Pavane in fa diesis minore, op. 50

per orchestra con coro ad libitum

Musica: Gabriel Fauré (1845 - 1924)
Testo: Robert de Montesquiou Organico: coro misto, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, archi
Composizione: 1887
Prima esecuzione: Parigi, Société Nationale de Musique, 26 marzo 1888
Edizione: Hamelle, Parigi, 1889
Guida all'ascolto (nota 1)

Gabriel Fauré è un musicista raffinato, un poeta dal tono sommesso, che alla luminosità preferisce la penombra, alla dovizia la castigatezza e la purezza dei mezzi espressivi. Il suo linguaggio si è andato man mano raffinando per i nuovi valori di un'armonistica interessata alla modalità ed eserciterà il suo ascendente sul giovane Ravel, discepolo di Fauré. Fra le sue composizioni durevoli occupano un posto particolarmente importante il Requiem, di un'avvincente serenità Spirituale, l'opera teatrale Penelope, con cui s'inizia la fase più intimamente personale del musicista, le raccolte delle Barcarole e dei Notturni per pianoforte, le ultime raccolte per canto e pianoforte, il Quintetto con pianoforte e il luminoso Quartetto d'archi, due opere eminemti codeste del moderno repertorio cameristico francese. La Pavana è una pagina minore del Maestro. Scritta nel 1877, nel periodo di composizione del Requiem, si conquistò in Francia un pronto consenso per la suasiva cantabìlità, tanto che oltre alla versione per orchestra l'autore ne pubblicò una per pianoforte e un'altra per coro e orchestra.

Vito Levi

Testo
C'est Lindor, c'est Tircis et c'est tous nos vainqueurs!
C'est Myrtille, c'est Lydé!
Les reines de nos coeurs!
Comme ils sont provocants!
Comme ils sont fiers toujours!
Comme on ose régner sur nos sorts et nos jours!
Faites attention! Observez la mesure!
Ô la mortelle injure!
La cadence est moins lente!
Et la chute plus sûre!
Nous rabattrons bien leur caquets!
Nous serons bientôt leurs laquais!
Qu'ils sont laids! Chers minois!
Qu'ils sont fols! (Airs coquets!}
Et c'est toujours de même,
et c'est ainsi toujours!
On s'adore! On se hait!
On maudit ses amours!
Adieu Myrtille, Eglé, Chloé, démons moqueurs!
Adieu donc et bons jours aux tyrans de nos coeurs!
Et bons jours!
Guarda Lindor, guarda Tircis e tutti i nostri vincitori!
Guarda Myrtille, guarda Lydé!
Le regine dei nostri cuori!
Quanto sono provocanti!
Come sono sempre orgogliosi!
Osano regnare sui nostri destini e sui nostri giorni!
Fate attenzione! Rispettate l'andamento!
O insulto mortale!
Il ritmo è meno lento!
E la cadenza prevedibile!
Distruggeremo certo le loro risate!
Presto saremo i loro servitori!
Quanto sono brutti!
Faccine carine!
Quanto sono matti! (Melodie civettuole!)
Ed è sempre lo stesso, ed è sempre così!
Ci amiamo! Ci odiamo!
Malediciamo i nostri amori!
Addio Myrtille, Egle, Chloé, demoni beffardi!
Addio, dunque, e buon tempo ai tiranni dei nostri cuori!
E buon tempo!

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 31 gennaio 1971


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Ultimo aggiornamento 13 maggio 2023