Le Variazioni per orchestra risalgono al 1954 e portano la dedica «all'orchestra sinfonica di Louisville e al suo direttore Robert Whitney». Esse risultano da un ripensamento e da una riformulazione della stessa materia musicale che Dallapiccola aveva configurato per pianoforte solo nel Quaderno di Annalibera scritto durante un viaggio attraverso il Canada, gli U.S.A. e il Messico tra l'agosto e il settembre 1952 su incarico del Pittsburg International Contemporary Music Festival 1952. La composizione si articola in undici brevi pezzi la cui disposizione reciproca richiama l'esempio di Giovanni Sebastiano Bach il quale alternava volentieri brani scritti in severo stile contrappuntistico e brani «liberi». Le Variazioni appaiono del resto concepite esplicitamente all'insegna di Bach al cui nome Dallapiccola rende un simbolico omaggio nel pezzo iniziale (nel Quaderno di Annalibera era designato infatti come Simbolo). La trama sonora vi appare disposta in modo da rispecchiare costantemente il motivo le cui note formano nella nomenclatura germanica il nome B-A-C-H. A questo brano che si svolge in un movimento Quasi lento e in un clima «misterioso», segue un Allegro con fuoco, drammaticamente accentato (nella versione pianistica il pezzo portava infatti il titolo Accenti). Dopo questo movimento in cui la scansione ritmica, accentrando l'interesse discorsivo, s'incarna in aggregati prevalentemente armonici, la vicenda sonora s'intreccia nel terzo pezzo (Mosso, scorrevole) in un tessuto canonico a tre parti (nel Quaderno Dallapiccola l'aveva designato come Contrapunctus Primus). Tranquillamente mosso è il quarto brano che inizialmente portava il titolo Linee. Si tratta in effetti dì due linee melodiche sovrapposte: l'una, realizzata dal corno e poi dall'oboe, di natura sostenuta e intensamente espressiva; l'altra, affidata prima al clarinetto e poi al flauto, di natura non espressiva (va suonata in modo «uguale»). Segue un brevissimo canone per moto contrario (nel Quaderno: Contrapunctus Secundus) il cui carattere viene precisato dalle indicazioni Poco allegretto; «alla Serenata». La premeditazione strumentale appariva implicita già nella versione pianistica dove nelle note staccate «quasi pizzicato» e negli accordi suonati «quasi accordando» si profilava virtualmente lo stilizzatissimo ricordo di leggiadre strimpellate notturne di chitarre e mandolini. Il sesto pezzo (chiamato originariamente Fregi) si svolge in tempo Molto lento; con espressione parlante. La serie sulla quale si fonda l'opera si dispiega in questo brano con un arco melodico «dolcissimo, ma intenso» che svolgerà un ruolo importante nella successiva produzione del compositore. Da esso prenderanno l'avvio i Canti di Liberazione (1955). La connessione tematica e strutturale dei due lavori (basati sulla medesima serie di dodici note) ha un inequivocabile significato simbolico: Annalibera, la figlia del Maestro, nacque nel 1944 a Firenze nel periodo della liberazione della città dall'occupazione delle forze naziste: il nome che le fu imposto ricorda questa situazione e questa vicenda nel cui decimo anniversario Dallapiccola iniziò la composizione dei Canti di Liberazione.
In modo «dolce; sempre parlante» va eseguita la settima Variazione. Le designazioni originarie Andantino amoroso e Contrapunctus Tertius (Canon cancrizans) ne mettono in evidenza il carattere espressivo e l'assunto costruttivo. Nell'ottava Variazione, Allegro con violenza, sono nuovamente gli elementi ritmici ad accentrare l'interesse del discorso (il titolo originario del brano era infatti Ritmi). Nelle due Variazioni successive (chiamate nella versione pianistica rispettivamente Colore e Ombre) l'interesse s'incentra invece sugli aspetti timbrici. Le intenzioni espressive di questi pezzi vengono esplicitamente dalle indicazioni Affettuoso; cullante e Grave. Il brano conclusivo (che portava inizialmente il titolo Quartina) si svolge in modo Molto lento; fantastico.
Gli elementi tematici delle Variazioni vengono portati qui alla «massima espressione» (indicazione della partitura) per spegnersi poi in un'eco evanescente.
Roman Vlad
Le «Variazioni per orchestra», composte da Dallapiccola nel 1954 su invito dell'Orchestra Sinfonica di Louisville e del suo direttore Robert Whitney, sono la versione orchestrale di una serie di undici brevi pezzi pianistici scritti due anni avanti e dedicati alla figlia Annalibera, intitolati appunto «Quaderno musicale di Annalibera». In questo lavoro, che occupa un posto così particolare nel catalogo dallapiccoliano, si perseguiva e realizzava, senz'alcun arcaismo di preconcetti «ritorni», un equivalente contemporaneo dell'intimità poetica del pianismo romantico, quasi dei «fogli d'album» alla maniera di uno Schumann del Novecento, depurati di ogni eccesso sentimentale, appartati in un clima interiore di gelosa, e raffinata, concentrazione espressiva, di tipo spesso aforistico.
La unitarietà conferita alla composizione dall'impiego e dalle elaborazioni della serie dodecafonica, una delle più dolci costruite da Dallapiccola in modo che all'inizio includa la trascrizione musicale delle lettere del nome B A C H , si proietta nello svolgimento di variazioni ora polifoniche, ora melodiche, ora persino armoniche, che nella versione orchestrale, condotta con sapiente magistero costruttivo, risultano come potenziate ed esaltate dal gioco preziosissimo delle rifrazioni sonore dell'orchestra, liberando i valori timbrici dei diversi strumenti in piena autonomia. Così, pur non raggiungendo forse l'ineffabile senso di arcana purezza della originaria per pianoforte, la versione orchestrale va al di là di una semplice e occasionale trascrizione, e si pone piuttosto come una reinvenzione che, fornendo quasi la spiegazione di ogni nota del pezzo, lo arricchisce nel colore e nella stessa valenza espressiva.
Sergio Sablich