tortura esser uomini!

(Dall'interno, molto in lontananza, si odono delle voci chiare)
I LOTOFAGI
La luna piena sopra la valle,
il sole, perenne, nel cielo ...
ULISSE
Ascoltate ..., approdiamo.
I LOTOFAGI
... ruscelli che scorrono cantando ...
La loro musica scende
qual sonno, da cieli beati,
su noi, sulle palpebre stanche,
sui nostri stanchi occhi
(entrando in scena)
Felici noi siamo ...
(Fanno un gesto di stupore nel vedere Ulisse e i suoi Compagni)
Chi siete? Donde venite?
Come il dolore vi ha segnato i volti...
ULISSE
(cupo)
Andiam sul mare per trovar la patria,
I LOTOFAGI
Lo patria? Che cos'è?
ULISSE
Vogliam tornare là, dove siam nati,
a dissodate la nostr'aspra terra
che con tanta fatica ci dà frutto.
I LOTOFAGI
Tanta fatica? Perché faticare?
(cominciano una vera e propria scena di seduzione, che andrà aumentando gradatamente)
La nostra terra ci dona dei frutti:
prendetene con noi ... senza destino
vi sentirete, inconsciamente lieti,
come quando, bambini, dormivate.
ULISSE
Compagni! non prendete di quel frutto!

(I Lotofagi sembreranno ignorare sia questo sia i due successivi interventi di Ulisse)
I LOTOFAGI
Quanto son tormentati i vostri volti!
Guardate i nostri come son sereni ...
ULISSE
Amici! Ve ne supplico!
I LOTOFAGI
Vivrete senza tema del futuro,
senza rimpianto per ciò che passato.
ULISSE
Ascoltatemi!
I LOTOFAGI
... senza sapere che cose dolore,
senza sapere che cos è la rnorte.

(Alcuni Compagni di Ulisse appaiono vinti: si staccano dal gruppo... prendono il frutto e si uniscono, sorridenti a Lotofagi)
ULISSE
(prorompendo)
Perduti! Sciagurati!
Uomini voi non siete!
(volgendosi di scatto ai Compagni rimasti nel suo gruppo)
Seguìtemi!
(Risalgono in fretta sulla nave)
I LOTOFAGI
La luna piena sopra la valle,
il sole. perenne, nel cielo,
ruscelli che scorrono cantando ...

Cambiamento di scena

TERZA SCENA (CIRCE)

Lussureggiante paesaggio sull'isola Eéa, Ulisse in piedi sta contemplando il mare. Non lontano da lui, addormentata sull'erba, Circe. E' il meriggio
ULISSE
(tra sé, mormorando)
Guardare, meravigliarsi, e tornare a guardare ...
CIRCE
(scuotendosi)
T'ho udito un altra volta mormorare
queste stesse parole ...
ULISSE
(deciso)
Circe, debbo
tornar sul mare ...
CIRCE
No! Con me rimani,
Ulisse ...
ULISSE
Nuovo tormento sorge
in me col sorger di ogni giorno ...
CIRCE
No!
Rimani, Ulisse ...
ULISSE
(visionario)
Trascorso è più di un anno ...:
il mare mi richiama a se; mi vuole ...
CIRCE
(fra sé, mormorando)
Il mare ...
Trascorso è più di un anno ...
(come da lontano)
A me venisti quando
radi fili d'argento - Ulisse, ancora
non li avevi notati! -
s'insinuavano in mezzo ai tuoi capelli.
(con espressione molto più terrena)
Quanto imperfette furono le donne
che conoscesti pria di me! Non una
ti disse mai che l'uomo dai capelli
grigi abbisogna d'una nuova madre.
Son io, che con pazienza, con amore,
un'altra vita, un'altra giovinezza
ti ho dato ...
(gesto di Ulisse)
- Nol negare! -
e un'altra conoscenza.
ULISSE
(oscuro)
Per me, Circe, tu fosti ognor mistero.
Non conosco il tuo volto!
CIRCE
(carezzevole)
Ha un volto solo
il mare che tant'ami?
ULISSE
Non ricordo il colore dei tuoi occhi
se da te m'allontano ...
CIRCE
(sempre più insinuante)
Di che colore è l'onda
che a sé ti attira?
ULISSE
Il tuo sguardo mi sembra inafferrabile ...
CIRCE
del mare che ti chiama. che ti vuole ...
(si avvicina a Ulisse per abbracciarlo)
(con passione)
Ulisse! vieni a me, Ulisse! Vieni!
ULISSE
Non più.
CIRCE
(molto tesa)
Ma non mi temi?
ULISSE
Il richiamo del mare è assai più forte
della minaccia, della seduzione.
CIRCE
Ulisse. tu da me tanto apprendesti.
Accogli ancor l'insegnamento estremo,
che valga a suggellare il nostro addio.
Non avresti incontrati. Ulisse. mai
Ciclopi né Lestrìgoni.
se non li avessi avuti già nel cuore.
ULISSE
(gridato)
Circe!
CIRCE
Il tuo cuor, le cui pieghe conosco,
anche le più recondite,
altri mostri racchiude,
che contro te s'ergeranno dall'onde ...
ULISSE
(gridato)
Taci!
CIRCE
In Itaca invan cercherà pace
il tuo cuor tormentato.
e ancor ti spingerà sul vasto mare ...
ancora, ancora ...
sino ali ultimo giorno. Parti, Ulisse.
Non temere che scagli sul tuo legno
folgori, o che scateni le tempeste:
porti in te stesso tutte le tempeste;
(rimanendo paurosamente immobile)
e la coscienza d'esse che ti ho data
sia la vendetta della Maga.
(si scuote)
L'ultima donna che nominerai
son io.
(appassionato)
Ulisse!
(subito con altro tono)
Dimmi,
(con raffinata, perfida dolcezza)
dimmi, non ti sembra
sul mar d'udir cantare le Sirene?

Cambiamento di scena

QUARTA SCENA (IL REGNO DEI CIMMERI)

(Gli altoparlanti trasmettono nella sala i due Cori come provenienti da direzioni opposte)
LE OMBRE
(voci interne)
Lacrime ...
Pianto, rimorso, eterno soffrire ...
Pianto, lacrime ...
Sempre il buio; mai la luce ...
sempre soffrire; mai sperare ...
Oppressi dal passato
siamo genti senza futuro.

L'Ade. La scena è popolata di Ombre. È notte. Unica luce, di tanto in tanto, il riflesso della luna su uno dei fiumi infernali.
CORO
Sempre soffrire; mai sperare ..
Sempre! Mai!

(Ulisse e alcuni del suoi Compagni entrano in scena. Con le spade cominciano a scavare una fossa)
CORO
Ritmo eterno dei fumi d'Averno,
onde che frangonsi sulla scogliera,
dirci sembrate con voce tremenda:
Sempre! Mai!
(Appena in questo momento le Ombre sembrano accorgersi della presenza di Ulisse e dei suoi Compagni)
Chi son quell'Ombre?
Versano latte, versano miele,
versano vino soave,
fresc'acqua versano ...
Di farina cospargono la fossa ...
Non son Ombre! Son uomini!
Sgozzan l'agnello! Ne sprizza il sangue!
Soltanto il sangue a noi può dar parvenza di vita:
il sangue, il sangue ...
a noi, che tanto sangue vedemmo lassù sulla terra,
a noi, che tanto sangue spargemmo.
pria di cader nel nostro stesso sangue.
(Le Ombre sembrano rivolgere intensa attenzione a Ulisse)
Chi sei. Straniero?
Tu, vivo, in questa regno di dolore?
Chi sei? Che cerchi?
ULISSE
Tiresia, il vate, vo' interrogare:
da lui saper bramo
qual destino mi attende.
CORO
Chi sei?
ULISSE
Perché dirvi il mio nome?

(Un volto di donna appare con particolare rilievo in mezzo alle Ombre, Ulisse sembra non accorgersene)
LA MADRE (Anticlea)
Figlio!
(Ulisse si volge di scatto in direzione della voce)
Mio figlio!
ULISSE
(quasi senza fiato)
Questa voce ... No ...
(a poco a poco le Ombre scompaiono)
No. Madre: non pensavo
di ritrovarti in questo regno pallido...
Ti credevo nell'isola petrosa,
nell'angolo del mondo a me più caro. ..
LA MADRE
Itaca... No ... Tanti la morte coglie
con levità e li porta all'altra riva
liberi da inquietudini e da dubbi:
e gli occhi loro niuno chiuder deve
perché il sonno li chiuse dolcemente ...
ULISSE
Ancora ..., parla ancora ...
LA MADRE
Non fu così per me. figliolo mio:
L'ansia. L'affanno per te che il destino
spingeva lontano sul mare; l'angoscia
struggente per te che il mio cuore sentiva in periglio ...
e l'accorato amor che a te portai
il mio corpo distrussero.
Vedi, men' venni nel regno dell'Ombre
In questo desolato paesaggio,
popolato
D'alberi solitari, di vastissimi fiumi:
là, dove oltre il prato
degli asfodeli pallidi,
s'apre nera, paurosa, la porta dell'Ade,
LE OMBRE
Pianto ..., lacrime..,, rimorso ...
ULISSE
Pria di cader per sempre
in questo regno oscuro,
che la vicenda ignora
delle stagioni, o Madre,
ti vo' abbracciare!
(muove qualche passo verso la Madre. L'Ombra si allontana)
LA MADRE
Figlio!
Come ignori la sorte dell'uomo che scende sotterra
CORO
(lontanissimo)
Ritmo eterno dei fiumi d'Averno- .
LA MADRE
Ombre noi siamo: vaghiamo per l'etere simili a sogno ...
CORO
(lontanissimo)
Onde che frangonsi sulla scogliera ...
LA MADRE
Così son sfuggita all'abbraccio, quale ombra, qual sogno ...
(con grande agitazione, paurosa)
Non odi? non odi di là della porta
la voce ...
ULISSE
Che dici?
LA MADRE
la voce
che debbo seguire. ...
ULISSE
Rimani!
LA MADRE
(disperatamente)
Figlio!
(L'Ombra scompare)
ULISSE
Solo. Son solo. Un uomo
che guarda nel fondo dell'abisso ...
(La scena si popola a poco a poco di ombre)
(smarrito)
Chi sono? Che cerco?
CORO
Pianto .... Lacrime ....
Dolore ..., Rimorso ..., Orrore ...
(Crescente movimento tra le Ombre. Appare Tiresia: ha in mano lo scettro d'oro)
CORO
Ecco Tiresia!
Tiresia, sommo vate di Tebe,
cieco veggente più che ogni veggente:
qual è il destino di quest uomo?
Lacrime ...
Pianto, rimorso, eterno soffrire ...
TIRESIA
Ergonsi contro te mostri dall'onde
sul tuo legno la folgore s'abbatte ..
(dolce)
D'Itaca baci il suolo, ed il figlio e la consorte
(con ribrezzo)
Ma quanto sangue intorno
Infine.
solo, ancor ti vedo ramingo sul mare:
canuto sei, canuto come il mare.
Ti cullan l'onde ...
CORO
Ritmo eterno dei fiumi d'Averno ...
TIRESIA
Altro non vedo ...
(scompare)

Cambiamento di scena
CORO
Ritmo eterno dei fiumi d'Averno.
Onde che frangonsi sulla scogliera,
dirci sembrate con voce tremenda:
Sempre! Mai!

QUINTA SCENA

Riappare la sala della reggia di Alcinoo come al principio dell'atto. I personaggi si trovano nell'identica posizione in cui li abbiamo lasciati alla fine della prima scena.
ULISSE
(cupo, meditabondo)
Nel mio futuro come vide chiaro
Tiresia, il cieco tebano!
Dal mare che ribolle
s'ergono contro me due mostri ...
CORO
Cariddi!
Scilla!
ULISSE
Poi, quando, lasciata l'isola del Sole,
ci percosse la folgore ...
CORO
Infausto sonno il tuo! Di sacrilegio
si macchiarono tutti i tuoi Compagni!
ULISSE
.... un'altra volta, e l'ultima non fu,
solo, disperso, ancora sul mare
a lottar mi trovai,
insin che un Nume
approdare mi fé su queste rive
ove il più dolce dei sorrisi
sul più puro dei volti accoglier volle
me, fra tutti i mortali il più infelice,
ALCINOO
Ulisse, certo i Numi ti condussero a noi:
e noi domani, con doni,
ti condurremo in Itaca, tua patria,
ULISSE
Grazie, possente Re, Colmino i Numi
te e la tua terra di bene.

(Le torce vengono tolte, la scena si vuota gradatamente)

(Ulisse è solo, nel mezzo della scena quasi buia. Nausicaa, rimasta finora seminascosta da una colonna, lentamente, furtivamente, muove qualche passo verso Ulisse)
NAUSICAA
Straniero, che tanto hai veduto,
Straniero, che tanto hai sofferto ...
quando sarai tornato alla patria tua terra
pensa a me qualche volta

(Nausicaa tende le braccia a Ulisse e Ulisse le tende a Nausicaa; ma non si toccano nemmeno)
ULISSE
Sì, Nausicaa,

SECONDO ATTO

PRIMA SCENA (ITACA)

Spiazzo in mezzo alle colline.
In fondo Eumeo attizza il fuoco davanti alla sua capanna. In mezzo al proscenio, vestito di nero. Antinoo, immobile.
ANTINOO
(fra sé, meditabondo)
Nulla sul mare ...
PISANDRO
(entrando in fretta)
Antinoo! Là. in fondo,
sul lontano orizzonte
qualcosa sembra muoversi ...
EURIMACO
(entrando in fretta)
Antinoo! sul mare
si profila più chiara
d'una nave la sàgorna ...
MELANTO
(entrando in fretta)
Antinoo! Le vele
rosse ... Torna da Sparta
la nave di Telemacol
MELANTO, EURIMACO e PISANDRO
La nave di Telemaco!
ANTINOO
Ma dietro al promontorio,
pronta all'attacco, attende
la nostra nave ...
MELANTO
Un corpo inanimato
tra qualche giorno affiorerà dall'acque ...
EURIMACO
Del giovinetto il corpo, che - fedele -
seguì suo padre nel regna dell'Ombre
PISANDRO
Abbiamo atteso assai. Ma questa sera
ci siederemo più tranquilli a mensa.
ANTINOO
(voltandosi di scatto verso Eumeo, imperioso)
Eumeo!
Nulla manchi al banchetto o son frustate!
Nulla, ho detto, Nulla,
EUMEO
(che si è avvicinato timidamente ad Antinoo)
Avrai quanto desideri, Signore,
e farse ancor di più ...
(a un gesto di Antinoo, Eumeo ritorna al fondo della scena)
ANTINOO
Si ritorni alla reggia.
(Eurimaco, Pisandro e Melanto si apprestano a uscire; ma Antinoo trattiene quest'ultima)
Tu, Melanto,
rimani un poco ancor quassù. Che nulla
sfugga al tuo sguardo ed al tuo orecchio. Nulla ...
(quasi fra sé)
Nulla.
(Esce, seguito da Eurimaco e da Pisandro. Melanto si avvia al pozzo per attingervi dell'acqua)
EUMEO
Odio feroce aleggia d'intorno.
Dimmi ove sei. Ulisse,
sovrano giusto, sovrano amato!

(Sono entrati in scena alcuni Pastori e Contadini, che hanno deposto i loro arnesi di lavoro nella capanna di Eumeo)

(Ulisse in vesti da mendicante, appare in fondo al sentiero e avanza lentamente)
ULISSE
(si è fermato a qualche passo da Eumeo)
Uno stanco mendico
che tanto ha camminato,
vorrebbe riposarsi per brev'ora ...
EUMEO
Amico, siedi, e sosta quanto vuoi.
MELANTO
(che non ha fatto altro se non guardare Ulisse, con curiosità non disgiunta da inquietudine - fra sé)
Nessuno mai vidi che avesse
così terribili occhi ...
EUMEO
Melanto!
(Melanto si scuote)
Prepara un po' di cibo per quest'ospite ...
MELANTO
Questo non è il mio compito ...
EUMEO
(con finta indifferenza)
Sbadato!
Dimenticavo che da tempo il tuo
compito è un'altro ...
MELANTO
(violenta)
Come parli? Come parli, porcaro?

(Pastori e Contadini rivolgono lo sguardo alle colline)
CORO
Una fiamma sui monti!
Un altra fiamma!
Ed una terza!
EUMEO
Vien dall'alto il segno!
Sei salvo. Telemaco, sei salvo!
MELANTO
(s'avvicina ad Eumeo Con tono inquisitorio)
Perché quei fuochi sui monti?
EUMEO
(con imbarazzo)
Son fuochi
di gioia ...
MELANTO
Di gioia?
EUMEO
Abbondante raccolto, quest' oggi ...
MELANTO
(ripetendo fra sé)
Abbondante raccolto quest oggi ...
Sarà bene che scenda a valle
S'avvicina la notte.
(Melanto si carica un anfora sulle spalle e s'avvia all'uscita)
EUMEO
(cominciando con ira repressa e lasciandosi involontariamente trascinare)
Scendi, scendi a valle
e narra che sui monti
c'è qualcun che gioisce!
Vivere voglio sino a che non veggo
il tuo bel collo bianco, la delizia
dei Proci, stretto da una fune.
sostenere il tuo corpo appeso a un ramo.
ULISSE
Pastor, troppo t'irriti ...:
Chi s'irrìta non crede alla giustizia.
EUMEO
Saggio, tu sei, mendico. Dimmi: dove
tanta saggezza apprendesti?
ULISSE
Molto ho vagato sul mare.
Il mare rende saggi ..
EUMEO
(come colto da un'idea improvvisa, ma senza sottolineare)
Il mare ...
Dimmi se mai t'avvenne d'incontrare.,
un uom chiamato Ulisse ...
ULISSE
in un porto conobbi un di tal nome:
anelava, dicea, tornare In Itaca.
EUMEO
Son vent'anni che manca...
ULISSE
Chi potrìa riconoscerlo?
EUMEO
Nessuno.
(Ansante, entra di corsa Telemaco)
EUMEO
Telemaco! Telemaco! Telemaco!
TELEMACO
Sfuggito
sono all'agguato infame. Quanto vili
e spregevoli sono! Tra poco, giù,
siederò coi miei nemici a mensa.
Mi credon morto. Attendon essi vedere
il mio corpo inanimato affiorare sull'acque
ULISSE
Giovane, bello al pari d'un dio ...
c'è qualcun che t'odia?
(dimentica per un istante che deve recitare la parte di un mendico)
Voglio sapere dov'egli si trova ...
EUMEO
(fra sé)
Quest'ira ,.., la domanda che scoppia
sulle sue labbra ... Quegli occhi „,
No ... è tutta un illusione.
TELEMACO
Chi è quel vecchio?
EUMEO
Non so chi sia, né donde venga,
né so che cerchi ...
ULISSE
Pastor, dammi un bastone.
E' ancora così lungo il mio cammino.
(esce)
EUMEO
(tra sé: guardando Ulisse che esce)
Eppur ... quegli occhi ...

Cambiamento di scena

SECONDA SCENA

Cortile davanti ara reggia.
Tra le colonne della costruzione tende rosse, chiuse. Una luce sarà sistemata in modo da rendere ben visibile l'arco d'Ulisse con la corda pendula, appesa a una colonna. E' notte. Una sola finestra, in alto, è illuminata debolmente. Un braciere nell'angolo a sinistra. Ulisse entra lentamente... Guarda attorno a sé .. La sua attenzione sembra essere attratta dall'arco appeso alla Colonna.
ULISSE
'Ma quanto sangue intorno ...'
Così mi disse il cieco Tiresia,
là, nel profondo dell'Ade.
Sangue non vedo ancora intorno a me:
intorno a me vive la solitudine.
Neppure mio figlio m'ha riconosciuto
Tristezza del ritorno ...
Ogni pianta, ogni sterpo ed ogni sasso
riconoscea sul mio cammino, e tutto
a me parlava del tempo lontano ...
Tristezza del ritorno ...
Perché, perché volli tanto vedere?
Perché tutto alla mente mi ritorna?
Perché non volli accettare l'oblìo?
Neppur mio figlio m'ha riconosciuto ...
(Dall'interno, come proveniente dalla finestra illuminata, s'ode la voce di Penelope)
PENELOPE
Ritorna, Ulisse; ritorna, Ulisse ...
ULISSE
(sorpreso, volge lo sguardo alla finestra illuminata)
Tu canti e tessi come la divina
Calypso; pura sei come Nausicaa
e dolce sei come mia madre ...
Come
e perché sembran sorger di sotterra
a occupar la mia mente
- e proprio in questa notte -
le donne che incontrai nel lungo errare?
Mi sembra d'averle tutte dintorno ...
Una, sol una manca:
Circe manca, per opra di magìa.
ANTINOO
(internamente, ma vicino con espressione sguaiata)
Lieta. lieta ...
(Ulisse, udita la voce di Antinoo, si rannicchia in fretta al riparo di una colonna, accanto al braciere)
ANTINOO
(é entrato in scena, alquanto brillo tenendo Melanto stretta alla vita)
Lieta, gaia sia questa notte ...
MELANTO
(paurosamente)
Antinoo!... quelle fiamme, ...
quelle fiamme sul monti ...
ANTINOO
Nulla, Melanto ...
MELANTO
Esser chi può quel vecchio?
ANTINOO
Giovane, bella, bella come sei,
perché degnare d'un sol sguardo un vecchio,
un senza nome?
PENELOPE
(Internamente)
Ulisse, torna! Ritorna, Ulisse ...
MELANTO
Ascolta: intona la Regina il suo lamento ...
ANTINOO
Lascia che pianga chi più non ritorna .
Si parli d'altro.
MELANTO
(cominciando con semplicità e gradatamente aumentando in sensualità e passione)
Dice il vero Pisandro quando afferma
che tu saresti lo sposo prescelto?
Dice il vero Pisandro?
ANTINOO
T'importa?
MELANTO
Antinoo: re d'Itaca, Melanto
disdegnerai?
ANTINOO
Ti pare?
MELANTO
Dal letto freddo della tua Regina
scivolare potrai nel mio ... non credo
che il mio calore ti dispiaccia ...
(abbraccia Anilnoo)
ULISSE
(prorompendo)
Hai udito il mio appello, Circe!

(Melanto si stacca da Antinoo si guarda intorno: fa qualche passo, si accorge della presenza di Ulisse. Ulisse per darsi un contegno, attizza il fuoco del braciere)
MELANTO
Chi è la?
ANTINOO
Chi è la?
MELANTO
(va verso Ulisse... si ferma)
(paurosa)
Ma tu ..., chi sei?
(fra sé)
Che angoscia, ...
ANTINOO
(tra sé)
Ei tace.
MELANTO
(che è ritornata presso ad Antinoo)
Sei cieco, Antinoo, o tu non vuoi vedere?
Odio, vendetta esprimon quegli occhi:
in essi ho letto la nostra condanna!
ANTINOO
(fatuamente, conscio di sé)
Per odiare, Melanto, per amore
bisogna esser un uomo. Quel relitto
non è un uomo.
MELANTO
Cos è?
ANTINOO
Chi è? Nessuno.
(prende Melanto per la vita. Escono)
ULISSE
(senza luce)
Nessuno. Tanto in basso son caduto.
Ulisse eroe: Re d'Itaca: Nessuno.
(si alza di scatto)
Assai ti vendicasti, o Dio del mare:
Il mio nome che un giorno trasformai
per astuzia, ritorna a me per scherno,
(decisamente)
Si compia quanto compiere si deve
in questa notte. Ulisse mira in alto.

TERZA SCENA

Si aprono le tende: appare una sala sfarzosamente illuminata. I Proci sono radunati a banchetto, con essi molte giovani donne. Melanto è seduta in disparte, sola. Ulisse, non appena ha udito le voci dietro le tende, si siede ai piedi della colonna alla quale è appeso l'arco.
CORO
Alla gioia! all'allegrezza!
Alla gioia. al piacere, alla gioventù!
All'allegrezza!
ANTINOO
Amici, che avete brindato al piacere, alla gioia
ed alla giovinezza,
non disdegnate levare il calice in alto
a Posìdone dio,
che l'inquietante Telemaco volle chiamare
nei gorghi profondi ...
CORO
A Posìdone dio!
All'allegrezza! alla gioia! al piacere!
A Posìdone dio!
(Antinoo guarda con stupore di sbieco Melanto che, seduta in disparte, sola, tiene il viso coperto colle mani)
ANTINOO
Melanto....
perché qui sola ed estranea alla festa?
MELANTO
(si alza di scatto; ha gli occhi sbarrati. come fosse in preda a una visione terrificante):
Quelle fiamme sui monti!
CORO
Alla madre Demètra rendevan grazie!
MELANTO
(assorta nella sua visione, sembra non aver notato l'interruzione del Coro):
Antinoo ... e gli occhi di quel vecchio?
ANTINOO
Gli saran strappati, domani ...
MELANTO
Mi fai ribrezzo, Antinoo ...
CORO
Al dio Posìdone! a Posìdone dio!
ANTINOO
(urtato)
Voi, coppieri, mescete del vino!
(I coppieri eseguono)
EURIMACO
(si è avvicinato a Melanto)
(con dolcezza, carezzevole)
Bella Melanto, danza, danza per noi ...
MELANTO
(ruvidamente)
No, questa sera
PISANDRO
(come sopra).
Bella Melanto, danza, danza per noi ...
MELANTO
(più decisamente):
Oggi non danzo.
PISANDRO
Ma perché?
EURIMACO
Ma perché?
MELANTO
(congiunge le mani sopra il capo)
Come danzare qui, dove nulla,
nulla m'ispira al volo?
(ha allontanato le mani giunte, con senso di sconforto. Queste, allontanandosi. disegnano un semicerchio Antinoo, che ha notato il gesto, si avvicina o Melanto)
ANTINOO
Nulla? Nulla al volo t'ispira?
Pure ... il tuo gesto mi dice l'opposto:
(con sottigliezza demoniaca)
Ti sento ispirata ... m'intendi?
MELANTO
No: non t'intendo.
ANTINOO
(Antinoo ha imitato il gesto a semicerchio che Melanto ha fatto poco prima)
Bella Melanto, ancor non intendi?
MELANTO
No.
ANTINOO
L'arco d'Ulisse!
(Melanto lancia un urlo di sgomento)
ANTINOO
(Imperioso)
Ci porta. fido Eumeo,
l'arco che da vent'anni è inoperoso.
(Eumeo si avvia verso la colonna,... ne stacca l'arco... lo consegna ad Antinoo)
(Antinoo esamina l'arco, Eurimoco e Pisandro si sono intanto avvicinati ad Antinoo)
ANTINOO
(fra sé)
Soltanto Ulisse lo poté piegare ...
CORO
Soltanto Ulisse lo poté piegare ...
EURIMACO e PISANDRO
Soltanto Ulisse ...
CORO
Danza. bella Melanto! danza. danza!
(Antinoo s'è avvicinato o Melanto con decisione le consegna l'arco. Melanto abbassa il capo)

(Comincia la danza di Melanto. Dapprima la danzatrice sembra in cerca d'ispirazione; poi la danza si svolge in modo languido e molle. Infine si fa selvaggia. La danza è arrivata al punto culminante: la corda dell'arco s'è attorcigliata attorno al collo di Melanto, che emette un urlo terribile. Esattamente nello stesso momento appare in scena Telemaco con la spada al fianco. Un momento di stupore generale. Melania scioglie la corda che le attorcigliava la gola e getta l'arco che va a cadere accanto ad Ulisse)
CORO
Telemaco!
ANTINOO
Telemaco! Ben giunto ...
T'aspettavamo proprio questa sera .,.
TELEMACO
M'aspettava sul mare
una nave corsara ...
ANTINOO
Quelle navi ...
PISANDRO
(interrompendo Antinoo)
Son la vergogna dell'isola nostra ..
EURIMACO
Sono la dannazion dei naviganti ,..
TELEMACO
ma il mio cuor mi diceva
di scendere da solo al promontorio
per sfuggire alla rete.
ANTINOO
Astuto sei
come tuo padre. Siedi.
E deponi la spada. Come vedi,
noi non siamo armati.
(Telemaco non reagisce. Eurimaco e Pisandro, tentano di ristabilire l'atmosfera di festa)
EURIMACO
Splendido viaggio il tuo dev'esser stato
PISANDRO
Splendido viaggio!
Tanto, tanto da te saper vogliamo!
EURIMACO
Com'è la reggia del biondo Menelao!
PISANDRO
Hai veduta di Sparta la Regina?
EURIMACO
Elena è sempre bella?
(Telemaco non risponde)
ANTINOO
(Intervenendo in modo deciso)
E' appena giunto e voi già lo schiacciate
con insulse domande. Vada intanto
dalla Regina a dirle ch'è tornato.

(Uisse, al riparo della colonna, si è tolto il mantello da mendicante e tutto ciò che gli dava l'aspetto di un vecchio. Prende l'arco ed entra nella sala dove si stava banchettando)
ULISSE
(prorompendo)
Anch'io son ritornato!
TELEMACO
(guarda Ulisse con stupore)
Tu? Tu?
ANTINOO
(con ira contenuta)
C'è qualcuno
che il vino ha reso gaio, questa sera ...
(volgendosi ai Servi, con irosa violenza)
Voi ... poltroni! portate altre faci!
(I servi non si muovono)
ULISSE
(calmissimo)
C'è abbastanza luce
per l'occhio mio. Per voi, la luce e l'ombra
non differiscon più.
Melanto sola, la cagna, ha compreso.
Si cominci da lei.
Melanto! Le tue chiome
sembreran fiamme, mentre il tuo bel corpo
appesa a un ramo
s'agiterà l'ultima volta!
Prendetela!
(A un gesta di Ulisse, Eumeo e alcuni servi si precipitano su Melanto e la trascinano fuori)
ANTINOO
Aiuto! Aiuto!
ULISSE
Ma chi potrà aiutarti?
Chi ascolta la tua voce?
Antinoo: guardami!

(Flette l'arco e allaccia intorno alla punta l'occhiello della corda. Grido di terrore di tutti gli astanti. Antinoo, colpito da una freccia, stramazza sotto il tavolo. Eurimaco e Pisandro cadono pure. Il Coro cerca di raggiungere le uscite Ulisse continua a scagliare freccie)
PENELOPE
(appare improvvisamente in scena)
Ulisse!
(Ulisse si volge verso di lei)
Ulisse!
(alza le braccia)
(Ulisse alza pure le braccia - Ulisse e Penelope si guardano intensamente)

Cambiamento di scena

INTERMEZZO SINFONICO

ULTIMA SCENA (EPILOGO)

Mare aperto. Ulisse, solo, su uno piccola imbarcazione, Notte stellata.
ULISSE
No, non sono le Furie ad avventarsi
su me per vendicare quei che uccisi,
per rinfacciarmi i compagni perduti:
sono i mostri (in me Circe li scoperse)
che rodon questo cuore mai placato.
Un uomo sono, un uomo che ha guardato
il mondo nelle foggie più diverse
e che intorno si vede sorger, muti,
con occhi interroganti, mille visi,
mentre nell'alma le memorie farsi
sembran più dense e dolorose. Quanto
e cosa appresi? Fole.
Dopo fatiche inani,
briciole di sapere, vani
balbettamenti, sillabe soltanto
mi son rimaste Invece di parole.
(guarda in alto)
Stelle: quante mai volte contemplai
sotto cieli diversi
la vostra pura trepida bellezza!
Stelle: quante mai volte interrogai
i vostri sguardi tersi,
luce sperando aver da voi, saggezza!
Perché tanto diverse m'apparite
in questa notte? Quando
fu stabilito il vostro corso, e come?
V'ho mirate: soffrii pene infinite
intorno a me cercando
quanto mi manca: la Parola, il Nome.
(sempre più tormentato)
Trovar potessi il nome, pronunciar la parola
che chiarisca a me stesso così ansioso cercare;
che giustifichi questa mia vita, il lungo errare,
che rassereni l'ora che rapida s'invola.
Guardare, meravigliarsi, e tornar a guardare.
Ancora: tormentarmi per comprendere il vero.
(uno lungo pausa)
Se una voce rompesse il silenzio, il mistero ...
(altra lunga pausa: poi, come per improvvisa illuminazione)
Signore!
(calmato)
Non più soli sono il mio cuore e il mare.

FINE DELL'OPERA

(1) Testo tratto dal sito Libretti d'opera al quale rimandiamo per la consultazione dei libretti di altre opere


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Ultimo aggiornamento 26 dicembre 2016