Introduzione e danza di Salomè, op. 90

Musica di scena per il dramma di Oscar Wilde

Musica: Aleksandr Glazunov (1865 - 1936)
  1. Introduzione - Moderato
  2. Danza di Salomè - Andantino
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, triangolo, piatti, tamburo basco, tamburo militare, campane, arpa, archi
Composizione: 1908
Prima rappresentazione: San Pietroburgo, 20 dicembre 1908
Edizione: M. P. Belaieff, Lipsia, 1901
Dedica: Ida Rubinstein
Guida all'ascolto (nota 1)

«Glazunov ha operato una felicissima saldatura tra la musica russa del suo tempo e la musica dell'occidente» - scrisse Ossowskij, il suo primo biografo, nel 1907. Trent'anni dopo, commemorando la scomparsa di Glazunov (a Parigi nel 1936) i principali studiosi inglesi e francesi ridimensionarono notevolmente tali entusiasmi. Gerald Abraham osservò che il musicista russo «fu uno dei protagonisti d'una generazione di epigoni, al pari di Arenskij. E che, più che nella letteratura sonora del suo paese, fu nella propria produzione musicale che Glazunov riuscì a conciliare l'oriente con l'occidente» (1939). Dal canto suo Boris de Schloezer scrisse: «lo stile neutro, che riduce a formule le composizioni dei grandi maestri, continua ancor oggi ad esercitare un notevole influsso sulle giovani generazioni di artisti russi: Glazunov fu un campione della maniera, dell'accademismo» (1940). L'avvio della traiettoria musicale di Glazunov era stato travolgente. Nel 1882 la Sinfonia n. 1 scritta da Glazuonv a sedici anni, fu diretta a San Pietroburgo da Balakirev e due anni dopo a Weimar da Liszt. Tra i giudizi, fece epoca quello di Rimskij-Korsakov: «è un'opera giovanile nell'inventiva ma già matura nella tecnica e nella struttura».

La vena creativa di Glazunov conobbe i maggiori vertici di fecondità nella prima parte della sua vita quando scrisse, prima dei quarant'anni, 8 sinfonie, una dozzina tra poemi sinfonici e fantasie orchestrali, alcuni concerti per strumento solista, varie suites orchestrali e ouvertures, cantate e grandiose pagine corali, alcuni balletti tra cui acquisì una spiccata fama internazionale Raymonda (1898), nonché musica da camera, vocale e strumentale. Del tutto indifferente al melodramma, l'unico interesse di Glazunov per il teatro fu nell'ambito delle musiche di scena con due soli titoli, Introduzione e Danza di Salomè (1909) e Il re dei Giudei (1913).

Giovanissimo Glazunov ebbe l'opportunità di collaudare la sua maestrìa di orchestratore portando a termine nel biennio 1887-88, in collaborazione con Rimskij-Korsakov, la strumentazione de Il principe Igor di Borodin. E già nel 1889 fu nominato didatta di composizione al Conservatorio di San Pietroburgo. Oltre al pianoforte, sul quale suonava a prima vista da quando aveva nove anni, conosceva tutte le risorse, espressive non meno che esecutive, del violoncello, del clarinetto, del corno, del trombone e di vari strumenti a percussione. Assai ricercato come didatta, formò intere generazioni di compositori, tra cui Prokofev, e soltanto nel 1928 abbandonò l'insegnamento per dedicarsi alla direzione d'orchestra all'estero e stabilirsi poi a Parigi.

Della sua poetica e della convinzione d'essere il continuatore spirituale del Gruppo dei Cinque e della scuola nazionale russa dell'800, nonché della sua tecnica solidissima di strumentatore, offre un'esauriente attestazione l'ascolto dell'Introduzione e Danza di Salomè, la cui composizione impegnò Glazunov nel 1908-09. L'interesse alla pièce di Oscar Wilde si diffuse in Russia sin dall'inizio degli anni Novanta quando Sarah Bernhardt intendeva curarne l'allestimento a Londra. La pubblicazione nel 1894 della versione inglese di Lord Alfred Douglas con le preziose illustrazioni di Aubrey Beardsley di estenuato gusto art nouveau non sfuggì all'attenzione di Glazunov che, dieci anni dopo, non avrebbe esitato a manifestare in pubblico tutte le sue riserve nei confronti della Salome di Richard Strauss, da lui bollato come un infame scribouilleur - neanche Stravinsky sfuggì all'acre commento di Glazunov, che continuò a considerarlo «un dilettante come strumentatore, dall'orecchio approssimativo e dal gusto spesso disdicevole».

L'intento descrittivo secondo l'ottica del poema sinfonico della tradizione mitteleuropea accompagna l'intera vicenda sonora ispirata alla "Salomè" wildiana ed è evidente sin dal cupo avvio dell'Introduzione, ribadito dai solenni accenti dei fiati nel registro grave e profondo. Non tardano però ad inserirsi nella serrata trama orchestrale, sempre dominata dalla drammaticità degli interventi degli ottoni nel tempo lento, alcuni disegni agili e pungenti che ritornano in modo reiterato e ossessivo, rendendo inquieto e nervoso il clima sonoro sino alla perentoria conclusione. Delicato, per contro, l'inizio della Danza di Salomè tra arpeggi morbidi ed echi esotici. Gradualmente nel progredire della musica si afferma una certa visionarietà assai efficace nel mostrarsi intessuta di sensualità orientaleggiante. Sono le movenze coreutiche ad imporsi in primo piano nella variopinta tavolozza degli impasti armonici e timbrici. E si coglie più d'un'eco delle borodiniane Danze polovesiane ma l'originalità di Glazunov si caratterizza nella forbita acribìa che contraddistingue la scrittura strumentale e nella scaltrezza delle progressioni dell'ampio organico nell'incalzare delle tensioni e delle distensioni sino al vorticoso climax che rapidamente e drammaticamente sigla il lavoro.

Luigi Bellingardi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 16 maggio 1999


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Ultimo aggiornamento 15 marzo 2017