Prélude, choral et fugue in si minore per pianoforte


Musica: César Franck (1822 - 1890)
  1. Prélude: Moderato (si minore)
  2. Choral: Poco più lento (do minore)
  3. Fugue (si minore)
Organico: pianoforte
Composizione: 1884
Prima esecuzione: Parigi, Société Nationale de Musique, 24 gennaio 1885
Edizione: Enoch, Parigi, 1892 circa
Dedica: Marie Poitevin
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Grande organista e illuminato didatta, César Franck, nato nel 1822 a Liegi ma vissuto sempre a Parigi, era stato assai attivo compositore fin dagli anni della giovinezza, ma la pienezza e l'originalità della sua forza creativa non si affermarono che con la maturità. Le opere che dovevano restare come maggiormente rappresentative della sua arte appartengono al numero di quelle da lui composte dopo i cinquant'anni in un fervore operoso crescente sino alla fine, avvenuta nel 1890.

Nutrito di Bach e partecipe del movimento romantico europeo, Franck si distingue tuttavia per una posizione sua particolarissima, priva in sostanza di predecessori e, per quanto riguarda i seguaci, dispersasi nell'epigonismo più che altro accademico dei suoi diretti discepoli, capeggiati da Vincent D'Indy.

Un «caso» a sé, insomma, nella storia della musica francese, non privo di aspetti contraddittori, come quello rappresentato dal forte dislivello avvertibile fra le poco scoscese, seppur vaste, pianure di tanta parte della produzione franckiana e le altissime cime che su di essa a tratti si elevano. «Opere uniche», in genere. L'unica sinfonia, la Sonata per violino e pianoforte, il Quartetto, il Quintetto, il trittico pianistico Preludio, Corale e Fuga sono, fra le composizioni di Franck, quelle che fanno della sua arte una «presenza» viva e, diremmo, imprescindibile nel patrimonio musicale della nostra civiltà.

Fra cielo e terra, fra passato e presente, il mondo poetico franckiano, compenetrato di fervido misticismo e di caldo afflato umano, è dominato da un sentimento di compunzione grave e mesta che spesso tuttavia sfocia nella gioia spirituale di celestiali apoteosi. La polifonia, arricchita di tutte le potenze del colore moderno, ne costituisce la viva sostanza, il senso dell'architettura, la base ideale.

Proprio la coscienza della forma architettonicamente intesa condusse Franck alla concezione definitiva di quell'opera augusta e mirabile come un fregio antico che porta il nome di Preludio, Corale e Fuga. Il musicista si era primamente proposto di comporre un preludio e fuga alla maniera dei maestri del passato. Ma nel corso del lavoro il primitivo disegno assunse sempre più vaste proporzioni nella sua mente, sicché fra il preludio e la fuga finì con l'inserirsi quel corale che dal primo prende spunto e la seconda prepara, in un giro di arcate e di illuminazioni che si solleva alla gloria di una cattedrale di superba bellezza.

Massimo Bruni

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

E' curioso ma non incomprensibile il fatto che dalla prima composizione per pianoforte, le Variations brillantes sur l'air du "Pré aux Clercs" del 1834, passino cinquantanni perché possiamo trovare la vera prima opera pianistica importante, Preludio, corale e fuga del 1884, seguita due anni dopo da un altro trittico, Preludio, aria e finale. Ma è un vuoto, strano per un compositore dell'Ottocento, che si spiega con l'importante produzione organistica che non solo lascerà in qualche modo il segno sul suo pianismo ma che, portando avanti in qualche modo lo spirito dell'opera in programma, giungerà ad ideale coronamento nel 1890 con un capolavoro assoluto come i Tre corali.

Sin dalla prima esecuzione di questo lavoro, avvenuta il 25 gennaio 1885 per la Société Nationale de Musique nella interpretazione di Marie Poitevin, i giudizi furono entusiasti, anche se l'analisi fatta da d'Indy, sintetica sul piano musicale, non si sbilanciava troppo e la posizione di Saint-Saëns appariva ancora meno puntuale. All'opposto quest'opera, punta di diamante fra i più belli dell'intera produzione di Franck, non mancherà di esegeti che si lasceranno trascinare a interpretazioni quasi mistiche, suscitando più tardi il disappunto di Cortot, o di altri più portati a interpretare poeticamente la pagina musicale come fa Rivière quando scrive: "E' sempre come una mano che si apre lentamente, come l'insensibile introduzione a più luci, come una chiarità che filtri attraverso un maggiore spazio".

Per una lettura più attenta credo invece sia oggi il caso di tener presente alcune cose essenziali: per primo il richiamo a Bach, con l'aggiunta di un corale nella zona centrale, di una concezione architettonica che per complessità ed equilibrio trova pochi altri casi nella musica dell'Ottocento; poi l'elemento ciclico, ricorrente anche altrove in Franck, con il tema conduttore dal quale nascerà il tema della fuga, fra innumerevoli sfaccettature interne di interdipendenza; ancora uno spiccato senso cromatico che se in un primo momento ci fa ritornare a Wagner, dall'altro è più giusto attribuire direttamente al suo maestro Reicha; infine uno spirito romantico che si nutre pianisticamente di Liszt ma anche della poesia schumanniana.

Il Preludio è costruito, nello spirito classico, su due elementi fondamentali: un movimento veloce di trentaduesimi quasi di carattere improvvisatorio, e una zona "a capriccio" di contrasto, nella quale appare la cellula prima del tema della fuga. Il libero alternarsi di questi due elementi porta al Corale, in tempo poco più lento, costruito su due elementi con autonomia tematica ma con un ulteriore arricchimento dello spunto tematico della fuga. E' una pagina ampia, solenne, di intensa poesia, che lascia il posto all'intera esposizione del tema nel Poco Allegro e di lì a poco nella Fuga vera e propria. Ciò avviene come una specie di rivelazione. La fuga si sviluppa quindi con estremo rigore costruttivo ma ad un certo punto, dopo un concitato crescendo di intensità e di volumi, si blocca sull'accordo arpeggiato della dominante di si minore. A questo punto, nello spirito di una cadenza, si riprende il movimento continuo del Preludio e di lì a poco anche il Corale. Con una logica formale e costruttiva ineccepibile assistiamo alla sovrapposizione delle tre parti della composizione in un mirabile equilibrio fra spirito classico e ripensamento romantico, senza alcuna contraddizione.

Renato Chiesa

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Con questa notissima composizione anche Franck paga il suo tributo a Bach, tributo non tanto alla tematica bachiana quanto al dominio della forma, alle grandi costruzioni polifoniche. Franck è uno spirito profondamente religioso ma di una religiosità ottocentesca, fatta di passione e spesso di trionfalistica retorica, ma certo è che il magistrale dominio della forma, l'unità delle idee tematiche, la costruzione polifonica, lo sfruttamento delle risorse della tastiera e il sostegno continuo di un'invenzione musicale di qualità fanno del Preludio Corale e Fuga una delle opere pianistiche più impressionanti del secolo passato. All'inizio l'intenzione di Franck era quella di scrivere un Preludio e Fuga nello stile di Bach, o meglio una costruzione polifonica alla Bach poiché, come abbiamo già detto, quello che a Franck interessava, in tutta la sua carriera di compositore, era la saldezza della forma, che potesse contenere la sua passionalità alquanto decadente. L'idea di aggiungere un Corale venne dopo, durante la composizione dell'opera, ed esso risultò come il legame tra le altre due parti ma anche l'elemento più importante il cui spirito permea tutta l'opera e viene come esaltato nella grandiosa Fuga. Questa necessità di legame tra le varie componenti della composizione è un dato costante in tutte le opere tarde del compositore (il Preludio Corale e Fuga è del 1884, sei anni prima della morte di Franck) ed è anche un segno della sua adesione al tipo di costruzione germanica piuttosto che francese. Ed in effetti il nome che viene subito alla mente ascoltando quest'opera è, oltre Bach, quello di Wagner per il cromatismo passionale e sensuale: l'equivoco di base in Franck, il suo tipo di religiosità. Anche se il tema iniziale può sembrare bachiano esso è subito stravolto e modificato dal cromatismo — così come nell'interludio del Corale — e presto prende campo l'interesse virtuosistico della tastiera che ci ricorda Liszt. Caratteristico è anche l'emergere graduale del soggetto nella Fuga; una trovata ad effetto decisamente impressionante.

Fabio Bisogni


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 7 novembre 1969
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 14 febbario 1994
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 10 maggio 1973


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 19 febbraio 2020