Prima di parlare dell'oratorio Santa Ludmilla di Antonin Dvorak è necessario premettere alcune considerazioni storiche sul personaggio femminile di Ludmilla che nel corso del X Secolo contribuì attivamente alla diffusione della religione cristiana in Boemia. Naturalmente storia e leggenda si mescolano fra di loro, trattandosi di fatti e persone collocate in un tempo molto lontano e basate su fonti di informazione tramandate a voce, oltre che per iscritto in raccolte cronachistiche non sempre obiettive e scevre da valutazioni di tipo politico. Sembra che Ludmilla sia nata a Milsko, territorio dominato dai Serbi, all'inizio degli anni Sessanta del IX Secolo. Suo padre, il principe Slavibor, era sottomesso ai principi regnanti della Boemia. Quando aveva appena quindici anni Ludmilla sposò il principe Borivoj che regnava in Boemia e con il quale condivideva la stessa preferenza per la fede cristiana, secondo la tradizione latina rispetto alla concezione cristiana nella sua liturgia slava. Ludmilla ebbe sei figli, tre maschi e tre femmine. Si conoscono i nomi di soli due figli: Spytihnèv, il più grande, e Vratislav, i quali occuparono il trono del padre Borivoj, quando questi morì giovanissimo a 36 anni, intorno all'891. Dopo la scomparsa di questi due eredi al trono della Boemia la storia diventa confusa e si sa abbastanza chiaramente che nacque un aspro contrasto fra la moglie di Vratislav, la principessa Drahomira, e la suocera Ludmilla. La leggenda indica tre motivi fondamentali alla base del violento contrasto tra le due donne. Anzitutto la gelosia di Drahomira che non sopportava che i suoi figli, Venceslao e Boleslao, fossero educati secondo principii religiosi diversi da quelli della tradizione slava. Poi, altra ragione di dissenso, era l'influenza esercitata dal clero cristiano su Ludmilla e nettamente rifiutata da Drahomira, che mirava alla supremazia dello slavismo in tutte le sue componenti, ideologiche, politiche e religiose. Il terzo motivo di frizione era determinato dal modo diverso di esercitare il potere: Ludmilla largheggiava in opere e in iniziative caritatevoli a favore della popolazione più miserabile e bisognosa di aiuto, tanto da godere del favore di larghi strati dell'opinione pubblica, al contrario di Drahomira, chiusa egoisticamente nel proprio isolamento regale e per niente amata dai suoi sudditi. Ad un certo punto i contrasti fra questi due personaggi divennero insanabili e sfociarono nell'assassinio di Ludmilla, che provocò l'allontanamento dal paese di Drahomira, decisa dallo stesso figlio Venceslao, passato poi alla storia con il nome di San Venceslao. Ludmilla fu considerata la prima martire cristiana della Boemia e proclamata santa il 10 novembre del 926 dal vescovo di Ratisbona, con la traslazione del suo corpo nella chiesa di San Giorgio al castello di Praga. Da allora la personalità della principessa Ludmilla è diventata il simbolo del cristianesimo in terra cecoslovacca e nello stesso tempo l'espressione dell'unità boema nell'ambito dell'impero austro-ungarico, soprattutto nella seconda metà dello scorso secolo, quando si risvegliò in Europa la coscienza nazionale dei vari popoli dominati dalla monarchia asburgica.
A tutta questa materia di leggende e di fatti storici e religiosi attinse il poeta e drammaturgo cecoslovacco Emil Frida, conosciuto soprattutto con lo pseudonimo di Jaroslav Vrchlicky, per scrivere il libretto della Santa Ludmilla verso il 1884, su sollecitazione dello stesso Dvorak, attratto dalla tematica profondamente boema del soggetto. In un primo momento Vrchlicky aveva pensato di scrivere una trilogia drammatica, articolata in tre libretti su Santa Ludmilla, su San Venceslao e su Santo Adalberto, in cui sarebbero confluiti i principali avvenimenti politici e religiosi della storia della Boemia. Il progetto iniziale del poeta non si realizzò; perché egli scrisse soltanto due libretti, quello per la Santa Ludmilla e quello per Santo Adalberto, quest'ultimo messo in musica da due giovani compositori dell'epoca, Adolf Piskàcek e Jaromir Hruska. Il libretto per la Santa Ludmilla è molto semplice e lineare ed è costituito come una successione di "quadri" in cui si celebrano la conversione della popolazione boema alla fede cristiana nella figura della giovane principessa Ludmilla e del suo futuro sposo Borivoj. Nei primi "quadri" l'eremita Ivan, durante la festa della dea Babà, che si svolgeva nel territorio dell'attuale Mélnik, convince la giovane principessa sulle verità della fede cristiana. Nei "quadri" successivi il discorso diventa più intimo e personale, quando Ludmilla nei boschi di Beroun incontra Borivoj, il quale, conquistato dalla spiritualità della principessa e dall'eloquenza dell'eremita Ivan, accetta di diventare anch'egli un seguace della religione cristiana. Il libretto poetico termina con il battesimo dei novelli sposi nel castello di Velehrad, mentre il coro risuona in tutto il suo splendore innico.
L'occasione per così dire esterna che spinse
Dvoràk a scrivere l'oratorio Santa
Ludmilla fu
offerta durante il primo viaggio in Inghilterra del compositore nel
1884. Qui il musicista era molto popolare per i suoi lavori orchestrali
e corali e l'editore inglese Henry Littleton, di cui era ospite, lo
invitò a comporre un oratorio per il Festival di Leeds,
offrendogli la pubblicazione della partitura insieme alla riduzione per
la stampa dello spartito per canto e pianoforte, oltre ad un compenso
di ventimila fiorini austriaci: Dvorak accettò, non prima di
aver scritto la Sinfonia
in re minore op. 70 e la cantata drammatica per soli, coro
e orchestra Camicie
nuziali. Nel frattempo egli lesse il libretto di Vrchlicky
su la Santa Ludmilla
e si mostrò disponibile a metterlo in musica. Nel settembre
del 1885, dopo il ritorno dal quarto viaggio in Inghilterra, il
musicista si mise al lavoro e completò l'oratorio il 30
marzo 1886, spedendo la partitura all'editore Littleton, che si
preoccupò di preparare una degna esecuzione senza badare a
spese, specie per la parte corale. La "prima" ebbe luogo al Festival di
Leeds il 15 ottobre 1886 sotto la direzione d'orchestra dello stesso
Dvorak e con la partecipazione di quattro ottimi solisti di canto
inglesi: Emma Albani, Janet Patey, Edward Lloyd e Charles Santley. Il
pubblico tributò un'accoglienza calorosa all'oratorio e
riservò ovazioni trionfali al compositore, anche durante il
concerto. La stampa inglese fece resoconti entusiastici sull'esito
della serata e ci sono due lettere inviate da Dvorak in data 18 ottobre
da Londra a due amici di Praga, Antonin Rus e Vàclav Juda
Novotny, in cui sono raccolte le impressioni del musicista dopo
l'esecuzione di Leeds. Nella prima lettera è detto, fra
l'altro, che «l'effetto prodotto dalla Santa Ludmilla
è stato magnifico e il concerto è risultato il
momento più alto dell'intero Festival di Leeds. Non ho mai
sentito in Inghilterra un coro e un'orchestra così
straordinari. Sono stato salutato con tanta cordialità e
sincerità di sentimenti dal pubblico, dai coristi e dagli
orchestrali da restare profondamente emozionato durante e alla fine
della serata». Nella lettera indirizzata a Novotny il
musicista si esprime con parole altrettanto lusinghiere.
«Sono ancora frastornato - dice Dvorak - dalla magnifica
esecuzione dell'orchestra (120 elementi) e del coro (350 elementi),
oltre che del gruppo dei solisti di canto, davvero di primo rango.....
Alla fine del concerto sono stato chiamato più volte dal
pubblico tra applausi frenetici e scroscianti. Ho pronunciato poche
parole di ringraziamento in inglese all'indirizzo del coro e
dell'orchestra e di nuovo il pubblico ha applaudito, pronunciando ad
alta voce il imo nome. Ho visto qualche spettatore commuoversi sino
alle lacrime durante l'esecuzione, specie quando cantava la divina
Albani». A Londra l'oratorio fu eseguito il 29 ottobre e il 6
novembre dello stesso anno sotto la direzione d'orchestra di Dvorak con
altrettanto successo. Venne poi la volta di Praga, dove il 25 febbraio
1887 la Santa Ludmilla
venne presentata al Teatro Nazionale in un clima trionfale per
l'autore, ritenuto a giusta ragione una delle maggiori
personalità dell'arte e della cultura musicale boema. I
dirigenti di questo teatro pensarono qualche anno più tardi,
nel 1890, di allestire l'oratorio Santa
Ludmilla in forma scenica; il musicista dovette tagliare
diverse parti, tra recitativi e arie, e aggiungere qualche episodio che
si adattasse meglio al dramma teatrale. Fu, in verità,
l'unica volta in cui questo oratorio venne trasferito in palcoscenico,
anche perché rispecchiava fedelmente uno stile da concerto
nella sua linea sinfonico-corale. È un lavoro monumentale su
cui aleggia un sentimento di schietta religiosità, espressa
con quella purezza di cuore e quella sensibilità di animo
che si ritrovano nello Stabat
Mater e nel Requiem
e appartengono alla sigla creatrice di Dvoràk. Indubbiamente
nella Santa Ludmilla
non mancano influenze anche indirette di altri artisti, come
Mendelssohn, Schumann e Liszt, ma ciò non toglie nulla alla
originalità creatrice del musicista boemo, il quale ha
saputo scrivere soprattutto pagine corali di notevole bravura tecnica e
di penetrante efficacia espressiva, che ancora oggi coinvolgono e
scuotono l'ascoltatore. Per questa ragione l'oratorio Santa Ludmilla
occupa un posto importante nella produzione di Dvorak e per capire la
storia e la cultura cecoslovacca è necessario tener conto
anche di questa musica, che riassume e condensa in sé motivi
del pensiero politico e religioso di un'intera popolazione, assurta ad
entità nazionale dopo il crollo dell'impero centrale in
Europa.
Ecco in sintesi la struttura musicale della partitura, che si avvale di un organico orchestrale formato da due flauti, due oboi, corno inglese, due clarinetti, clarinetto basso, due fagotti, controfagotto, quattro corni, tre trombe, tre tromboni, tuba, timpani, triangolo, arpa, organo, archi.
L'oratorio si apre con una breve introduzione strumentale in tempo Andante e secondo lo stile recitativo; su di essa si innesta il coro di tenori e bassi in una larga progressione melodica e armonica, quasi di preghiera grave e solenne alla antica divinità Babà. Il secondo intervento del coro ha un tono fresco e festoso (Allegro vivace), caratterizzato da un gustoso ritmo popolaresco così caro alla inventiva di Dvorak. Segue un Andante con tenori e bassi dagli accenti vigorosi e marcati che sfocia in un Allegro maestoso di tutto il coro, sorretto eloquentemente e in forma massiccia dall'orchestra. Si ode quindi la voce di Ludmilla, prima in un recitativo (Moderato) e poi, dopo un nuovo Andante del coro dal ritmo staccato, in un'aria solistica (Larghetto) dalle delicate inflessioni melodiche e increspata di dolce affettuosità sentimentale. Si riascolta il coro in un contrappuntato e variegato Allegro maestoso; il tenore canta un'aria spigliata in tempo Presto; il coro riafferma (Allegro) la sua fede nella divinità. Tocca ora ad Ivan (basso) con un'aria largamente espansa in tempo Poco adagio e quindi al coro (Allegro vivo) tra ritmi puntati e strettamente connessi al discorso orchestrale. Ludmilla canta un'altra aria (Largo) di luminosa purezza melodica e di impianto vagamente teatrale. Dopo il recitativo del basso (Andante) è il coro con un Allegro vivace di potente effetto a concludere la prima parte dell'oratorio.
L'inizio della seconda parte contiene una pensosa introduzione orchestrale, il recitativo e l'aria di Svatava (contralto), che esprime la sua fiducia nella incontaminata fede di Ludmilla. C'è sempre un rilievo di spiccata forza espressiva. Dall'assolo di Ludmilla (Moderato) di passa all'assolo di Svatava (Più mosso), alla cordiale aria di Ivan (Poco adagio), al recitativo di Ludmilla (Andante), al nuovo intervento di Ivan, al terzetto di Ludmilla, Svatava e Ivan con il coro, all'assolo del tenore Borivoj con il coro, al recitativo di Ivan e ancora ad una nuova uscita del tenore e del basso. Di saldo impianto vocale è l'aria di Borivoj "Mostrami la via" (Andante con moto) e ad esso si susseguono gli interventi del coro (Mosso), di Ludmilla insieme al coro e a Borivoj e ancora il quartetto delle voci soliste (Ludmilla, Svatava, Borivoj e Ivan) con il coro in uno squarcio polifonico di solida costruzione e di indubbia forza di rappresentazione.
La terza parte attacca con vigorose e taglienti strappate orchestrali (Allegro comodo, tempo di marcia) e con un magnifico coro, realizzato secondo la migliore tradizione musicale slava. Dopo il recitativo del basso e del tenore (Moderato) si ode uno stupendo duetto di spiegata tensione lirica tra Borivoj e Ludmilla. Il soprano e il basso intervengono in brevi assoli recitati, ma da questo momento il coro svolge il suo ruolo di protagonista sino alla fine, anche insieme al contralto e al basso (Allegretto e Andante maestoso) in un crescendo di trascinante calore emotivo, per concludersi nell'Allegro vivace di impetuosa potenza che vede impegnati i quattro solisti e il coro in una perorazione vocale di esaltante significato religioso, centrata sull'antica canzone popolare "Signore, abbi pietà di noi", tema fondamentale posto all'inizio e alla fine della colossale costruzione musicale ideata da Dvorak.