Variations on an Original Theme for orchestra, "Enigma", op. 36


Musica: Edward Elgar (1857 - 1934)
  1. Theme - Andante
  2. Variation I - L'istesso tempo "C.A.E."
  3. Variation II - Allegro "H.D.S-P."
  4. Variation III - Allegretto "R.B.T."
  5. Variation IV - Allegro di molto "W.M.B."
  6. Variation V - Moderato "R.P.A."
  7. Variation VI - Andantino "Ysobel"
  8. Variation VII - Presto "Troyte"
  9. Variation VIII - Allegretto "W.N."
  10. Variation IX - Adagio "Nimrod"
  11. Variation X - Intermezzo: Allegretto "Dorabella"
  12. Variation XI - Allegro di molto "G.R.S."
  13. Variation XII - Andante "B.G.N."
  14. Variation XIII - Romanza: Moderato "* * *"
  15. Variation XIV - Finale: Allegro Presto "E.D.U."
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, conrofagotto, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, tamburo, triangolo, grancassa, piatti, organo, archi
Composizione: 5 - 19 febbraio 1899
Prima esecuzione: Londra, St. James's Hall, 19 giugno 1899
Edizione: Novello & Co., Londra, 1899
Dedica: To my friends pictured within
Guida all'ascolto (nota 1)

«L'Inghilterra riprende ora il suo posto antico, dopo un intervallo di due secoli, come nazione musicalmente produttiva. Sir Edward Elgar, il cui genio [...] ha raggiunto una tecnica rifinita con lo studio e col trarre buone occasioni dalla pratica, [...] crea musica che è tanto tipicamente inglese quanto è tipica una casa di campagna con scuderia nello Shropshire. Non pongo qui la questione se sia buona musica [...]. Per me il punto è che, se si ami o no, essa è l'espressione caratteristica di un certo tipo di educazione inglese, ed eccellente educazione quanto a questo. Prima che arrivasse Elgar, in Inghilterra non esisteva nulla del genere sul piano sinfonico. Bisognava andare indietro fino a Purcell».

L'elogio, arguto come al solito, è di G. B. Shaw convinto ammiratore di Elgar. In che senso la Englishness è un dato così esplicito nella musica di Elgar? Se una nazione ha caratteri propri e distintivi come li ha (o li ha avuti) l'inglese, diciamo l'alto stile sociale, la cura delle forme accanto al senso pratico, l'attenzione schietta ma ben controllata per le altre culture, l'umorismo, - se è così, nessun musicista inglese tra l'Otto e il Novecento esprime la Englishness come Elgar. È questo un riconoscimento che, diventato un luogo comune, non gli ha giovato. Ma Elgar ne era orgoglioso, a buon diritto: perché, per fare ora noi qualche esempio su aspetti che ci sono utili, lui venerava il sinfonismo tedesco, ne conosceva e praticava i procedimenti costruttivi, teneva alta la tradizione della musica corale e da oratorio e, infine, molto amava l'arte italiana e i soggiorni, anche prolungati, in Italia. Tutto da autentico gentiluomo inglese colto, sicuro del proprio patrimonio intellettuale e discreto. Perfino in qualche segnale minimo.

Ho detto che la sua è musica 'inglese', sì, ma che appartiene all'area del tardo romanticismo tedesco: tuttavia la particolarità di stile si riconosce anche da un dato minimo, da un'indicazione di espressione diventata famosa, 'nobilmente', che Elgar distribuisce nelle sue partiture, non per sollecitare l'enfasi ma, al contrario, per chiedere cura e ritegno. Ancora oggi la musica di Elgar è chiamata, con affettuoso rispetto, 'the nobilmente music'. Di ciò sono prova i suoi lavori celebri, l'oratorio The Dream of Gerontius, le festose cinque marce intitolate Pomp and Circumstance (da sempre familiari a tutti, come una specie di sua 'tessera inglese di riconoscimento', i due Concerti, per violino e per violoncello, i poemi sinfonici Falstaff e In the South, composto in Italia, ad Alassio, nell'inverno 1903-04, che è un ridente omaggio all'Italia, più coerente e maturo di Aus Italien di Richard Strauss (musicista, sì, di statura molto maggiore, come sapeva anche Elgar, suo ammiratore ed amico, ricambiato). Ma prova ben più persuasiva, e accolta come tale da subito (1899) in ogni paese musicalmente evoluto, sono le Variations on an Original Theme (le cosiddette Enigma Variations, da noi Variazioni Enigma), capolavoro di sapienza costruttiva, di ritrattistica musicale, di serietà e di umorismo, come ascolteremo: entro i suoi confini (non è Brahms, non è Strauss, ma non sta troppo lontano né da uno né dall'altro) un'opera perfettamente riuscita.

Queste Variazioni, così complesse, meditate, mature, nacquero per caso (il racconto è dell'autore stesso). Una sera dell'ottobre 1898 Elgar improvvisava sul violino, distratto, senza uno scopo. La moglie l'interruppe ammirando la bellezza di una melodia, della quale egli non si era neppure accorto. Stupito dall'entusiasmo di lei, Elgar, ritrovata la melodia, la accomodò, e poi chiese. «Ti fa pensare a qualcuno?», «Certo, a Billy Baker che esce dalla stanza». In quel momento di serata in famiglia le Variazioni stavano nascendo. A lady Elgar (C.A.E.) toccò la prima variazione, a Billy Baker, William Meath Baker (W.M.B) la quarta. E da tutte e quattordici ancora ci arriva il calore di umana simpatia, di quotidiana familiarità e amicizia, di umorismo con cui si erano iniziate. Fu naturale che Elgar le dedicasse «a tutti gli amici che sono qui ritratti».

Da un secolo non c'è più nessun enigma nelle iniziali dei nomi, perché i dedicatari sono stati identificati tutti. Ma un altro enigma non è stato sciolto e forse non lo sarà mai. Nelle note di programma per la prima esecuzione l'autore dichiarò che «lungo e sopra la costruzione 'procede' [goes] un altro tema più ampio che non si suona», e che nessuno ha individuato: un contrappunto nascosto, per il quale hanno pensato di tutto, da Mozart a una canzone popolare.

«Non c'è un gran guadagno artistico o musicale nel risolvere l'enigma di ogni personaggio; l'ascoltatore dovrebbe sentire la musica come musica, e non darsi nessuna fatica nelle complicazioni di un 'programma'», dichiarò Elgar. Ed è giusto. Eppure ogni personaggio è raffigurato in questa musica con caratteri così netti, nella figura, nei gesti, nel comportamento, nelle manie, che qualche curiosità pratica è più che giustificata.

I (C.A.E.) Caroline Alice Elgar, la moglie. II (H.D.S-P.) Hew David Stuart-Powell, un pianista dilettante, che suonava con Elgar in un trio, e si allenava improvvisando sulla tastiera arpeggi su varie tonalità. III (R.B.T.) Richard Baxter Townshend, un vecchio eccentrico di Oxford, con una voce profonda che all'improvviso diventava acuta e stridente. IV (WMB) il già incontrato William Meath Baker, che una volta uscì a precipizio dalla stanza sbattendo la porta (a Lady Elgar era rimasto il divertito ricordo). V (R.P.A.) Richard Penrose Arnold, figlio del poeta e critico Matthew Arnold: R.P.A. era un melomane «sarcastico e spiritoso». VI (Ysobel) Isabel Fitton, una suonatrice di viola, allieva di Elgar, qui rappresentata con affettuosa simpatia (e appunto le viole con una bella frase aprono la variazione). VII (Troyte) Arthur Troyte Griffith, architetto, malaccorto dilettante di pianoforte (frastuono dei timpani). VIII (W.N.) Winifred Norbury, amica degli Elgar: il brano descrive la quiete del suo castello settecentesco. IX (Nimrod) August Johannes Jaeger, un amico tra i più cari di Elgar, qui in una delle 'variazioni' più ricche e sincere: «Ho trascurato i tuoi modi esteriori e ho visto soltanto l'anima buona, amabile, onesta che è in te», gli dichiarò l'autore. X (Dorabella, Intermezzo) Dora Penny, che evidentemente ricordava a Elgar la ragazza civetta di Così fan tutte: tutta la musica poeticissima è un fruscio alato e gentile con soste, incertezze, riprese, perché la Penny balbettava un po'! XI (G.R.S.) George Robertson Sinclair era organista nella cattedrale di Hereford, ma «la variazione non ha niente da fare con organi o cattedrali né con G.R.S. se non alla lontana. Le prime battute me le ha suggerite il suo grosso bulldog Dan», il quale era caduto nel fiume e con grandi sforzi ma allegramente era tornato a riva. XII (B.G.N.) Basil G. Nevison, un buon violoncellista e «un caro amico di sempre». XIII (*** Romanza) La pagina più romantica e profonda. Una donna in viaggio per mare, alla quale è rivolto un intimo augurio (il clarinetto cita una stupenda melodia di Mendelssohn, da Meeresstille und glückliche Fahrt): un altro enigma. A chi pensa, con tenerezza non troppo celata, Elgar? Si è creduto per molto tempo che la donna fosse l'aristocratica lady Mary Lygon, e Elgar in un suo libro di ricordi del 1913 aveva, più o meno, confermato l'ipotesi. Di recente N. Reed (in The Musical Times, agosto 1984) ha avanzato l'ipotesi probabile che si tratti di una giovane americana, un amore nascosto di Elgar, Julia Worthington, morta proprio nel 1913. XIV (E.D.U. Finale) È Elgar stesso, chiamato familiarmente 'Edoo' dalla moglie. Con ironia e umoristica solennità il musicista nel ritrarre se stesso esprime la gratitudine alla tradizione sinfonica di cui sa con gioia di far parte. E si congeda dall'Ottocento, fiducioso nel futuro (molta parte del quale poi non gli piacque).

Concluse il 19 febbraio 1899, le Variazioni furono eseguite la prima volta a Londra, da Hans Richter, il 19 giugno 1899, con un successo che si allargò prestissimo in tutta l'Europa. Che da allora dovette credere, come aveva previsto G. B. Shaw, che anche in Inghilterra si creava musica buona e perfino eccellente.

Franco Serpa


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 22 marzo 2014


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Ultimo aggiornamento 25 maggio 2016