Sonata in mi minore per violino e pianoforte, op. 82


Musica: Edward Elgar (1857 - 1934)
  1. Allegro. Risoluto
  2. Romance: Andante (la minore)
  3. Allegro non troppo (mi maggiore)
Organico: violino, pianoforte
Composizione: 20 agosto - 15 settembre 1918
Prima esecuzione: Londra, Aeolian Hall, 21 marzo 1919
Edizione: Novello & Co., Londra, 1918
Dedica: Marie Joshua
Guida all'ascolto (nota 1)

L'immagine tradizionale di Edward Elgar è quella del classico gentiluomo inglese dell'età edoardiana, inappuntabile nello stile di vita e un po' bigotto oltre che attento promotore della propria reputazione sociale. Tutto insomma fuorché l'artista scapestrato e romantico - anch'esso un cliché ottocentesco - in eterna lotta con le società borghese e conservatrice. La sua serie di marce per orchestra intitolata Pomp and Circumstance, opera che ha avuto una grande popolarità, ne ha fatto il portabandiera dell'imperialismo britannico e, certo, oggi il suo ttionfalismo suona quanto meno stonato. Figlio di un commerciante di Worcester appassionato di musica, Elgar dovette faticare non poco prima di raggiungere quella fama che lo fece considerare l'iniziatore del rinnovamento musicale inglese. Sotto la guida del padre studiò il violino e l'organo - che suonava nelle chiese cattoliche - e solo nel 1880 si dedicò da autodidatta allo studio della composizione. Ancora nell'ultimo decennio del secolo la sua era una carriera provinciale - viveva con la moglie a Malvern - fatta di concerti corali, organistici e per piccoli gruppi di fiati. Nel 1899 vengono eseguite le Variazioni su un tema originale (Variazioni Enigma) che lo fanno conoscere a Londra e restano il suo lavoro più riuscito e di maggiore impegno. Nel campo dell'oratorio si afferma con The Dream of Gerontius (Il sogno di Geronzio), completato nel 1900 e subito entrato nei repertorio dei complessi corali inglesi. La Serenade op. 20 (1892), le due Sinfonie (1908) (1911), i Concerti per violino (1910) e per violoncello (1919) sono altri lavori di Elgar che hanno goduto di una notevole fortuna e tuttora vengono riproposti con una certa frequenza.

Fortemente influenzato da Brahms, Elgar ne riprende il senso della forma e della compattezza sonora senza però raggiungere la complessità armonica e le infinite seduzioni melodiche dell'amburghese. La sua invenzione melodica non è priva di originalità e comprende reminiscenze del canto liturgico anglicano e cattolico della provincia inglese che le conferisce un tono "ingenuo", prossimo all'americano Ives. Nella produzione cameristica di Elgar spicca la Sonata op 82 per violino e pianoforte, contemporanea di altri importanti lavori come il Quartetto op. 83 e il Quintetto con pianoforte op. 84 e testimonianza di un felice momento creativo, nell'estate 1918, quando il compositore trascorse una lunga convalescenza nella quiete delia sua casa di campagna, lontano dai rumori della Prima Guerra Mondiale. La Sonata fu pubblicata dall'editore londinese Novello nel 1919 ed ebbe subito un discreto numero di esecuzioni fra cui quella di Thibaud e Cortot nel 1922.

Una buona dose di concentrazione drammatica è presente nel primo Allegro, costruito nella classica forma sonata, con profili melodici molto netti e un impianto tonale perfettamente tradizionale. Il grande impegno costruttivo, senza concessioni al virtuosismo, è una diretta filiazione del classicismo brahmsiano. Più elegante e decorativa appare la centrale Romance in forma A-B-A mentre il finale, Allegro non troppo, è un imponente movimento in forma sonata, ricco di contrasti chiaroscurali e di potenti slanci melodici nonché di momenti di sospensione e malinconica reminiscenza, ispirati probabilmente alla morte, avvenuta pochi giorni prima del completamento della Sonata, dell'amica Marie Joshua cui il lavoro è dedicato.

Giulio D'Amore


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 31 gennaio 1997


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Ultimo aggiornamento 15 giugno 2016