Quartetto per archi in la minore, CG 564


Musica: Charles Gounod (1818 - 1893)
  1. Allegro
  2. Allegretto quasi moderato
  3. Scherzo
  4. Finale: Allegretto
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1890 circa
Edizione: Choudens, Parigi, 1893 (pubblicato come Quartetto n. 3)
Dedica: Charles de Lassus
Guida all'ascolto (nota 1)

Anche Charles Gounod, pur essendo autore del tuttora vivo e vegeto Faust, ha avuto nel nostro secolo la sua brava riconsiderazione che lo pone senz'altro - lo si legge in autorevoli testi francesi - a capo della scuola francese, ispiratore di Bizet e di Fauré, e, con le penombre e le mezze tinte del suo strumentale, iniziatore di quel gusto coloristico che alimenterà poi l'impressionismo. In verità, nel mondo operistico francese del grand-opéra egli immise qualcosa della cultura musicale europea.

Uscito infatti dai severi studi contrappuntistici al Conservatorio secondo l'istruzione cherubiniana e venuto a Roma, Gounod vi scopriva per proprio conto Palestrina; inoltre conosceva a fondo Bach, idolatrava Mozart, prendeva a modello i grandi romantici tedeschi, particolarmente Mendelssohn, dal quale - secondo Debussy - imitava «cette facon de développer en étagère, si commode quand on n'ést pas en train». Da tali esperienze e consuetudini derivarono in lui oltre che la nobiltà melodica (la melodia di Gounod è casta e sensuale ad un tempo, com'è stato ripetuto dai suoi commentatori), l'eleganza e la proprietà dello strumentale e dell'armonia. Prerogative che si riscontrano nelle famose romanze, nelle opere sceniche, meno nella vastissima produzione religiosa (spesso tiepida e dolciastra nell'ispirazione tanto che l'Huysmans ne dette un giudizio feroce: «des fonts à l'eau de bidet»). Esempi di buona fattura sono anche i suoi tre Quartetti, pubblicati postumi e divulgati secondo quella globale riconsiderazione in atto della musica di Gounod la quale, per concludere con una felice metafora di Massimo Mila, possiede, anche in questo secondo Quartetto e particolarmente nel cantabile e un po' salottiero Allegretto quasi moderato, «qualcosa di fluente e ben ravviato che ricorda singolarmente la sua candida barba ben tenuta, spartita in due attorno al mento».

Giorgio Graziosi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Eliseo, 5 febbraio 1962


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Ultimo aggiornamento 28 marzo 2015