Première Rhapsodie, L 124

Versione per clarinetto e pianoforte

Musica: Claude Debussy (1862 - 1918)
Organico: clarinetto, pianoforte
Composizione: dicembre 1909 - gennaio 1910
Prima esecuzione: Parigi, Salle Gaveau, 16 gennaio 1911
Edizione: Durand, Parigi, 1910
Dedica: P. Mimart
Guida all'ascolto (nota 1)

La Rapsodia per clarinetto non occupa un posto centrale nel catalogo di Debussy; scritta nel 1910, non raggiunge traguardi in precedenza ignoti all'autore, non apre nuove strade alla sua invenzione. Nel 1910 Debussy aveva al suo attivo già quasi tutti i suoi capolavori e le componenti realmente innovative del suo linguaggio erano non solo definite ma anche acquisite dalla coscienza musicale contemporanea; anzi l'astro sorgente di Ravel si levava a oscurare il primato del più anziano collega sulla vita musicale francese. Confrontata agli altissimi risultati dei prossimi Préludes per pianoforte la Rapsodia sembra un'opera un poco accademica, una esercitazione, una pausa di riflessione in attesa di nuove e più stimolanti idee.

Eppure la definizione dei limiti di una partitura non equivale automaticamente a un verdetto negativo sulla medesima; proprio dai suoi limiti, dalla definizione di "opera minore" nasce l'interesse verso la Rapsodia per clarinetto; se non vi ritroviamo un Debussy grande innovatore, pure vi ravvisiamo un Debussy artigiano di straordinaria raffinatezza, un compositore in cui la superiore padronanza dei mezzi espressivi è sufficiente da sola a giustificare il piacere di ascoltare la sua musica. Il clarinetto, la cui utilizzazione sembra richiamarsi direttamente all'esperienza intimistica dell'ultimo Brahms (compositore, peraltro, assai poco amato da Debussy), non rinuncia all'esplorazione pressoché esaustiva delle proprie risorse tecniche, ma sacrifica l'esibizione delle più ardue difficoltà virtuosistiche al rispetto dei tenui impasti timbrici, delle atmosfere discretamente ovattate che vengono proposte dall'accompagnamento (e che certo nella riduzione pianistica appaiono sminuite rispetto alla ricchezza di colori della versione orchestrale).

La Rapsodia, - commissionata per un concorso al Conservatorio di Parigi - ha, ovviamente, una forma libera e frequenti oscillazioni di tempo, che corrispondono alla estrosa mutevolezza del contenuto musicale; il materiale tematico, benché ricorrente, viene piegato a esigenze espressive continuamente rinnovate, che, come suggerisce Pierre Boulez, oscillano fra la "réverie" e lo "scherzo".


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 3 maggio 1995


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Ultimo aggiornamento 25 ottobre 2012