Le martyre de Saint-Sébastien, L 130

Musiche di scena per il mistero in cinque quadri di Gabriele D'Annunzio

Testo delle parti vocali (nota 1)

Come nei misteri del Medio evo, ai quali si è ispirato D'Annunzio, un «meneur de jeu», prima del Preludio, annuncia lo spettacolo e domanda agli ascoltatori il silenzio e il raccoglimento.

Poi incomincia l'azione con la

PRIMA MANSIONE
(La Corte dei gigli)

LA GUIDA

Sotto un porticato, a colonne, intorno ad un altare di marmo consacrato agli idoli, s'innalzano alti fasci di gigli. Al centro, in forma di parallelogramma, uno spesso strato di carboni ardenti è preparato per il martirio di due giovani cristiani incatenati a due pilastri, i fratelli gemelli Marco e Marcellino. Essi attendono il supplizio, mentre il Prefetto sul suo seggio, gli arceri di Emesa agli ordini di Sebastiano e una folla immensa li contemplano. I gemelli con un inno di adorazione manifestano e riconfermano la loro fede. Agitato e tumultuante, il popolo reclama il supplizio. Il Prefetto propone ai due martiri di riflettere ancora, di pensare alla bellezza della vita, di ritornare ai comandamenti dei vecchi dei. Un amico, poi la madre e le loro giovani sorelle vengono a supplicarli di rinunciare al Cristo.

Soltanto Sebastiano, animato da una fede cristiana ardente che si compiace di portare soccorso ai cristiani perseguitati, contempla con fervore i gemelli come se, per rafforzare la fede, volesse loro infondere la propria. Vedendoli vacillare, egli parla e li rassicura. Illuminato dall'amore divino, domanda al cielo un segno che manifesti la potenza del Dio unico. Poi tende l'arco e lancia verso il cielo una freccia, che non ricade. In mezzo all'entusiasmo febbrile che il miracolo suscita in quelli che vi hanno assistito, Sebastiano entra a piedi nudi nel parallelogramma di fuoco, e danza sulla brace una danza estatica. La frenesia mistica è al culmine: un cieco ricupera la vista, la famiglia di Marco e Marcellino si converte tutta, e davanti alla folla prosternata, sette serafini sorgono dagli alti fasci di gigli.

PRELUDIO (orchestra)

CANTO DEI GEMELLI
Frère, que sera-t-il le monde,
Allégé de tout notre amour!
Dans mon àme ton coeur est lourd
Comme la pierre dans la fronde!
Je le pése au delà de l'ombre,
je le jette vers le grand jour!

Frère, que sera-t-il le monde.
Allégé de tout notre amour?

J'étais plus doux que la colombe.
Tu es plus fauve que l'autour.

Toujours, jamais!
Jamais, toujours!

Fer ne t'éffraie, Feu ne me dompte!
Beau Christ, que serait-il le monde
Allégé du tout votre amour?

SEBASTIANO
domanda al Signore che gli conceda un segno. Lancia un dardo verso l'alto. La folla segue il gesto attonita. Il dardo non ricade. Acclamazioni.

IL CORO DEGLI ARCIERI
acclama a Sebastiano.

Sébastien! Sébastien!
Sébastien!

Sébastien, Sébastien,
tu es témoin!

Fra l'una e l'altra acclamazione Sebastiano persegue una sua visione. Poi chiede a Dio di accordargli una seconda prova: danzare sui carboni ardenti. Invita gli arcieri a togliergli l'armatura, poi danza la

DANZA ESTATICA
Mentre gli schiavi soffiano con i mantici per attizzare il fuoco. Danzando invita i Gemelli cristiani a cantare un inno che viene ripreso dai cinque corifei.

Hymnes, toute l'ombre s'efface.
Dieu est et toujours sera Dieu.
Célébrez San Nom par le feu.
Chantez les oeuvres de Sa Grace,
louez Ses oeuvres, en tous lieux.
Semez Son Nom mystérieux
dans les poussìères de l'Espace.
Hymnes, tonte l'ombre s'efface!

Ma, dopo una breve pausa, mentre la danza continua, un invisibile Chorus seraphicus continua e conclude l'inno come un'apoteosi.

Salut, o Lumière,
Lumière du Monde,
Croix large et profonde,
Très-haute Bannière,
Hampe tutélaire
et Verge fleurie,
Signe de victoire
et Palme de gioire
et Arbre de vie!

Sebastiano l'ode, e continua a danzare. Poco più tardi un'acclamazione del coro saluta l'apparizione dei «Sette testimoni di Dio».

Voici le sept Témoins de Dieu,
les Chefs de la Milice ardente.
Tout le del chante!

SECONDA MANSIONE
(La camera magica)

LA GUIDA

Nel fervore della sua missione divina, aiutato dai suoi discepoli, per tutta l'estensione del territorio Sebastiano abbatte i falsi dei, gli idoli, i templi pagani. Egli giunge così alla Camera magica, supremo asilo della scienza ermetica, dove, sotto una volta di lucido metallo, sette maghe incatenate mantengono nei fornelli il fuoco dei pianeti, del sole, della luna. Con un martello in mano Sebastiano si slancia per distruggere il sacro recinto. Una dopo l'altra le veggenti riconoscono la divinità di Sebastiano; una dopo l'altra esse si abbattono vinte dalla potenza del Santo. Dietro una porta di bronzo si sente il canto della vergine Erigone. Sebastiano chiama a sé la folla degli accoliti e degli schiavi e si slancia per abbattere questa ultima fortezza pagana. La folla dei servi, dei catecumeni, degli abbattitori d'idoli si fa ogni momento più fitta e tumultuosa. Tutti si sospingono intorno a Sebastiano e si votano sempre più fanaticamente al Cristo.

Improvvisamente alcuni uomini cercano di trascinare una creatura selvaggia, che si ferma in mezzo alla cerchia tumultuosa piegandosi come una fiamma sotto la raffica. Essa indossa una veste di porpora, come un fascio di papaveri tagliati. E' «la giovane malata delle febbri». Quando il Cristo lasciò, la sua tomba, nel giorno glorioso della Risurrezione, essa piangeva accanto al sepolcro. L'angelo della tomba, scegliendola per custodire quello che restava del Signore, impresse nei suoi seni una profonda ferita di fuoco e nel suo corpo il brivido della febbre; e le affidò il lenzuolo del Cristo, che da quel giorno essa porta piegato sul petto e custodito dalle sue braccia incrociate.

Circondati da una folla che trema tutta d'una angoscia mistica, il Santo e l'Inspirata svolgono il lungo lenzuolo del Cristo e s'inginocchiano tenendone ciascuno con le due mani i1 bordo. I battenti di metallo si aprono, e si vede lo scintillio della camera magica dove i segni dello Zodiaco girano sotto l'autorità splendente della Vergine, Madre del Salvatore. La luce è Natività, Beatitudine e Musica.

PRELUDIO (orchestra sola)

SEBASTIANO
seguito dai suoi fidi è entrato nella Camera magica. Si arresta stupito dinanzi alle sette porte. Dietro l'ultima, si ode la voce della
VERGINE ERIGONE
Je fauchais l'Épi de froment
oublieuse de l'asphodèle;
mon àme, sous le ciel clément,
était la soeur de l'hirondelle;
mon ombre m'était presque une aile
que je trainais dans la moisson.
Et j'étais la Vìerge, fidèle
a mon ombre et a ma chanson.

Si immagina poi avvenuta la cattura della «Giovane malata delle febbri».

SEBASTIANO
la saluta, protesta la propria fede, la supplica di mostrare la Sacra Sindone di cui essa è depositarla, e invita i presenti a contemplare in essa i segni ancor vivi della Passione. E implora l'aiuto e la bontà di Dio. Dietro la porta chiusa una Vox coelestis fa eco alle parole di fede di Sebastiano.

Qui pleure mon Enfant si doux,
mon Lys fleuri dans la chair pure?
Il est tout clair sur mes genoux.
Il est sans tache et sans blessure.
Voyez. Et dans ma chevelure
tous les astres louent Sa clarté.
Il éclaire de Sa figure
ma tristesse et la nuit d'été.

L'ultimo episodio - le sette maghe che, liberate dai loro ceppi, sollevano il corpo esanime della donna febbricitante, salgono con il loro mistico fardello i sette gradini e, mentre la porta di bronzo si spalanca, lo depongono sulla soglia - è evocato dalla sola orchestra.

TERZA MANSIONE
(Il concilio dei falsi dei)

LA GUIDA

In un vasto emiciclo, l'imperatore Augusto siede sul suo trono, in mezzo alle immagini di innumerevoli dei: dei di Roma, dei della città e della campagna, dei di tutti i riti e di tutti gli atti, dei della Siria, del Nilo, della Grecia e dell'Arabia. Fumano e scintillano gli altari, l'atmosfera è greve di profumi d'aromi e d'incensi. Una folla di sacerdoti, di sacrificatori, di indovini, di maghi, di astrologhi, circonda il Cesare. Si vedono musici, cantori, eunuchi, arcieri, schiavi, donne di Antiochia e di Biblos. I sacerdoti supplicano il Cesare di vendicarli, di liberarli dai cristiani.

Sebastiano sta dritto in piedi avanti all'imperatore. L'imperatore ama Sebastiano per la sua bellezza. E poiché l'ama e vuole che resti presso di sé, lo tenta e gli offre l'infinito della potenza e della ricchezza. Con tutti i mezzi di cui dispone, con la gloria e con l'arte, con l'incanto della parola e della musica Cesare tenta di conquistare Sebastiano.

Il Santo strappa le corde della sua lira, copre con la sua clamide lo strumento mutilato e con i passi, i gesti, gli atteggiamenti esprime il dramma del Figlio dell'Uomo, rovesciandosi e incurvandosi, rialzandosi e trasfigurandosi, più pallido dei marmi e degli avori. Un brivido corre fra gli ascoltatori, un grande silenzio scende sull'ardore della vita.

L'imperatore balza in piedi meravigliato. Egli pensa di fare un dio del giovane ispirato e pone nella sua mano una delle vittorie d'oro che adornano il suo trono. Con tutte e due le mani il Santo stringe la Vittoria, la solleva in aria per tutta l'altezza delle sue braccia e la lancia contro il lucido mosaico ai piedi dell'Augusto.

Cesare, dominando il suo furore, comanda ai servi di distendere il Santo sulla cetra dalle corde rotte e di coprirlo di fiori e di corone, mentre le donne gridano le lamentazioni e le schiave rovesciano le fiaccole.

LA FANFARA IMPERIALE
che apre questo atto, evoca la folla che gremisce l'atrio del Palazzo imperiale, ed inveisce contro Sebastiano che. senza paura, proclama dinanzi a Cesare ed alla folla la sua fede in Cristo.

IL CORO
obbedisce all'ordine di Cesare, e canta l'Inno di Apollo.

Paian, Lyre-d'or, Arc-d'argent,
Seigneur de Délos et de Sminthe,
beau Roi chevelu de lumière,
o Apollon...

SEBASTIANO
interrompe il coro, imponendo il silenzio, in nome di Cristo. E annunzia a Cesare che, mimandola, gli mostrerà la rappresentazione della Passione di Cristo (la scena è evocata dalla sola orchestra).

IL CORO DELLE DONNE DI BIBLOS
scambia la signifiicazione della rappresentazione di Cristo per quella della morte di Adone e intona un canto funebre sulla morte del bell'adolescente, mentre Sebastiano continua a mimare la Passione:

Ah! Tu pleures le Bien-Aimé!
Tu pleures l'Archer du Liban.
O soeurs! O frères!
Hélas! Tu pleures Adonis!
O soeurs! o frères!
Il se meurt, le bel Adonis!
Il est mori, le bel Adonis!
Femmes, pleurez!
Voyez le bel Adolescent
couché dans la pourpre du sang.
Donnez les baumes et l'encens,
femmes! Pleurez!
Voyez le sang couler de l'aine,
le sang noir sur la cuisse bléme.
Mélez a l'huile syrienne
vos pleurs! Pleurez!
Pleurez, o femmes de Syrie,
criez : "Hélas, ma Seigneurie!"
Toutes le fleurs se sont flétries.
Criez, pleurez!

VOX SOLA
"Je souffre", gémit-il. Ecoute!
"Je souffre. Qu'ai-je fait? Je souffre
et je saigne. Le monde est rouge
de mon tourment.
Ah! qu'ai-je fait? Qui m'a frappé?
J'expire, je meurs. O Beauté,
je meurs mais polir renaìtre impérissablement.

Coro
Adonis!
Adonis!

pleurez!
pleurez!

poi la scena della Resurrezione di Cristo. Una Vox sola impone di cessare il pianto:

Cessez, o pleureuses! Le monde
est lumière, tei qu'il l'annonce.
Il renaìt dieu, vierge et jeune homme,
le Florissant!
Il renaìt, il se renouvelle.
O jrère des Saisons jumelles,
debout! La mori est immortelle,
dieu, par fon sang.

poi un coro, su esortazione dell'Imperatore, acclama ciò che crede l'annuncio della resurrezione di Adone:

Io! Io! Adoniastes!
O sceurs, o frères, exultez!
Le Seigneur est ressuscité!
Il conduit la danse des astres.
Io! Déliez vos cheveux,
dénoues vos ceintures, femmes!
Du noir Hadès où sont les àmes
il nous revient, le Bienheureux.

SEBASTIANO
al quale l'Imperatore ha offerto la Vittoria d'oro, invitando il popolo a salutare in lui l'Adone redivivo, scaglia la Vittoria a terra, e proclama più forte la sua fede in Cristo, mentre il coro riprende la lamentazione per la morte di Adone.

QUARTA E QUINTA MANSIONE
(II lauro ferito e il Paradiso)

LA GUIDA

Fra i vecchi lauri del bosco di Apollo, Sebastiano, il martire, è legato ad un alto tronco, con i piedi nudi sulle nodose radici e i polsi avvinti al disopra della testa. I suoi arcieri, che lo amano, vogliono slegarlo e liberarlo. Ma bisogna che il destino di Sebastiano si compia; egli deve essere ucciso dalle frecce dei suoi propri arcieri. Bisogna che questo anello della sua eternità si chiuda. Con le sue parole infiammate, irresistibili, egli incita i suoi fedeli soldati a colpirlo. Una freccia parte, poi un'altra, e ben presto Sebastiano è coperto di ferite, dalle quali sfugge il suo sangue. La bella testa s'inclina sulla spalla, l'ammirevole corpo cede, le braccia si tendono trattenute soltanto dai legami. Accorrono delle donne, piangendo, distaccano il corpo del martire e vedono (oh miracolo!) le piaghe libere dalle frecce, che sono restate tutte nel tronco del lauro.

Il corteggio funebre cammina lentamente nella sera. Improvvisamente si vede schiudersi nel cielo l'abisso della luce ineffabile. Le porte del Paradiso sono aperte all'anima di Sebastiano.

E lassù, ove si trovano tutte le cose che l'occhio non ha mai visto e che l'orecchio non ha mai sentito, che Dio ha preparato per coloro che lo amano, le coorti degli angeli e dei santi accolgono l'anima di San Sebastiano martire.

SEBASTIANO
si rivolge ai suoi arcieri, pregandoli di colpirlo senza esitazione; poi ha la visione simbolica d'un pastore, che tiene intorno al collo con le braccia una pecora. Svanita la visione, rinnova le sue esortazioni e le sue preghiere. Gli arcieri scoccano i primi dardi. Egli seguita ad incitarli con parole di fede e d'amore fino alla morte.

CORO DELLE DONNE DI BIBLOS
Si avvicina cantando il suo compianto pagano, scioglie il corpo del martire e lo accompagna in funebre corteo alla tomba.

Ah! Hélas! Ah, Ah !
Pleurez, o femmes de Syrie,
Criez: Hélas! ma Seigneurie!
Toutes les fleurs se sont fiétries.
Criez! Pleurez!
Il va dans la pale prairie!
Eros! Pleurez!
Il descend vers les noires portes,
Tout ce qui est beau
l'Hadès morne l'emporte.
Renversez les torches.
Eros! Pleurez!

BREVE INTERLUDIO (orchestra)

LE PORTE DEL PARADISO SI APRONO ALL'ANIMA DI SEBASTIANO
I cori celesti inneggiano alla sua beatitudine.

CHORUS MARTYRUM
Gloire! Sous nos armures
flamboyez, o blessures!
Qui est celui qui vient?
Le Lys de la cohorte.
Sa tige est la plus forte.
Louez le nom qu'il porte:
Sébastien! Sébastien!


CHORUS VIRGINUM
Tu es loué. L'étoile
de loin parle a l'étoile
et dit un nom: le tien.
Dieu te couronne. Tonte
la nuit comme une goutte
a ton front est dissoute,
Sébastien

CHORUS APOSTOLORUM
Tu es saint. Qui te nomme
verrà le fils de l'homme,
Qui sur san coeur te tient,
sourire de ta grace.
Jean t'a donne sa piace.
tu boiras dans sa tasse,
Sébastien!


CHORUS ANGELORUM
Tu es beau. Pre'nds six ailes
d'Ange et viens dans l'échelle
des Feux musiciens,
chanter l'hymne nouvelle
au del qui se constelle
de tes plaies immortelles,
Sébastien ! Sébastien !

ANIMA SEBASTIANI
Je viens, je monte.
J'ai des ailes. Tout est blanc.
Mon sang est la manne
qui bianchii le désert de Sin.
Je suis le goutte, l'étincelle
et le fétu. Je, suis une àme,
Seigneur, une me dans Ton sein.


CHORUS SANCTORUM OMNIUM
Louez le Seigneur dans l'immensité de Sa forse.
Louez le Seigneur sur le tympanon et sur l'orgue.
Louez le Seigneur sur le sistre et sur la cymbale.
Louez le Seigneur sur la flùte et sur la cithare.
Alleluia. Alleluia.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 8 marzo 1961


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 31 luglio 2012