Nel 1891 Antonìn Dvorak compiva cinquant'anni. La ricorrenza venne celebrata a Praga con concerti e con il conferimento della laurea honoris causa. Ma Dvorak, gloria nazionale boema, era un compositore celebre in tutto il mondo, e l'università di Cambridge, che più volte aveva onorato i musicisti, gli conferì a sua volta la laurea honoris causa. In giugno fu offerta a Dvorak la direzione del Conservatorio di New York, con un onorario - molto alto a quei tempi - di quindicimila dollari l'anno. Il 9 ottobre Dvorak diresse a Birmingham la prima esecuzione del Requiem, in dicembre firmò il contratto con New York; dal 3 gennaio al 6 marzo 1892 fece un giro di concerti in Boemia, una tournée d'addio prima della partenza per l'America.
Il programma della tournée comprendeva soltanto musiche di Dvorak e con il compositore, che suonava il pianoforte, collaboravano il violinista Ferdinand Lachner e il violoncellista Hans Wihan. Dvorak aveva pronto un trio vecchio, l'op. 26, e un trio nuovo, l'op. 90. Per completare il programma fece ricorso ai Quattro Pezzi Romantici op. 75 per violino e pianoforte. Ma siccome il violoncellista non poteva esser trattato diversamente dal violinista, il giorno di Natale del 1891 Dvorak cominciò a scrivere il Rondò op. 94 per violoncello e pianoforte, che completò nel giorno di Santo Stefano. La prima esecuzione del Rondò ebbe luogo il 9 gennaio a Kladno. Nel 1893 Dvorak trascrisse il Rondò per violoncello e orchestra, e nel 1896 lo pubblicò con dedica a Hans Wihan.
Abbiamo una fotografia di Dvorak, Lachner e Wihan al tempo della tournée del 1892: tutti e tre con barba e baffi e cappello ben calcato in testa, una versione intermedia tra il pastore protestante e il bandito (Dvorak è quello che assomiglia di più ad un masnadiere gentiluomo). Purtroppo, delle esecuzioni di quel trio non è rimasta traccia nella discografia. Doveva essere un complesso curioso, perché Wihan era uno dei maggiori violoncellisti del tempo, Lachner era uno stimato violinista, e Dvorak un compositore che s'arrabattava a suonare il pianoforte. Ma nemmeno un pianista di complemento come Dvorak doveva incontrare difficoltà con la parte pianistica del Rondò, che era tutto pensato come musique de salon. La prima parte del Rondò presenta il primo tema in sol minore, il secondo tema in si bemolle maggiore e la ripresa del primo tema in sol minore. La parte centrale, in sol maggiore, è caratterizzata da diversi cambi di tempo, secondo un modulo tipico della musica popolare boema. La terza parte ripresenta i due temi della prima parte (il secondo tema è in sol maggiore), con la sezione conclusiva abbreviata e variata. Il Rondò, come già detto, appartiene alla musique de salon, molto in voga nella seconda metà dell'Ottocento, quando i grandi violoncellisti eseguivano poco le sonate, del resto non numerose nel loro repertorio storico, e tenevano come "piatti forti" dei programmi da camera i concerti per violoncello e orchestra in versione per violoncello e pianoforte, con contorno di pezzi brevi e di trascrizioni. In questo contesto il Rondò di Dvorak si affianca alla Elegie op. 24 (1883), a Papillon op. 77 (1885 circa) e alla Sicilienne op. 78 (1898) di Fauré, distanziando di varie leghe la celeberrima Leggenda valacca di Gaetano Braga e l'Elfentanz op. 39 di David Popper.
Piero Rattalino