Printemps, suite sinfonica per orchestra, L 68


Musica: Claude Debussy (1862 - 1918)
  1. Très modéré
  2. Modéré
Organico: 2 flauti, oboe, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, timpani, piatti, arpa, pianoforte a 4 mani, archi
Composizione: 1887
Edizione: Choudens, Parigi, 1913
Dedica: Auguste Durand
Guida all'ascolto (nota 1)

Durante i due anni (1885-1887) trascorsi ospite di Villa Medici per aver vinto il Prix de Rome, Debussy scrisse, secondo quanto prescriveva il regolamento, almeno quattro pezzi in gran parte sconosciuti e che rappresentano l'inizio di quel suo nuovo modo di comporre che fu definito e catalogato sotto l'etichetta di impressionismo. Dell'ode sinfonica Zuleima su versi di Heine non si sa nulla, all'infuori del giudizio negativo espresso dai dirigenti del "pensionato" di Roma; un po' più conosciuta è la Fantasia per piano e orchestra pubblicata però nel 1919, dopo la morte dell'autore. Le'a¬tre due composizioni di quel periodo sono il poema Printemps, basato su una versione per canto e due pianoforti e orchestrato nel 1913 in una suite sinfonica da Henri Büsser (la prima esecuzione ebbe luogo a Parigi il 18 aprile del 1913) e il poema lirico per coro e orchestra La demoiselle élue, in buona parte composto a Parigi dopo la parentesi della "vita di caserma" trascorsa a Roma. In quest'ultimo poema su testo del preraffaellita Dante Gabriele Rossetti la musica del Parsifal di Wagner proietta la sua ombra su un paesaggio melodico alla Massenet.

Printemps fu scritto nel 1887, nel ricordo della "Primavera" di Botticelli ammirata da Debussy in una visita a Firenze. Naturalmente non c'è nulla di descrittivo in questo pezzo, in cui il musicista - sono le sue parole - ha voluto esprimere «la nascita lenta e sofferta di tutte le cose della natura e la maturazione progressiva che sfocia in un'esplosione di gioia, nella rinascita di una nuova vita». Questo secondo "envoi de Rome" si lascia ammirare per la morbidezza delle sonorità e per certe notazioni costruite sulla scala pentatonica, lontane dalla tonalità tradizionalmente classica. Non per nulla gli accademici di Villa Medici non fecero buon viso a questa composizione che mostrava in modo accentuato «la ricerca dell'insolito, dello stravagante» e soprattutto vollero mettere in guardia Debussy «musicista così dotato, contro quel vago impressionismo che è uno dei più pericolosi nemici della verità nell'opera d'arte».

Printemps si articola in due movimenti, strettamente connessi fra di loro. Il primo (Très modéré) si apre con una frase melodica molto dolce e ricca di modulazioni armoniche che si richiamano alla lezione di Massenet. L'orchestra si irrobustisce e si espande con gradevoli impasti strumentali: rilevante il gioco dell'arpa e del pianoforte a quattro mani. Ritorna la frase d'inizio e, dopo lo sviluppo, tutto si spegne in un Lento molto espressivo. Il secondo movimento (Modéré) attacca con un tema dai colori vivaci e ritmicamente vibrato, tale da far pensare alla celebre partitura de La mer che sarebbe apparsa nel 1905. Una frase danzante (il tempo è Scherzando) conduce ad una esaltazione strumentale di straordinaria efficacia con un crescendo in fortissimo. L'orchestra è piuttosto densa e di ampio respiro; in essa spiccano i quattro corni in fa, i tre tromboni e il pianoforte a quattro mani.

Ennio Melchiorre


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 4 aprile 1993


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Ultimo aggiornamento 16 febbraio 2012