Homenajes

Suite per orchestra

Musica: Manuel de Falla (1876 - 1946)
  1. Fanfare sobre el nombre de Enrique Fernández Arbós
  2. À Claude Debussy (Elegía de la guitarra) - Rappel de la Fanfare
  3. À Paul Dukas (Spes Vitae)
  4. Pedrelliana
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, percussioni, celesta, arpa, archi
Composizione: 1938 - 1939
Prima esecuzione: Buenos Aires, Teatro Colón, 18 novembre 1939
Edizione: Ricordi, Milano, 1953
Guida all'ascolto (nota 1)

La suite orchestrale Homenajes (Omaggi) è l'ultima composizione portata a termine da Falla prima della sua morte, non considerando naturalmente l'oratorio per soli, coro e orchestra Atlantida, il grande affresco scenico-corale che sarebbe stato completato dal suo allievo prediletto, Ernest Halffter. Fu lo stesso autore a dirigere questo lavoro nel novembre del 1939 al teatro Colón di Buenos Aires, città in cui si era trasferito in seguito alla vittoria del regime falangista in Spagna. Poiché dei quattro pezzi che la compongono tre sono orchestrazioni di lavori preesistenti e precisamente la «Fanfara» dedicata al direttore d'orchestra E. F. Arbós, l'omaggio a Debussy originariamente scritto per chitarra e quello a Dukas conosciuto anche nella versione pianistica, si ritiene che la suite sia stata realizzata tra il dicembre del 1935 e il 1938, nell'ultimo periodo, cioè, del soggiorno di Falla in Spagna. Sono composizioni non tra le più indicative ed esaurienti della originale personalità del musicista di Cadice, ma che rivelano comunque un intimo e delicato lirismo e soprattutto quel piacere timbrico dell'orchestra che fu una delle costanti fondamentali dell'arte di Falla.

Il primo brano dedicato ad Arbós (fu questi che diresse in prima esecuzione a Madrid Noches en los jardines de España) è una breve e allegra fanfara affidata agli ottoni e alla batteria. La data di composizione è del 1934. L'elegia scritta, a ricordo di Debussy, e apparsa nella versione per chitarra nel 1920 sulla «Revue musicale» di Parigi, si basa su una melodia tristemente mesta in re minore affidata agli archi e che poi acquista un tono più vivace, con scansioni ritmiche che fanno pensare ad una languida habanera. Dopo un richiamo della fanfara viene l'omaggio a Paul Dukas (con spes vitae come sottotitolo) contrassegnato da un tema corale in tempo andante molto sostenuto. E' musica particolarmente elaborata dal punto di vista contrappuntistico e armonico e si richiama al tema dell'Adagio della Sonata per pianoforte dello stesso Dukas. Anche questo pezzo fu pubblicato nella sua primitiva versione pianistica in un numero speciale del 1935 della «Revue musicale» dedicato all'autore dell'Apprenti sorcier, che aveva incoraggiato e sostenuto spesso il creatore dell'Amor brujo durante il suo soggiorno a Parigi.

L'ultimo pezzo intitolato «Pedrelliana» è dedicato a Felipe Pedrell, maestro di Falla e da tutti considerato il più autorevole precursore della musica iberica contemporanea. E' una libera elaborazione di temi della Celestina dello stesso Pedrell e a differenza degli altri brani ha un carattere più accentuatamente spagnolo. Da una frase annunciata in lontananza dai corni e ripresa con vivacità dagli archi si snoda un ampio discorso ritmico e di sapore danzante e popolaresco.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 14 novembre 1982


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Ultimo aggiornamento 22 gennaio 2016