Grande pièce symphonique per organo, op. 17


Musica: César Franck (1822 - 1890)
Organico: organo
Composizione: Parigi, 1860 - 16 settembre 1863
Edizione: Maeyens-Couvreur, Parigi, 1868
Dedica: Charles-Valentin Alkan

N. 2 del ciclo Six Pièces pour Grand Orgue
Guida all'ascolto (nota 1)

Compositore di musica religiosa e profana, di oratori, poemi sinfonici, sinfonie, sonate, trii e opere teatrali, Franck ha lasciato ovunque il segno di una presenza artistica di alto valore in cui, oltre al personalissimo idioma espressivo, si dispiega la sua natura tra mistica e sensuale, tra cristiana e pagana che riflette in un certo senso quel dualismo estetico e morale che resta il carattere fondamentale della sua arte. Considerato come il caposcuola della musica moderna francese (i suoi poemi sinfonici segnano il distacco dal Romanticismo e un'apertura verso le nuove tendenze dell'Impressionismo), Franck ha esercitato attraverso la scuola d'organo del Conservatorio di Parigi, da lui diretta per 18 anni, una grande influenza educativa e formativa su un numero qualificato di allievi che avrebbero contato molto nel processo di rinnovamento del gusto e della cultura musicale del proprio paese; tra essi vanno ricordati Chausson, Duparc, d'Indy, Vierne, Tournemire, Benoit e Marty. Egli stesso organista di straordinaria bravura (le sue improvvisazioni nella chiesa di Santa Clotilde a Parigi, dove nel 1859 inaugurò il nuovo poderoso strumento costruito da Cavaillé-Coll che suonerà fino alla morte, erano attentamente seguite e ascoltate, da una folla enorme e suscitarono l'entusiasmo anche di Liszt, che andava spesso a trovarlo nella cantoria), si preoccupò di far conoscere in Francia il patrimonio migliore della tradizione bachiana, di cui scoprì la grandezza durante gli ultimi venti anni della sua vita, e si dedicò con fervore e passione alla composizione della musica per organo, in cui raggiunse spesso una compiutezza di dottrina e di pensiero che gli stessi avversari gli hanno sempre riconosciuto.

Nell'ambito della produzione organistica di Franck la Grande pièce op. 17 assume spiccato rilievo sia per la solidità della costruzione che per il vigore espressivo e viene considerata la prima integrale sinfonia francese per organo in quanto articolata con una introduzione, un allegro, uno scherzo, un andante e un finale. Del resto il termine «symphonique» sta ad indicare l'ampiezza delle proporzioni e il carattere ciclico della composizione, basata sullo sviluppo e l'elaborazione dei numerosi temi e fedelmente aderente alla concezione musicale prediletta dall'artista di ceppo germanico, di nazionalità belga e di adozione francese. Il brano fa parte della raccolta delle Six Pièces pour grand orgue composte tra il 1860 e il 1862 ed è il più conosciuto ed eseguito rispetto alla Fantasia in do maggiore, al Preludio, fuga e variazioni in fa minore, alla Pastorale in mi maggiore, alla Preghiera in do diesis minore e al Finale in si bemolle maggiore, il più convenzionale dei sei pezzi.

Il primo tempo, che si apre con la tonalità di fa diesis minore, è composto da due motivi: l'uno caratterizzato da un ritmo robusto e sostenuto e il secondo di tono elegiaco e pensoso, tale da ricordare certi passaggi del Corale per solo pianoforte. Ambedue i temi si sviluppano attraverso diverse modulazioni di differenti tonalità, fino a giungere ad una esplosione sonora in re maggiore dilagante nell'Allegro maestoso, che ha lo stesso ruolo espressivo dell'Allegro della sonata tradizionale. A questo punto il linguaggio della forma ciclica tocca la massima espansione, secondo quell'unità di stile che raggiungerà i suoi migliori risultati nel Quintetto, nel Quartetto in re maggiore e nel Preludio, corale e fuga.

Segue poi l'Andante, il cui maggiore interesse è rappresentato non tanto dalla qualità della melodia e dalla forma del lied che assume quanto piuttosto da un disegno di biscrome rapido e inquieto, che prelude come scrittura all'Andante della Sinfonia in re minore scritta 25 anni dopo. Verso la fine del tempo l'ansia ritmica lascia per un momento il passo ad una breve frase malinconica e sognante.

L'Allegro finale ricapitola i temi già apparsi precedentemente e la costruzione ciclica si risolve trionfalmente con l'accordo in fa diesis maggiore, così come avverrà poi nelle Variazioni sinfoniche per pianoforte e orchestra e nel Preludio, corale e fuga. E' un procedimento che riflette adeguatamente la sensibilità schiva e introversa di Franck, in quel gioco di luci e ombre che esprime i contrasti di un'anima legata al mondo romantico e tutta tesa verso una visione spiritualistica della vita. E' questa la sigla di un'arte che, secondo il giudizio di Claude Rostand, realizza una sintesi della cultura musicale europea del tempo ed è portatrice di un messaggio profondamente spontaneo e sincero, arricchito dal culto per la musica di Bach e di Beethoven.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 9 gennaio 1981


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Ultimo aggiornamento 7 novembre 2013