Karneval, ouverture da concerto, op. 92, B. 169


Musica: Antonin Dvoràk (1841 - 1904)
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, cassa, tamburo, triangolo, tamburo basco, arpa, archi
Composizione: Praga, 28 luglio - 12 settembre 1891
Dedica: "Composto e dedicato all'Università di Praga da Antonín Dvorák" per la laurea onoraria conferitagli
Guida all'ascolto (nota 1)

A giusta ragione Dvorak viene considerato, insieme a Smetana, il più autentico e autorevole rappresentante della musica nazionale cèca della seconda metà dell'Ottocento. Però, mentre Smetana si richiama nella sua produzione operistica e sinfonica ai motivi eroici e leggendari della Boemia in lotta, spesso aspra e difficile, per la propria libertà e indipendenza, Dvorak esalta gli aspetti popolareschi e contadini della sua terra. Infatti in questo artista, stimato e benvoluto da Liszt, Brahms, Hanslick e Bùlow, si incarna la tradizione più schietta e pura del musicista boemo, legato profondamente al patrimonio folclorico, ai costumi e alle cerimonie liete e tristi di una popolazione campagnola e rusticana, ancora lontana dai problemi di urbanizzazione e di industrializzazione. Per tale ragione la sua musica, contraddistinta da inesauribile freschezza melodica e da straordinaria spontaneità inventiva (qualche musicologo lo ha paragonato a Schubert), è ricca di danze e di ritmi nostalgici e allegri, sentimentali e festosi che provengono dalla cultura boema e slava, anche se reinventati e rielaborati con un gusto e una sensibilità di piacevole effetto armonico e strumentale.

Natura cordialmente istintiva, sinceramente ottimistica, sorretta da una schietta fede in Dio, Dvorak non ha nulla del compositore intellettuale alla ricerca di messaggi ideologici e filosofici e tormentato da problematiche tecniche e linguistiche: nella sua concezione sonora, sia sinfonica che da camera e operistica, tutto procede limpidamente e alla luce del sole, su un piano di assoluta chiarezza di idee espresse con una straripante varietà di temi, innestati saldamente in una orchestrazione molto descrittiva e comunicativa e densa di colori timbrici e armonici di penetrante suggestione poetica.

Cresciuto sotto l'influsso delle teorie sulla canzone popolare esposte da Herder, Goethe e i fratelli Grimm, i quali contribuirono alla conoscenza e alla diffusione delle varie letterature autoctone e dialettali, Dvorak si muove nel grande alveo del folclore romantico, in cui trovano largo spazio le tipiche danze di estrazione panslavica, come il furiant, la polka, il rejdovak, la sousedskà, lo skocnà, l'odzemek slovacco, il kolo serbo e la mazurka polacca. Ciò spiega tra l'altro la vastissima diffusione sin dal primo momento delle sue sinfonie e soprattutto delle due raccolte di Danze slave, dell'op. 46 e dell'op. 72, ordinategli dall'editore Fritz Simrock di Berlino per essere lanciate sul mercato insieme a quelle ungheresi di Brahms. Ad una certa distanza come popolarità, anche se rivelatrici del temperamento melodico del musicista boemo, si collocano le tre ouvertures per grande orchestra raggruppate sotto lo stesso titolo di «Natura, vita e amore» che comprende Nel regno della natura, Karneval e Othello, tre brani scritti nel 1891 (l'ultimo fu terminato nel 1892) da un Dvorak cinquantenne. In origine il musicista aveva pensato ad un ciclo denominato semplicemente Pastorale, Scherzo e Finale, ma successivamente volle imprimere un tono più descrittivo, alla maniera di Liszt, a questa trilogia sulla natura, senza tuttavia comporre una vera e propria musica a programma.

Il secondo pezzo Karneval è la più eseguita e apprezzata delle tre ouvertures, sin da quando l'autore la diresse prima di partire nel 1892 per gli Stati Uniti, dedicandola all'Università di Praga, che l'aveva nominato dottore honoris causa per i suoi meriti di musicista di fama nazionale. L'ouverture Karneval, inizialmente chiamata Karneval ceco, è contrassegnata dalla tonalità di la maggiore, quasi a significare l'inquietudine e l'insoddisfazione che sono alla base della vita umana. Essa è articolata in forma di sonata, con un tempo allegro vigoroso e pieno di slancio orchestrale, con un andantino in sol maggiore di sapore agreste, inserito come un breve intermezzo lirico, e infine con una ripresa del primo tema ritmicamente festoso, a completamento delle alterne, vivaci ed estrose apparizioni di varie scene del carnevale, visto come un quadro di danze brillanti e di ritmi policromi, odorosi di aria nativa e campagnola.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 15 Marzo 1981


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Ultimo aggiornamento 6 marzo 2013